Diletta Leotta risponde a Dotto: “Parlo di sport, non di botanica”. Lui: “Non sei in tv per ciò che dici”
Domenica scorsa Fulvio Collovati, titolare della nazionale campione del mondo del 1982, in tv ha detto una frase che ha creato grosse polemiche: "Quando sento una donna parlare di tattica, mi si rivolta lo stomaco.Non ce la faccio! Se tu parli di come è andata la partita, bene. Ma non puoi parlare di tattica: c'è poco da fare, la donna non capisce come un uomo". L'ex difensore è stato sospeso per due settimane dalla Rai, ma a quelle parole se ne sono aggiunte altre.
Il giornalista e scrittore Giancarlo Dotto ha scritto un articolo sul ‘Corriere dello Sport' in cui ha detto di considerare ‘sacrosanto' il concetto di Collavati e ha aggiunto che: "Una donna che parla di calcio smette di esistere nell'attimo stesso in cui lo fa", e in quell'articolo ha inserito anche Diletta Leotta e citandola ha scritto: "La Leotta, che come tante colleghe parla di calcio ma potrebbe essere botanica, cosmetica o astrofisica".
La Leotta ha voluto rispondere Dotto e lo ha fatto inviando una lettera di risposta a Dotto allo stesso ‘Corriere dello Sport', che l'ha pubblicata oggi:
A quanto pare, sono capace di fare il mio mestiere così bene che la mia professionalità fa arricciare il naso – o venire la pelle d’oca – ad una delle penne più affermate del giornalismo sportivo: Giancarlo Dotto. Da 6 anni mi occupo di sport e di calcio in tv, e non di botanica, cosmetica o astrofisica, né considero questi ultimi sei anni di lavoro il mio hobby del week-end. Né farei mai un lavoro senza averne la più pallida nozione, come Dotto sostiene. Faccio semplicemente il mio lavoro e lo faccio da anni con passione e puntualità e sì anche con un tocco di femminilità, che non guasta, e che per fortuna a volte mi fa prendere le distanze da certe situazioni paradossali che possono verificarsi a bordo campo o in uno studio, dove ci sono personalità o giornalisti dai facili giudizi e dalle maniere da uomo non proprio moderno […].
Comunque, caro Dotto(re) di calcio, che da oggi sarà ufficialmente il mio guru in materia sportiva, sono pronta con il telecomando nella mano sinistra e un Cosmopolitan nella mano destra – per trovare un cliché scontato almeno quanto il suo sulle donne del calcio – per gustarmi la sua prossima trasmissione sportiva, dove avrei solo da imparare dalle sue ultime teorie sulle tattiche di gioco. Mi verrà sicuramente da prendere un’altra laurea sempre da lei ispirata: magari con una tesi sulla discriminazione di genere nel mondo del lavoro. Tema sempre triste ma ahimè sempre in voga.
Immediata è arrivata la contro risposta di Dotto, che sempre sul ‘Corriere dello Sport' che alla giornalista di DAZN ha detto:
Cara Leotta, che Dio mi fulmini, ci resto male, ero persuaso d’aver sottoscritto un sentito elogio della sua persona. Ci riprovo con un filo di speranza: la differenza è tutto, la differenza è il motore del desiderio, dunque della vita. Celebriamo la differenza. Se lei è un magnete per tutti noi, se il telecomando va a cercarla, non è per quello che dice, il che la omologherebbe tristemente al mucchio anonimo dei tanti valorosi colleghi maschi, ma per quanto disdice, per quanto la relega nella differenza. La seduzione eterna del femminile.Un cliché? Può darsi. Ma è il cliché che ci tiene vivi e desideranti.