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Derby di Roma senza tifosi e col sogno Champions

Curve vuote per Roma e Lazio all’Olimpico. Domenica si affrontano il miglior attacco e la seconda peggior difesa del campionato. Restare in Europa è l’obiettivo primario di Lotito e Pallotta, per l’orgoglio e per i conti.
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Tutti sconfitti. Prima ancora di scendere in campo. La protesta che unisce le curve di Roma e Lazio nello sciopero del tifo previsto per il derby è la risposta del tifo romano più caldo, senza distinzioni di colore, al pugno duro del prefetto Gabrielli e alle istituzioni, che hanno spaccato le curve. Da una parte, i tifosi accusano lo Stato di uccidere l'aspetto sano del calcio. Dall'altra, il prefetto si è trovato costretto a prendere certe misure anche per l'incapacità di certe frange del tifo di accettare qualsiasi forma di controllo. “Per risolvere il braccio di ferro tra il Prefetto Gabrielli e le tifoserie, queste ultime dovrebbero fare un passo avanti” ha dichiarato il prefetto Serra al Corriere dello Sport, “la soluzione è il dialogo, l’opposizione danneggia soltanto le squadre e la città di Roma”. Di sicuro, è il miglior manifesto per chi sostiene che gli stadi dovrebbero diventare di proprietà delle squadre.

Roma: il problema difesa – “Ditelo voi che nel campionato italiano ci sono squadre più forti della Roma, io non lo dico né lo penso. Perché sono vanitoso e orgoglioso”. Parola di Walter Sabatini, che non vede difficoltà difensive nonostante i 10 gol concessi in 4 partite di Champions e i 13 subiti nelle prime 11 giornate di campionato. “Abbiamo bisogno di aggiustare i circuiti nervosi, che ogni tanto saltano. Sono disattenzioni, e basta. Siamo una squadra bizzarra e piena di talento”. Contraddizioni che si rispecchiano nelle due facce della prestazione di Digne all'Olimpico di mercoledì. Il francese rimane la scommessa vinta di Sabatini e Garcia: con il gol al Carpi e i due assist nelle sfide contro Frosinone e BATE Borisov, è entrato in tre azioni da rete e fatto già meglio dell'intera stagione scorsa al Paris Saint-Germain.

Tanti infortuni – Una squadra che però si presenta al derby incerottata e senza un leader come Pjanic, squalificato per un braccio largo e una protesta. Garcia si ritrova con un centrocampo dimezzato dopo la vittoria di Pirro sul Bayer Leverkusen: De Rossi ha avuto una ricaduta, il jolly Florenzi si è fermato e Maicon è durato 20 minuti. Keita tornerà, ma ha passato l’ultimo mese e mezzo in infermeria e non potrà essere al top. Garcia confida comunque di poter schierare almeno un romano accanto al maliano e a Nainggolan, che Thohir ha confessato di aver cercato di portare all'Inter. Almeno, mercoledì si è sbloccato Dzeko, che in campionato è ancora fermo al gol alla Juventus del 30 agosto: una sola rete in 646′ in serie A che ne fanno l'attaccante con la media realizzativa più bassa fra quelli andati a segno almeno una volta quest'anno. Certo, con lui in campo i giallorossi danno un'impressione di equilibrio, subiscono meno (9 gol in 9 gare in campionato) perché hanno la possibilità di alzare il pallone come mai prima nell'era Garcia. Ma gli approcci sbagliati sono una costante per Edin: nel 2007, al Wolfsburg il primo gol è arrivato a fine settembre contro l’Energie (ne seguirono 84 in 135 partite), e in Premier col Manchester City ha debuttato il 15 gennaio 2011 e messo il primo sigillo solo il 30 aprile contro il Notts County.

Lazio, il dilemma attaccanti – Pioli, invece, si prepara per il derby con il doppio record di Djordjevic, primo giocatore della Lazio a realizzare più di un gol all'esordio in Europa League, autore contro il Rosenborg della prima rete stagionale dei biancocelesti nel primo quarto d’ora di partita. Resta però un problema attaccanti. Perché la Lazio ha in rosa una batteria di attaccanti da quasi 500 reti complessive in carriera, ma quest'anno il capocannoniere è Felipe Anderson (4 gol) seguito da Biglia (3). Dei sedici gol all'attivo in campionato, solo cinque arrivano dal reparto offensivo, contando anche la rete di Keita al Frosinone. L'anno scorso, solo Klose e Djordjevic a questo punto della stagione erano già a quota nove. Alla Lazio mancano terribilmente i gol dei suoi centravanti, che in serie A non segnano dal 4 ottobre: ma il derby, che è partite umorale al di là di ogni logica, può diventare il momento della svolta.

Assenze pesanti in difesa – Il lungo stop di De Vrij, che ha già chiuso la sua stagione, aumenta le difficoltà del reparto arretrato. Perché quella di domenica sarà la sfida tra il miglior attacco del campionato, 25 i gol all'attivo per la Roma, e la seconda peggior difesa della serie A, 18 i gol concessi dalla Lazio: peggio, ha fatto solo il Carpi. In momenti come questi, però, la storia insegna che il derby porta a sovvertire i pronostici, trasforma spesso le difficoltà in motivazioni: chi arriva da sfavorito alla sfida che a Roma vale una stagione, non di rado ne esce col sorriso e coi tre punti.

Bilancio Lazio – Non c'è solo la storia e la scaramanzia, comunque, a regalare ragioni di ottimismo alla Lazio alla vigilia del derby. Lotito, infatti, ha annunciato il quarto bilancio in attivo negli ultimi cinque anni, anche se per salvare il segno più al 30 giugno 2015 ha anticipato la contabilizzazione degli introiti “certi” legati alla partecipazione ai preliminari di Champions prima, e all'Europa League poi, di quest'anno, per un totale di circa 22 milioni: 14 dalla Champions, 3 per i playoff e 11 per la quota del market pool (da quest'anno il 10% della quota nazionale va a chi non supera i preliminari), 2,4 per la qualificazione alla fase a gironi di Europa League, più ulteriori 4,6 milioni che rappresentano la quota minima del market pool di Europa League in caso di mancato passaggio alla fase a eliminazione diretta.

Senza questa decisione, che comunque gli organi competenti non hanno ancora approvato in via ufficiale, la Lazio avrebbe chiuso non con un utile da 6 milioni, ma con un passivo di 16, dovuto all'aumento del monte stipendi (da 52 a 61 milioni) e dei costi complessivi (da 83 a 86), cui si abbina una riduzione di 3 milioni dei ricavi pubblicitari e allo zero alla voce plusvalenze. Pesa, comunque, soprattutto l'assenza dalle coppe europee, ormai sempre più decisive per la sopravvivenza finanziaria dei club italiani.

Bilancio Roma – Non basta però la Champions a evitare il rosso alla Roma, che ha chiuso un bilancio peggiore del previsto, in passivo per 41 milioni (contro i 38 del 2014), zavorrato dall'aumento degli stipendi (da 108 a 136 milioni) e dei costi (237 milioni). Sono cresciuti di 49,5 milioni i ricavi operativi (da 11,8 a 166,3) grazie anche ai proventi Uefa per la Champions, che ha fatto salire dell'86,5% gli introiti da botteghino e del 46,7% i proventi dalla cessione dei diritti audiovisivi. Manca un significativo cambio di rotta sul fronte dei ricavi commerciali, con la società che ha rinunciato all'accordo con Turkish Airlines che avrebbe portato sette milioni a stagione per apporre la sponsorizzazione sulle maglie della Roma, una cifra considerata però non all'altezza. Sul mercato, Sabatini ha completato acquisti o riscatti per una sessantina di milioni, ma ha spostato in avanti le operazioni più gravose, legate all'esercizio dei diritti di acquisto a titolo definitivo di Dzeko (11 milioni), Rudiger (9) e Salah, per una civra non ancora fissata.

Sugli orizzonti giallorossi, al di là del progetto dello stadio che potrebbe incontrare qualche ostacolo in più nel caos legato alle dimissioni del sindaco Marino e all'interim di Tronca prima delle nuove elezioni, pesa l'accordo transattivo con l'Uefa a seguito delle violazioni dei vincoli del Fair Play Finanziario. La Roma deve chiudere il biennio 2014-16 con un passivo aggregato di 30 milioni, e di fatto ha già raggiunto il massimo consentito al primo anno. Serve trovare almeno una trentina di milioni entro giugno. Passare il turno in questa Champions e centrare la qualificazione per la prossima è l'unica strada per evitare di perdere pezzi pregiati e tornare nella prigionia del sogno.

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