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Donnarumma, Raiola attacca: “Clima ostile, siamo stati minacciati anche di morte”

Durante l’incontro con alcuni giornalisti, Mino Raiola ha dato la sua versione in merito al clamoroso mancato rinnovo del giovane portiere: “Non è stata una questione economica”. Dal Milan è arrivata la risposta di Fassone: “Amareggiati per la situazione, ma se per caso ci ripensasse siamo disposti ad accoglierlo a braccia aperte”.
A cura di Alberto Pucci
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Mino Raiola. Fonte: Twitter Michele Marchetti
Mino Raiola. Fonte: Twitter Michele Marchetti

Non è stata una vera conferenza stampa, ma un incontro con alcuni giornalisti "selezionati" quella che ha organizzato Mino Raiola a Montecarlo. Come una vera "rock star", l'agente di Gigio Donnarumma si è presentato con notevole ritardo e ha vuotato il sacco spiegando le ragioni del mancato rinnovo del portiere milanista: "C'era una situazione troppo ostile, negativa e violenta, dalla quale non si usciva più fuori – ha dichiarato Raiola a Premium – Siamo stati minacciati, la famiglia è stata minacciata, minacce di morte, striscioni mai tolti dalla società. Insomma un atteggiamento ostile eni nostri confronti. Non è mai stata situazione economica e sicuramente avrei trovato il modo di far rinnovare il giocatore. Visto che loro erano in giro con il budget di un top player e il top player ce l'hanno in casa, io sicuramente avrei trovato un modo per soddisfare le parti, ma non siamo mai entrati in quei discorsi. Gianluigi era disposto a rinnovare. Mirabelli? Il suo atteggiamento come dirigente non lo accetto, non lo condivido e non glielo permetto. Si prenderà le sue responsabilità".

L'accusa di mobbing

Il procuratore italo-olandese, che ha costretto i media presenti (Rai, Premium e Sky) a mettere in onda l'intervista solo a mezzanotte, ha poi aggiunto altri particolari: "Non si gestisce così un giocatore – ha continuato l'agente – Toni sbagliati, rapporti non giusti. Avevo assicurato al club che non saremmo andati a parametro zero, ma forse non sono stato capito. E' stato gestito tutto male secondo me. Le offerte dagli altri club? Quelle c'erano già anche quando Gigio non era titolare. Non abbiamo nessun accordo e ribadisco che il problema non è economico ma di forma: non potevamo più accettare certe minacce. Un dietrofront? Non voglio riaprire questi discorsi, perché sarebbe riaprire un'altra volta il circo e non lo voglio fare. Io contro il Milan non ho niente, i rapporti con Fassone sono ottimi e se ci dobbiamo parlare ci parliamo, ma ormai loro hanno fatto la loro scelta. Si doveva decidere il 13 e noi abbiamo deciso. Il rischio della tribuna è un rischio importante. Se sarà giudicato per le sue qualità di sicuro non perde l'anno, se invece ci sono altre situazioni che costringono l'allenatore a prendere certe decisioni allora forse lo perde. Se minacci un giocatore di stare un anno in tribuna per me è mobbing".

La prima risposta di Fassone

Subito dopo le dichiarazioni di Raiola, il "Corriere della Sera" ha reso pubblica un'intervista a Marco Fassone in risposta a ciò che ha detto l'agente del giocatore: "Siamo addolorati per questi estremi che il calcio genera – ha spiegato l'ad milanista – Ci amareggia se la scelta sua, o del suo procuratore, ha provocato reazioni simili. Come società non so davvero cosa potessimo fare di più per trasferire a Gigio e alla sua famiglia il desiderio, il piacere che lui restasse. Glielo abbiamo trasmesso ogni volta che ci abbiamo parlato. Se per caso ci ripensasse, non solo sarebbe accolto a braccia aperte dal Milan società, ma alla fine credo anche dai tifosi del Milan. Gli umori cambiano velocemente. La nostra posizione è chiara: Donnarumma per la proprietà è incedibile, perciò farà la prossima stagione al Milan. Deciderà l’allenatore Montella settimana dopo settimana, per me può anche giocare tutte le partite. Noi però non possiamo rischiare niente, dobbiamo per forza cercare un altro portiere, non posso tenere un giocatore in scadenza, che magari pensa al Real, in un ruolo così delicato".

"Nessuno ha mai messo in dubbio la legittimità della scelta. È perfettamente nelle norme. Ma una cosa è la legittimità, un’altra l’etica degli affari. L’amarezza deriva dalla sgradevolezza con cui è stata condotta la cosa. Si poteva fare senza danneggiare la società, andandosene così ha fatto un danno di 100 milioni al Milan. Se Donnarumma vale così tanto a 18 anni lo deve anche a questa società, agli investimenti che sono stati fatti, al coraggio di chi lo ha lanciato in prima squadra. Bastava che ci dicesse che non voleva restare, avremmo rinnovato con una clausola rescissoria ragionevole. E se fosse arrivato il club più importante del mondo, anche questa estate, avrebbe dovuto pagare al Milan questa cifra".

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