Dembélé e i ‘fratelli maggiori’: cosa facevano i top player di oggi a 13 anni?
L'esordio di Dembélé a soli 13 anni nell'Under 20 del Celtic Glasgow ha destato scalpore e interesse. Il baby prodigio che ha incantato l’Europa per l’incredibile precocità che gli ha consentito di bruciare tutte le tappe, ha fatto nascere però, nel cuore degli appassionati, una semplice domanda: cosa facevano alla sua età fenomeni del calibro di CR7, Messi, Ibrahimovic, Neymar o Luis Suarez?
Il ‘lato oscuro' di Ibra: dall'infanzia difficile al grande calcio
"Mi hanno chiesto spesso, ovviamente, che cosa avrei fatto se non fossi diventato un calciatore. Non ne ho la più pallida idea. Forse sarei diventato un criminale". Ma a 13 anni Zlatan nonostante qualche ‘piccolo furto' di bici o in giro nei centri commerciali di Malmö – al netto di una quotidianità fatta di maltrattamenti, drammi familiari, divorzi, guerra nei Balcani, droga e alcolismo – stava costruendo il suo stupendo impero nei campetti di Rosengard con le maglie dell’MBI, del Balkan e del BK Flagg.
Luis Suarez in officina per aiutare la famiglia
All’età di Kararmoko Dembélé il bomber uruguagio Suarez era un tipo molto inquieto che faticava a racimolare buoni voti a scuola e che viveva in condizioni di estrema povertà. "Non mi vergogno a dire – ha rivelato in una recente intervista El Pistolero – che a 11, 12, 13 anni riparavo auto con mio nonno per cercare di portare soldi a casa: a mia madre mentivo, le dicevo che andavo da un amico". Insomma, un’infanzia non certo facile ma che, di sicuro, l’ha aiutato nella sua attuale ferocia sotto porta.
Gareth Bale: rugby, calcio e sprinter al College
Gareth Bale prima di passare alla storia del calcio per essere stato il calciatore più pagato di sempre (prima del recente acquisto di Pogba), nella sua felice adolescenza nel Whitchurch College di Cardiff si dilettava in varie discipline, con discreti risultati: cimentandosi nel rugby, nel calcio e percorrendo i 100 metri piani in 11 secondi e 4 decimi, dote, fra l’altro, che gli è servita non poco nella sua straordinaria carriera con Southampton, Tottenham e Real Madrid.
Mesut Özil, giocatore di strada nella ‘gabbia delle scimmie'
Il fenomeno tedesco dell’Arsenal Ozil ha iniziato a giocare a Gelsenkirchen nella valle della Ruhr, dove è nato nel 1988, da immigrati turchi. Allora, la ragione per emigrare erano le imponenti miniere che attiravano migliaia di lavoratori provenienti dal Bosforo e che, con loro, portavano la passione per il calcio. Una passione che si praticava nei campi in ghiaia vicini alle fabbriche, chiuse da recinzioni di filo spinato, dove la palla non andava mai fuori e il gioco non finiva mai. Un campo dal nome emblematico: Monkey cage, ovvero la gabbia delle scimmie. Ralf Maraun, uno dei primi allenatori giovanili di Ozil lo definiva: "giocatore di strada ma di grande talento, il classico Potrero (nome con cui in Argentina si indica un giocatore di strada)".
Neymar, l'adolescente che disse no al Real Madrid
Il talento del carioca era già visibile a quella tenera età, infatti, lo stesso Real Madrid, poi acerrimo rivale di oggi, lo aveva contattato per metterlo sotto contratto. "Avevo 13 anni – ha rivelato Neymar – ed era la prima volta che entravo in contatto con il calcio europeo, in quel momento ho pensato che non potevo vivere lontano dal Brasile, sentivo che non era il momento di cambiare. Non c'era fretta. La mia priorità era quella di essere felice e diventare un calciatore professionista, e soltanto dopo di andare a giocare in Europa". E così proseguì la sua avventura col Santos fino alla sua cessione al Barcellona nel 2013.
Pogba trascina l'under 16 del Le Havre
Nel 2006, quando aveva 13 primavere, Paul Labile Pogba svolge con successo un provino per il Torcy entrando nell'under 13 della società, lì vi rimane solo un anno, per poi entrare nelle giovanili del Le Havre. In Alta Normandia diventa uno dei leader dell'under 16, conducendo i suoi compagni a disputare anche la finale per il titolo nazionale contro il Lens.
Cristiano Ronaldo da Madeira allo Sporting
Nell’estate del 1997 CR7 è un ragazzino 12enne che gioca in modo sublime al calcio ed è stato già notato dagli addetti ai lavori. Una delegazione della squadra portoghese dello Sporting Lisbona infatti, va a Madeira, un arcipelago di isole portoghesi a Nord delle Canarie, per convincerlo a fare un provino per loro. Ronaldo accetta, lo Sporting si innamora di lui e paga l’equivalente di 12mila euro al National, squadra locale per cui giocava.
Lionel Messi, il fanciullo curato dal Barça
Per lui il mondo del calcio era soltanto un sogno, nonostante il suo infinito talento. Il suo problema? Avere un corpo che, a 13 anni non vuole oltrepassare quota 140 centimetri, è un handicap che ti impedisce di diventare un campione. Eppure Lionel Messi è diventato il più grande attaccante della storia del Barcellona perché ha superato il suo disturbo aiutato proprio in fase adolescenziale dai blaugrana. A 13 anni infatti, la sua vita svolta, l’approdo in Spagna via Newell’s, la cura ormonale e l’ascesa verso la hall of fame del calcio.
Lewandowski orfano di padre, il Legia è la sua occasione
Altra latitudine, altra storia e altri problemi per il bomber venuto dall’Est. Lewandowski, oggi stella nel firmamento calcistico chiamato Bayern Monaco ha dovuto subire il dolore della perdita del caro padre, lui pure calciatore polacco, e le difficoltà di una famiglia il cui peso finanziario è stato affidato alla sola madre. Poi la decisione di lasciare la sua casa di famiglia e trasferirsi con la sorella a Varsavia, e lì fra le fila del Fc Delta, si è guadagnato, all’età di 13 anni, il biglietto per il club più prestigioso polacco: il Legia Varsavia.