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Dopo Modena e Vicenza anche l’Arezzo è sull’orlo del fallimento

Il club che dieci anni fa accolse in panchina prima Sarri e poi Conte adesso è al collasso finanziario. Sarebbe il terzo fallimento dei toscani dopo il 1993 e il 2010, il terzo crac anche in Serie C in questa stagione dopo emiliani e veneti.
A cura di Maurizio De Santis
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Il terzo fallimento in Serie C nel giro di un anno dopo i libri contabili di Vicenza e Modena finiti in tribunale. Il terzo fallimento dopo il 1993 e il 2010: ad Arezzo non sembrano nutrire più grandi speranze di evitare la scomparsa dai campionati professionistici della formazione amaranto. Il club che tra il 2006 e il 2007 ha visto alternarsi in panchina dopo gli esoneri prima Maurizio Sarri (oggi al top in Italia con il lavoro svolto a Napoli) e poi Antonio Conte (in seguito divenuto vincente con la Juventus poi ct della Nazionale e adesso manager del Chelsea) sta per ammainare la bandiera a causa del tracollo finanziario e dei debiti: 2 milioni di euro, stipendi non pagati che hanno già aggiunto un fardello di 3 punti di penalizzazione alla classifica e altri 8 ne arriveranno nelle prossime settimane.

Una situazione al collasso. I calciatori hanno deciso di esercitare la messa in mora della società che scatterà nella giornata di lunedì dopo aver onorato a spese proprie (in viaggio con auto private) la gara di Pontedera e le cure mediche. Oltre, però, non sono disposti ad andare. E quella pazienza che aveva trovato nel passaggio di proprietà a Marco Matteoni uno sbocco adesso s'è esaurita assieme all'avventura conclusa in fretta da parte della dirigenza. "Mi assumo tutte le colpe ma ci ho messo soldi e cuore – ha ammesso nell'intervista a La Nazione -. Non riesco ad andare avanti da solo come ho sempre detto. Non prendetevela col passato ma con me. La voragine era ed è troppo ampia per farvi fronte da soli".

Il no del fondo inglese. A rendere inutile anche l'intermediazione di Matteoni c'è stato anche un altro passaggio a vuoto della vicenda: la mancata cessione del 42% del club a un fondo inglese che avrebbe rinunciato alla transazione per presunte irregolarità nel bilancio, presentando addirittura una denuncia per falso.

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