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Diritti tv calcio: la Corte di giustizia federale respinge il ricorso delle 5 grandi

Milan, Juventus, Inter, Roma e Napoli ricevono il ‘no’ dei vertici federali. Vittoria di Lotito, rappresentate delle ‘piccole’ società.
A cura di Alessio Pediglieri
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diritti tv

Lo scorso 4 maggio è accaduto qualcosa senza precedenti nella storia dei diritti televisivi sul calcio italiano, segnando una sconfitta epocale per le "cinque grandi" che puntano a gestire il monopolio massmediatico a proprio vantaggio.
La Corte di giustizia federale ha infatti respinto il ricorso presentato da Juventus, Milan, Inter, Roma e Napoli tendente ad ottenere la sospensione dell'esecuzione e l'annullamento della delibera presa a maggioranza dalle altre 15 società di Serie A, che aveva fissato i parametri di individuazione dei bacini di utenza assegnandone la ricerca a tre istituti demoscopici.
Le 5 big del calcio italiano si erano opposte ai parametri relativi ai bacini d'utenza scelti nel corso dell'assemblea straordinaria della Lega Nazionale Professionisti Serie A del 15 maggio scorso. Nella battaglia sui diritti tv ballano circa 200 milioni di euro, cioè il 25 % della torta derivante dalla vendita collettiva dei diritti tv 2010-11.

diritti tv lotito

LA VITTORIA DI LOTITO – "È solo la prima tappa di una lunga vicenda; impugneremo questa decisione che è sbagliata". Così ha commentato l'amministratore delegato del Milan Adriano Galliani sulla decisione della Corte di giustizia federale di respingere il ricorso presentato da Juventus, Milan, Inter, Roma e Napoli per ottenere la sospensione dell'esecuzione e l'annullamento della delibera presa a maggioranza dalle altre 15 società di Serie A, che aveva fissato i parametri di individuazione dei bacini di utenza assegnandone la ricerca a tre istituti demoscopici.
"La Lega ha agito in totale legalità effettuando un'assemblea con una votazione democratica, senza violazione di norme e nel pieno rispetto della Legge Melandri. Per questo non si capisce il motivo del ricorso di Milan, Juventus, Inter, Roma e Napoli".
Così il presidente della Lazio, Claudio Lotito, ha commentato la decisone presa quest'oggi dalla Corte di giustizia federale. "Non si capisce come queste società possano sostenere o ipotizzare di aver subito un danno economico se ancora non sono stati presentati i risultati delle ricerche effettuate dagli istituti demoscopici – ha aggiunto Lotito – La loro sembra veramente una linea temeraria. Faranno altri ricorsi? Possono fare quello che vogliono, noi ci difenderemo dovunque. Intanto però adesso bisogna andare avanti e dare esecuzione alla delibera e permettere agli istituti di fare i rilevamenti".

LE CINQUE SORELLE RIDIMENSIONATE – Secondo Milan, Inter, Juventus, Napoli e Roma, i proventi si sarebbero dovuti suddividere sulla base dei tifosi che dichiarano il proprio sostegno ad una sola squadra del cuore. La linea passata, invece, individua il numero dei sostenitori comprendendo anche i simpatizzanti per le altre squadre e l'audience televisiva. In questo caso Juve, Inter e Milan perderebbero una decina di milioni a testa, mentre le medio-piccole vedrebbero quasi raddoppiate le proprie entrate.

diritti tv rai

LA NASCITA DEI DIRITTI TV IN ITALIA – Fino al 1981 in Italia non esistevano diritti televisivi né in chiaro né criptati, ma vigeva un modello italiano del "calcio da stadio". Qualsiasi televisione privata che volesse riprendere una partita in territorio italiano di qualunque serie era libera di farlo, né poteva essere impedito l'accesso agli stadi di cameramen dal momento che l'accesso agli impianti sportivi era regolato a livello comunale. Negli anni del calcio da stadio la Rai aveva un autoregolamento (senza negoziazione con la Lega Calcio) che prevedeva nei casi di diretta tv di qualsiasi partita dei campionati italiani, la messa in onda con l'esclusione della provincia della squadra di casa, per non ridurre l'incasso da stadio.
L'istituto giuridico di "diritti televisivi in vendita" viene importato in Italia nel 1981. Alla base del contratto la Lega Calcio si arrogava il potere definito diritto (ma secondo alcuni è arbitrio), in cambio dell'irrisoria somma di 3 miliardi di lire.

diritti tv telepiu

ARRIVANO I DIRITTI CRIPTATI: VEDE CHI PAGA – La prima rivoluzione contro il calcio visibile gratuitamente a tutti, sono i contratti tra Lega Calcio e Telepiù del 1993 che importano in Italia i cosiddetti "diritti televisivi criptati" contraltare dei diritti "in chiaro". Il contratto tra la Lega Nazionale Professionisti ed il gruppo internazionale TELE+ (prima pay tv italiana) stabilisce che per tre stagioni, dal 1993-94 al 1995-96, il canale Tele+2 trasmetta una gara del massimo campionato, generalmente posticipata alle 20:30 della domenica. Tutte le altre gare del campionato potevano essere teletrasmesse, come nel passato, solo in casi eccezionali e solo in chiaro dalla Rai. Nel 1996 Tele+ si accordò con la Lega Calcio per la copertura pressoché totale della Serie A. Per altre tre stagioni, dal 1996-97 al 1998-99, la nuova piattaforma offriva tutte le partite di Serie A.

diritti tv sky

I DIRITTI SOGGETTIVI: ACCORDO LEGA CALCIO E SINGOLE SOCIETA' – Dal 1999-2000 furono introdotti i diritti soggettivi: non era più la Lega Calcio a trattare con le televisioni, bensì ciascuna società di calcio che poteva gestire in autonomia i diritti televisivi delle gare casalinghe. Il campionato di calcio diventava così teatro della concorrenza fra due piattaforme satellitari: a Tele + si opponeva la nuova Stream TV del magnate australiano Rupert Murdoch. La contesa dei diritti calcistici televisivi fu parzialmente frenata nel 2003 con l'acquisizione da parte di Rupert Murdoch, proprietario di Stream, del gruppo Telepiù. I due colossi della tv satellitare si fondevano così in un'unica piattaforma, chiamata Sky Italia.

SATELLITE E DIGITALE TERRESTRE, IL CALCIO SOLO A PAGAMENTO – Il campionato 2004-2005 (allargato da 18 a 20 squadre) iniziò con qualche società che ancora tentennava ed alcune gare rimasero prive di copertura televisiva. Dopo poche giornate però tutte avevano trovato l'accordo con Sky, che poté stabilire il monopolio dei diritti sportivi sulla Serie A. Nel gennaio 2005 nacquero anche le prime pay tv digitali terrestri: Mediaset Premium e Cartapiù La7. Per il Campionato 2005-2006 Mediaset e La7 arrivarono a coprire, in due, tutta la Serie A: 11 squadre a Premium, 9 a Cartapiù. Dal 2006 le tre tv a pagamento strinsero alcuni accordi tesi ad una spartizione razionale dei diritti tv. Con la stagione 2010-11 tornò la vendita centralizzata dei diritti della Serie A: le tv tornarono a trattare non più con le singole società ma direttamente con la Lega Serie A come era avvenuto fino al 1998-99.

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