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Diritti tv, la Finanza nelle sedi dei club di A e B. Indagati Lotito, Preziosi e Paparesta

Perquisita anche la sede milanese della Lega Calcio: tra gli indagati, oltre all’advisor Infront, ci sarebbero anche i presidenti di Lazio, Genoa e Bari. Lotito avrebbe ostacolato “l’attività di vigilanza” della Covisoc. Preziosi e Paparesta avrebbero “ritoccato” i bilanci. Comunicato Infront: “Non siamo ufficialmente sotto inchiesta, collaboriamo con le autorità al fine di dimostrare la correttezza dell’operato dei manager della società”. Spuntano, intanto, intercettazioni telefoniche di Galliani e Preziosi.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Ancora guai attorno al nostro calcio e che riguardano i tanto tormentati diritti televisivi su cui si poggia circa il 60 per cento delle entrate dei club di serie A. Ci sarebbe infatti stato l'ennesimo blitz della Guardia di Finanza nelle sedi di alcune società di calcio di Serie A e Serie B, anche se al momento non se ne conoscono i nomi. La procura di Milano, che sta indagando sulla compravendita dei diritti televisivi avvenuta la scorsa primavera, sta cercando di capire se tutto si sia effettuato secondo le norme vigenti o si possano contestare reati tra le parti coinvolte. Una bufera che, secondo il Corriere della Sera, avrebbe coinvolto anche Claudio Lotito, Enrico Preziosi e il presidente del Bari, Gianluca Paparesta. Per il patron biancoceleste, l'accusa sarebbe di "ostacolo all’attività di vigilanza" della Covisoc, mentre per gli altri due ci sarebbe anche l'aggravante di "doping finanziario": escamotage illegale, utilizzato per ritoccare al rialzo i bilanci della società.

L'asta dei diritti tv sotto la lente dei magistrati

Secondo la tesi esposta dai magistrati, Infront avrebbe pilotato il bando in favore di Mediaset. Tesi che rimanda all’istruttoria avviata lo scorso mese di maggio dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato sulla "sussistenza di condotte potenzialmente restrittive della concorrenza poste in essere dagli operatori Sky, Rti (Mediaset, ndr) e Lega Calcio, nonché dell’advisor Infront Italy che cura gli aspetti relativi all’assegnazione dei diritti audiovisivi". Qual è il sospetto? Che tra i due network ci possa essere stato (ipotesi tutta da dimostrare) una sorta di intesa per dividere la torta di mercato. L’istruttoria si conluderà entro il 30 aprile 2016

Sospetti su bilanci e finaziamenti a Genoa e Bari

L'inchiesta da parte della Procura di Milano si muove anche lungo un altro filone: ostacolo all’attività degli organi di vigilanza, spostando questa volta l'attenzione sulla Covisoc, l'rgano di controllo che ha il compito per la Figc di visionare i bilanci delle società e dare il via libera (oppure parere negativo) all’iscrizione dei club ai campionati. Su cosa indagano gli inquirenti? Presunti ‘aggiustamenti' ai bilanci di alcune società proprio per evitare la mannaia della Covisoc. E nel dossier figurerebbero anzitutto i nomi del Genoa e del Bari che avrebbero ricevuto (anche in questo caso è un'ipotesi tutta da dimostrare) possibili finanziamenti occulti.

Segui i soldi. Ricostruire la pista di denaro, è il tentativo degli inquirenti: nel caso del Genoa si tratta di circa 15 milioni di euro versati in tre anni da Enrico Preziosi, come azionista di maggioranza del club. Soldi che arriverebbero da un prestito personale avuto su un conto svizzero. Operazione alla luce del sole, ha fatto sapere il numero uno del Grifone. Nel caso del Bari invece Infront avrebbe versato 460 mila euro per la sponsorizzazione della seconda maglia. C’è conflitto d’interessi, è un'azione consentita dalla legge e dai regolamenti? Anche questo è sotto la lente dei magistrati.

La posizione di Infront: "Non siamo sotto inchiesta"

"Confermiamo che venerdì scorso, 9 ottobre 2015, la Procura di Milano ha aperto un’indagine a carico di Marco Bogarelli, Giuseppe Ciocchetti e Andrea Locatelli, manager di Infront Italy, relativa a una presunta contribuzione per inappropriate pratiche finanziarie nei confronti di due squadre Italiane di calcio e per una presunta turbativa del processo amministrativo dell’asta di assegnazione dei diritti TV della Lega Serie A per il periodo 2015/2018. Infront in qualità di azienda non è ufficialmente sotto inchiesta per le suddette questioni. Infront e il suo management locale stanno collaborando con le autorità al fine di dimostrare la correttezza dell’operato dei manager della società. Infront non ha e non ha mai intrattenuto alcun rapporto con la società svizzera di consulenza Tax & Finance e/o con Andrea Baroni".

Le perquisizioni della Guardia di Finanza

quando la Finanza si è presentata anche nella sede milanese della Lega Calcio chiedendo l'esibizione di alcuni documenti. Tra gli indagati di questa inchiesta della magistratura milanese ci sarebbe anche la società Infront di Marco Bogarelli, advisor della Lega Calcio, che sarebbe egli stesso già iscritto nel registro degli indagati. I reati ipotizzati che sono attualmente al vaglio dei pm Roberto Pellicano, Paolo Filippini e Giovanni Polizzi sarebbero la turbativa d'asta, turbata libertà degli incanti e ostacolo all'attività degli organi di vigilanza. Le perquisizioni di venerdì sarebbero avvenute anche negli uffici di Mediaset.

L'arresto di Andrea Baroni

Nel frattempo, Andrea Baroni si è avvalso della facoltà di non rispondere: il fiscalita è stato arrestato venerdì scorso dalla Guardia di Finanza nell'ambito di un altro filone d'indagine, ma nell'interrogatorio di questa mattina, riferisce il Corriere della Sera, ha scelto di non rispondere alle domande del gip Giuseppe Gennari. L'accusa nei suoi confronti è di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro frutto di evasione fiscale di clienti italiani. Tale accusa è stata mossa essendo egli stesso un socia della Tax and Finance (T&F), società con sede a Lugano che si occupa di consulenza fiscale, con uffici in tutto il mondo e che tra i suoi clienti vanterebbe anche la Infront Italy srl di Marco Bogarelli.

L'intercettazione telefonica di Galliani e Ghedini

A rendere ancora più indigesta la situazione per i dirigenti coinvolti, è arrivato lo scoop del "Corriere della Sera", che ha svelato l'esistenza di alcune intercettazioni telefoniche in mano alla Procura di Milano e relative alle indagini riguardanti il ruolo della Infront nell'assegnazione dei diritti tv. In merito agli interrogatori dell'antitrust dei primi di ottobre, gli inquirenti hanno storto il naso davanti all'intercettazione telefonica tra Galliani e Ghedini, nella quale l'avvocato chiede all'ad milanista di essere presente ad un "pranzo con il Presidente, Gianni e Confalonieri". Una richiesta alla quale Galliani avrebbe risposto con un: "Io posso fare poco in questa vicenda, secondo me… quello che è il ragionamento da fare è di coordinarsi, di coordinarsi con gli uffici legali della Lega (…). Noi dobbiamo solo… la Lega è assolutamente schierata".  Uno scoop che ha mandato su tutte le furie l'avvocato Ghedini: "Si tratta della pubblicazione della conversazione di un difensore, vietata per legge, che non mi risulta ancora nella disponibilità delle parti e per cui comunque vige l'obbligo di distruzione o quantomeno non pubblicazione – ha fatto sapere Ghedini – Vi è fra l'altro una assoluta invenzione ove si prospetta che la telefonata sarebbe avvenuta prima delle audizioni all'Antitrust, che invece per quanto attiene Rti vi erano già ampiamente state".

Preziosi infuriato

Ad essere colpito dalle intercettazioni, è stato anche il presidente del Genoa: "Sono incazzato nero – ha ringhiato Preziosi, in un'intervista a "Tele Nord" – In questo paese si fanno i processi sui giornali, la cosa mi ha stufato e ora partiranno le querele. Esiste un decreto legge che vieta di usare le intercettazioni, ma i giornalisti se ne fregano. Fanno la morale, ma sono i primi a non rispettare le leggi. La mia è stata un'operazione cristallina e non era un mistero che il Genoa fosse in difficoltà economica. Ho trovato i soldi tramite il prestito di una finanziaria che, dopo aver chiesto il 3 e mezzo come tasso di interesse, mi ha fatto il 5. Ho avuto quindici milioni in tre tranche, da restituire il 30 giugno 2016. Abbiamo sottoscritto un accordo di 22 pagine, molto dettagliato. Ora la misura è davvero colma, ed è normale che in questo stato d’animo qualcuno possa sbroccare".

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