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Dopo il derby Radu canta sotto la Curva Nord: “E la Roma merda” (VIDEO)

Il calciatore della Lazio saluta così i suoi tifosi a fine partita.
A cura di Maurizio De Santis
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il difensore della lazio Radu

Il derby è concluso, Roma e Lazio tornano negli spogliatoi senza né vinti, né vincitori. E' finita 1-1. Il laziale Radu va sotto la Curva Nord e, assieme agli ultrà, canta "Roma merda". Quando si dice: bisogna dare il buon esempio. Lui, però, non è un ‘cattivo maestro' (quelli erano un'altra cosa) ma solo uno dei figuranti dell'accolita circense che domina la scena nel nostro calcio. Non fa ridere, non merita compassione, andrebbe squalificato dal giudice sportivo e, se il suo presidente – Lotito – fosse così ligio ai valori (anche cristiani) come professa, messo fuori rosa. Magari, apprenderà, considerato quanto accaduto all'esterno dello stadio prima della partita, che le parole hanno un peso e si può saltellare davanti ai propri tifosi conservando contegno e senso di responsabilità. Non è (tutta) colpa sua, però. Forse non è stato messo al corrente degli incidenti, degli accoltellati, degli arresti, delle cariche della polizia, del lancio di lacrimogeni, delle auto ‘scassate', della sassaiola, delle bottiglie scagliate come proiettili, della paura e dello sgomento di cittadini coinvolti – loro malgrado – dalla furia dei teppisti. Non è (solo) colpa sua, però. A lui, come ad altri, non hanno raccontato che "allo stadio le coltellate si danno e si prendono". La frase in epigrafe è di un ultrà che un paio d'anni fa ha rischiato la vita per un fendente alla gola infertogli durante gli scontri (ennesimi) nel derby della Capitale. Per lui, come per molti altri commilitoni, portare addosso i segni della battaglia è un onore nonostante sia stato costretto in un letto d’ospedale per un taglio all’altezza della giugulare che poteva essergli fatale. La sua pelle val bene una (pro)messa: tornare in Curva quanto prima. Anche qui, parole come pietre se pronunciate in maniera improvvida. Gigi Buffon fu criticato, giustamente, per l’impudenza delle sue dichiarazioni: "meglio due feriti che un morto solo", fu la frase dello scandalo. La furbizia fa parte del gioco, nulla v’è di scandaloso. Una persona che mente, però, non può passare per onesta. Una persona che volta la faccia dall’altra parte e fa finta di non vedere è anche peggio. Una persona che per gioire ha bisogno di offendere, invece, è inqualificabile. Ma la profonda consapevolezza della propria ignoranza è una virtù per gli apologeti della pedata.

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