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Dignità e rispetto, al Parma vogliamo togliere anche questo?

I ducali hanno dato filo da torcere un po’ a tutti, tirando un brutto scherzo perfino alla Juventus. Vivono di soddisfazioni, vogliamo togliere loro anche queste? Fa sorridere, però, l’esaltazione della visione romantica che elogia le imprese del Parma e dei suoi calciatori: è figlia molto più della bonaria compassione riservata agli ‘sfigati’ che d’un reale senso di lealtà nei confronti di un patrimonio umano svenduto dalla stessa Federazione.
A cura di Maurizio De Santis
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Dignità e rispetto. Vocaboli che nel calcio tricolore figurano catalogati tra gli ‘usi e gli abusi' della lingua italiana. Il Napoli e Higuain devono averli ficcati in qualche borsone nello spogliatoio di Parma prima che iniziasse la partita. Callejon vi ha dimenticato anche la maglietta che Insigne è corso a prendergli poco prima che venisse effettuato il cambio. Dimenticare la divisa, ma dai… E cosa pensava l'ex Real che in panchina gli avrebbero servito gnocco fritto e salumi freschi? Che lassù, in quella porzione di Emilia mandata in malora dai traffici indiscriminati di faccendieri spacciatisi per imprenditori e presidenti, avrebbe fatto pic-nic sul prato del Tardini? Brutte immagini davvero. L'argentino ha fatto anche peggio, protagonista di quella gazzarra inaccettabile a fine gara: avrebbe meritato di essere preso per le orecchie e portato via. Ci risparmino analisi introspettive sullo stato d'animo e il senso di frustrazione del Pipita, esploso dopo l'ennesimo pasticcio in campionato: contro i gialloblù – falliti e già retrocessi – come in altri frangenti (a Empoli ne presero 3 in mezz'ora rischiando l'imbarcata), lui e la squadra sono venuti meno sul più bello giocando male. Anzi, non giocando affatto. Da chi ambisce alla Champions è lecito attendersi altro. E non s'è trattata della classifica giornata storta.

Non c'è alcun intento moralistico nella valutazione degli episodi che hanno movimentato una domenica fino allora sonnacchiosa: dentro e fuori i campi di calcio, come nella vita di tutti i giorni, accade anche di peggio e meriterebbe maggiore attenzione rispetto alle levate di testa di chi percepisce milioni e poi fa una figura da tre soldi. Fa sorridere anche l'esaltazione della visione romantica che adesso elogia le imprese del Parma e dei suoi calciatori eretti a esempio encomiabile del grande senso di sportività. E' figlia molto più della bonaria compassione riservata agli ‘sfigati' che d'un reale senso di lealtà nei confronti di un patrimonio umano (tesserati, dipendenti, città e comunità di tifosi) svenduto da quella stessa Federazione che ‘non sapeva' quale fosse la situazione drammatica dei conti d'un club di Serie A. Ma dai… Quando la squadra di Donadoni ha preso i ceffoni sul muso dalla Lazio (4-0) e dal Cagliari (4-0) erano stati ben altri gli accenti usati per raccontare quei risultati: compassione e malizia avevano preso il sopravvento su tutto.

Questo nulla toglie alla dignità e al rispetto dovuti ai calciatori del Parma, ai quali non resta che aggrapparsi a partite contro avversari di rango per dare un senso a una stagione che s'è chiusa a ottobre scorso, quando ormai era chiaro che la barca fosse già finita alla deriva. I ducali hanno dato filo da torcere un po' a tutti, tirando un brutto scherzo perfino alla Juventus campione d'Italia e semifinalista in Champions con il Real Madrid. Vivono di soddisfazioni, vogliamo togliere loro anche quelle? E allora non c'è da stupirsi che abbiano tenuto testa pure al Napoli, vinto più dalla propria indolenza che dalla forza dell'avversario. Non c'è da stupirsi che dignità e rispetto, che nessun business plan milionario potrà mai comprare, abbiano animato Mirante nel parare ogni cosa, Jorquera nel battere quella punizione a mo' di calcio a cinque mentre dall'altra parte Andujar combinava sciocchezze. Come si dice… non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore. Ma un uomo sì.

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