Donnarumma dal bacio alla maglia all’addio al Milan
Gigio Donnarumma ha rotto con il Milan. Il giovane portiere e il suo procuratore Mino Raiola hanno rifiutato la proposta di prolungamento del club rossonero, che dunque adesso dovrà andare a caccia di un nuovo numero uno. Donnarumma invece finisce sul mercato, perché ha il contratto in scadenza tra un anno e per non perderlo a costo zero i rossoneri lo cederanno (forse al Real Madrid o al Manchester United). Ma quello che colpisce di questa vicenda è che il diciottenne portiere lascia il club per cui ha sempre fatto il tifo sin da bambino e con cui ha iniziato a giocare da professionista a soli sedici anni.
Realmente non esistono quasi più bandiere (in Serie A le eccezioni sono rappresentate da Buffon, De Rossi e Hamsik). Quella di Donnarumma poteva diventare una storia bellissima, con un legame quasi unico tra un portiere (un ruolo sempre particolare) e una squadra. E invece ancora una volta nel calcio moderno contano di più i contratti esosi che i sentimenti.
Donnarumma sin da giovanissimo mostra qualità enormi, per tutti è un predestinato. Anche Sinisa Mihajlovic usa quella parola quando le promuove titolare a sedici anni fa al posto di Diego Lopez, uno che ha difeso anche i pali del Real Madrid non la squadra del condominio. L’imprimatur è forte. Berlusconi dice che diventerà una bandiera del Milan come Rivera, Baresi e Maldini. Lui, al netto di qualche papera, cresce in modo impressionate e conquista pure la maglia azzurra. Grazie alle sue parate il Milan conquista la Supercoppa Italiana pochi giorni prima di Natale, pochi mesi fa. Gigio diventa un idolo assoluto della tifoseria e quando bacia la maglia sembra dire in modo definitivo che i quei colori saranno suoi per sempre.
Invece non sarà così. Donnarumma non accetta un ricco contratto e lascia il Milan a sorpresa. Perché pochi giorni fa aveva rasserenato tutti perché aveva detto che stava cercando casa a Milano, dove sembrava volersi stabilire in pianta stabile. In un’intervista rilasciata a Paolo Condò aveva detto: “Mi sento pronto a rimanere al Milan. Sto anche cercando un appartamento abbastanza grande dove ci sia spazio per tutti i miei cari”. E invece niente casa a Milano, addio al Milan e addio all’opportunità di diventare una bandiera di uno dei club più vincenti del mondo.