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Di Francesco oscura Inzaghi, cinque cose da sapere sul derby dominato dalla Roma

Cinque cose da sapere sul derby dominato dalla Roma. Il Ninja gioca più alto e sfrutta gli spazi alle spalle di Milinkovic-Savic. La Lazio fatica a coprire sul suo lato forte e dall’altra parte Perotti può tagliare dentro e puntare un incerto Bastos. Immobile non incide, Dzeko spreca troppo.
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Era in dubbio, Radja Nainggolan, ma è in queste condizioni che si vedono i gladiatori. Si prende la Roma sulle spalle, illumina di corsa e di passione un derby interpretato a tutto campo, di grinta e di voglia. Il belga va a spezzare la combinazione fra Luis Alberto e Milinkovic, vere delusioni della sfida, e la Roma può comandare il gioco sulla fascia che decide la partita. L'ha studiata bene, Di Francesco, la Roma depotenzia le fonti del gioco avversario, non corre rischi nemmeno dopo i cambi di Inzaghi, rallenta e poi accelera con l'autorità delle squadre mature e vincenti. E vince il quinto degli ultimi sei derby di campionato.

Grande attenzione sulle fasce

Il gol annullato a Immobile, segnalato in fuorigioco con certo ritardo, racconta bene la chiave tattica del match. Non è una novità che la Lazio cerchi di addensare uomini sulla fascia sinistra, la Roma ha bisogno di alzare la linea difensiva per ridurre gli spazi con il centrocampo e i gradi di libertà di Luis Alberto, ma sui tagli in verticale con Florenzi, 34 passaggi nei primi 45′ (record complessivo nel primo tempo) adattato a destra rischia di concedere qualche spazio di troppo alle spalle.

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In difesa, invece, la Lazio porta tanti uomini in zona palla ma non tiene la difesa alta, non cerca subito di saltare la prima linea di pressing, contando su un regista arretrato di lettura come De Vrij, e su Leiva che va a giocare 27 palloni nel primo tempo, più di ogni altro compagno di squadra. Determinante la posizione di Nainggolan, che galleggia alle spalle di Milinkovic-Savic per offrire una interessante possibilità di ricezione e ribaltamento dell'azione.

Nainggolan e Perotti i jolly di Di Francesco

Di Francesco ha studiato una serie di contromosse che prevedono un Florenzi molto attento nella gestione delle transizioni negative a non stare troppo avanti rispetto a Kolarov ma allo stesso tempo disposto a spingere e combinare con El Shaarawy a cui chiede di accompagnare e creare il triangolo stretto con Nainggolan che rimane più largo e più alto del suo standard. Proprio da lì nasce la prima occasione giallorossa, il debole colpo di testa di Dzeko.

Sul fronte opposto, Kolarov si alza e combina con Perotti, che come da tradizione con Di Francesco viene dentro a occupare i semi-spazi e Marusic rischia in qualche occasione di lasciare troppo solo Bastos nell'eventuale uno contro uno. La circolazione a ritmo non forsennato della Roma, infatti, facilita proprio l'isolamento dell'argentino che può ricevere anche spalle alla porta e puntare verso il centro. Gli undici uno contro uno, di cui sei riusciti (ne completa più di tutti, Leiva ne prova altrettanti ma con una resa inferiore), e il secondo gol su rigore in stagione, il 19mo in Serie A in 100 presenze confermano la bontà della strategia.

La Lazio poi si apre, e il leader Nainggolan ha tutto lo spazio per premere, affondare nel semi-spazio sinistro, ruba palla, aggredisce la difesa della Lazio che non viene a chiudere in avanti, e traccia un diagonale rasoterra letale. La Lazio concede il nono gol nel primo quarto d'ora della ripresa, almeno tre più di ogni altra squadra.

Bastos e Milinkovic, delusioni di Inzaghi

Il contraltare dell'uno-due è Bastos, che provoca il rigore poi mostra ancora una colpevole superficialità nella gestione del pallone. E' un suo appoggio sbagliato a creare le condizioni per il raddoppio con la difesa a quel punto non più piazzata bene in transizione. L'avvio del secondo tempo regala una Roma diversa, che toglie tempo, con un pressing meno individuale e più collettivo. La Lazio, invece, non riesce a innescare le usuali combinazioni fra Luis Alberto e Milinkovic, chiamati più a una partita di copertura senza essere in grado di trasformare le situazioni difensive in offensive, fatica nel recupero alto del pallone anche per la posizione di Strootman che fa arretrare Parolo, elemento equilibratore del centrocampo biancoceleste.

I bomber: segna Immobile, vince Dzeko

Immobile rimane il riferimento offensivo principale di una Lazio che assorbe i colpi in difesa, riparte velocemente con una grande compattezza di linee e il solito ventaglio di opportunità. Era in dubbio, ma i tagli fuori linea e gli inserimenti alle spalle di Manolas consentono alla Lazio di aprirsi il campo, di guadagnare in ampiezza e in profondità. Immobile rimane molto più indietro, quasi nella zona di centrocampo, così da consentire comunque ai biancocelesti transizioni più comode e una disposizione in fase di non possesso che non renda così facile agli avversari il superamento del centrocampo col fraseggio in verticale.

Dzeko, invece, si muove molto ad accompagnare dal lato di El Shaarawy nel primo tempo, un'evidente indicazione proprio per sfruttare il lato più debole difensivamente della Lazio e agevolare poi il ribaltamento rapido sugli inserimenti di Perotti. La Lazio, però, è rapida nelle transizioni negative, a recuperare le posizioni e il bilanciamento una volta perso il pallone. Marcato a uomo sui calci piazzati, Dzeko si rivela comunque pregevole nello smarcamento allontanandosi dalla porta: vedere per credere la girata su corner al 35′ frustrata da una gran parata di Strakosha.

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Dzeko manca una grande occasione sul 2-0 nel secondo tempo, rimane troppo fermo sull'appoggio all'indietro di Perotti, ma un attaccante deve prendere posizione in maniera più decisa in quelle situazioni per non compromettere un contropiede veloce con la difesa avversaria sbilanciata.

Così è Immobile, su rigore per un'inspiegabile ingenuità di Manolas che appoggia indietro col braccio un cross senza nessun avversario a pressarlo, a riaprire la partita. Segna il sesto rigore su sette, il 19mo gol con la maglia della Lazio in stagione. I biancocelesti, la squadra rimasta meno in svantaggio quest'anno prima del derby, tornano a sperare.

Inzaghi cambia ma non incide, Di Francesco chiude a 3

L'ingresso di Nani e Lukaku per Leiva e Lulic cambia l'assetto della squadra. Il belga va in progressione con più decisione contro un Florenzi che comincia a toccarsi il ginocchio, il portoghese offre una sponda più vicina a Immobile. Inzaghi si gioca anche la carta Patrick, ormai usato solo come terzo dietro e non più come laterale, che si inverte con Bastos spostato sul centro-sinistra.

Di Francesco, con Juan Jesus per Nainggolan e Bruno Peres per Florenzi, chiude a tre dietro e Gerson, entrato per Shaarawy, arretrato a centrocampo. I duelli Lukaku-Peres e soprattutto sull'altro fronte fra Marusic e un Kolarov sofferente con un problema muscolare, comunque secondo giocatore con più passaggi effettuati dopo Fazio, tengono la Lazio più alta e in pressione mentre il nuovo assetto della Roma inevitabilmente abbassa e allunga la squadra. Il 3-5-2 facilita il gioco posizionale, la densità in mezzo, ma ostacola la difesa in avanti. La Roma fa più fatica nel finale a uscire sulle seconde palle, ma il pressing incandescente e tardivo di una Lazio generosa non cambia il risultato.

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