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Dieci cose che non sapete (ancora) di Zdenek Zeman

Dopo la grande vittoria del Cagliari al Meazza contro l’Inter è ripartito il coro che inneggia all’allenatore boemo come maestro di calcio che non getta mai la spugna. Ecco dieci motivi per cui si può essere “zemaniani”.
A cura di Vito Lamorte
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"Il mio calcio è ancora valido". Con queste parole Zdenek Zeman ha commentato la grande vittoria del suo Cagliari a San Siro contro l'Inter. Dopo le prime gare c'era già chi lo dava per spacciato. Zeman non era spacciato prima e non è sul trono ora. A lui non piacciono questi trionfalismi. Il boemo si basa sul lavoro settimanale e sull'applicazione minuziosa del suo credo in ogni gara: che sia in casa o in trasferta, di fronte all'Inter o al Sassuolo. Non cambierà mai la sua filosofia di gioco perchè secondo lui con il 4-3-3 si copre meglio il campo e si può attaccare meglio l'area avversaria. In un calcio svuotato di significato simbolico e proposto a degli animali da divano, lui prova ancora a lavorare per riuscire a dare spettacolo senza effetti speciali o HD.

1- Scoprì l'uomo delle “Notti Magiche”. Non molti lo sanno ma Zdenek Zeman valorizzò Salvatore Schillaci nella stagione 1988-1989 a Messina. Totò divenne capocannoniere della Serie B con 23 gol prima di passare alla Juventus per 6 miliardi di lire. Schillaci affermerà: "Per me è un grande tecnico, molto preparato. All'impatto sembra serio, però, se c'è da scherzare non si tira indietro, è vero è taciturno e di poche parole. A Messina ci faceva lavorare tanto, in Serie A, a volte, questi metodi duri trovano delle difficoltà. Con Zeman, grazie alla sua preparazione, io andavo a mille".

2- La vittoria contro il Real Madrid. Tra le esperienze di Foggia bisogna ricordare la stagione che il boemo trascorse a Parma. La squadra emiliana militava in Serie B e nelle prime amichevoli pre-campionato aveva lasciato qualche perplessità. Il 18 agosto di 27 anni fa, grazie all'accordo con la Parmalat di Calisto Tanzi, al Tardini arrivò il Real Madrid, per quella che a tutti gli effetti era un’autentica amichevole di lusso. Quella sera si consumò un "miracolo sportivo": i gialloblù stendono le merengues per 2-1 grazie a due frecciate di Turrini e Gambaro, con le merengues che accorciarono nel finale con una rete Emilio Butragueno. Le cose però non funzionarono tra il tecnico e la dirigenza e venne esonerato dopo pochi mesi.

3- Zemanlandia. Il primo esempio del calcio dell'allenatore boemo che si è manifestato in tutto il suo splendore fu il "Foggia dei miracoli". Dal 1989 al 1994 la squadra pugliese vinse un campionato di Serie B e si salvò per tre stagioni di fila facendo divertire l'Italia intera. Il boemo ha offerto spettacolo anche in altre piazze d'Italia ma nessuna esperienza potrà minimamente sfiorare ciò che è stato fatto nella città della Capitanata.

4- “Il risultato è occasionale, la prestazione no”. Quello che ha sempre portato Zeman ad essere etichettato come un perdente è la sua scarsa attenzione al risultato. Lui è sempre stato un maestro di calcio e i risultati in alcuni casi (vedi Foggia) non sono arrivati subito. Chi tifa una squadra di Zeman sa di mettere alla prova le proprie coronarie. Puoi perdere 3-0 e riuscire a rimontare o vincere 3-0 e farti recuperare.

5- Con la peggior difesa della Serie A non è retrocesso. Nella stagione 2004-2005 Zeman ha allenato il Lecce ed ha ottenuto un'ottima salvezza. La squadra salentina si rivelò molto prolifica dal punto di vista offensivo, con il secondo miglior attacco del campionato (66 gol fatti, solo uno in meno rispetto alla Juventus vincitrice del torneo). Si tratta di un record, dato che per la prima volta la squadra con la peggior difesa della Serie A non retrocede.

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6- Zeman e la Juve. Un storia che va avanti dall'estate del 1998 quando il tecnico boemo lanciò la sua accusa di abuso di farmaci nei confronti del mondo del calcio e che vide coinvolta la società torinese in primis. Da lì nacque una guerra a suon di dichiarazioni e querele che tutt'ora è viva. L'ultimo episodio risale a qualche giorno fa, durante la Domenica Sportiva, tra lo stesso Zeman e una nota tifosa della Juventus, Evelina Christillin che lo accusava di essere anti-juventino. Il tecnico del Cagliari le ha risposto: "Quando io ero juventino lei non era nata. Ma non sono cieco, io non ce l'avrò mai con la Juventus visto che dormivo con la maglia della Juventus, mio zio ha vinto due Scudetti con quella squadra", ma prima che potesse essere frainteso ha affermato: "Non sono della dirigenza della Juventus. È grave che uno diventa cieco e non vede quello che è successo: si negano i fermaci, si nega Calciopoli, non è successo niente per gli juventini. Eppure qualcuno c'è…".

7- “Zeman è un grande”. Una frase pronunciata da Francesco Totti durante una serata in famiglia che subito divenne notizia nell'estate del 2012, quando Zeman venne ingaggiato dalla Roma. Dopo dodici anni si sono ritrovati insieme alla guida delle squadra capitolina ma l'epilogo non è stato dei migliori. È noto a tutti che tra i due ci sia un ottimo rapporto e questa frase dell'allentore boemo certifica tutta la stima per il numero 10 della Roma: "Francesco è il miglior giocatore che ho mai allenato e quello più forte al mondo negli ultimi dieci anni. In Italia in 50 anni sono nati tre fuoriclasse: uno è Rivera, l’altro è Baggio e il terzo è Totti". Serve aggiungere altro?

8 – Maestro di calcio. Gli si possono muovere tante critiche ma il suo modo di pensare e applicare calcio ha forgiato fior fior di giocatori: partendo da Beppe Signori, Gigi Di Biagio, Roberto Rambaudi e Igor Kolyvanov a Foggia; passando per Valeri Bojinov, Mirko Vucinic e Cristian Ledesma a Lecce; fino ad arrivare a Ciro Immobile, Marco Verratti e Lorenzo Insigne a Pescara. Non scopriamo nulla di nuovo e l'elenco potrebbe essere molto più lungo ma è innegabile che Zdenek di Praga sia un "professorone".

9 – Vecchie maniere. A Sappada, nel ritiro del Cagliari, l'allenatore boemo si è affidato ai metodi consolidati: sacche d’acqua caricate sulle spalle e trasportate, in salita e in discesa, sulle tribune del campo d’allenamento. Le nuove tecnologie servono ma per giocare a calcio bisogna avere una tenuta atletica impeccabile.

10 – “Perchè non cambi mai”. Così come lo ha dipinto Antonello Venditti in un suo celebre pezzo del 1999, il boemo non ha mai cambiato il suo credo calcistico: dare più importanza alla fase offensiva che a quella difensiva, dando sempre più spazio allo spettacolo che al tatticismo sfrenato. Ma la frase non è riferita soltanto alla sua integrità sportiva. Le dichiarazioni polemiche e antisistema di Zeman hanno portato a un certo ostracismo nei suoi confronti, compromettendone la carriera ma, in fondo, lui all'epoca disse semplicemente ciò che era sotto gli occhi di tutti. Chapeau!

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