Defrel e il razzismo nel calcio: “Mi dicono marocchino di merda, papà è della Martinica”
In Serie A si torna a parlare del razzismo dopo quanto accaduto martedì scorso a Cagliari al giovane calciatore della Juventus Moise Kean. In maniera quasi scientifica accadono questi episodi che riaccendono il dibattito e poi si spegne sempre tutto in un nulla di fatto. Oltre alle tante manifestazioni di affetto per il giovane attaccante della Nazionale Italiana e di Blaise Matuidi arrivate dell'estero, ad esprimere il proprio punto di vista sulla situazione ci ha pensato anche l'attaccante della Sampdoria, Gregoire Defrel. Ai microfoni del Corriere dello Sport l'attaccante francese del Doria si è detto favorevole ad iniziative contro il razzismo ma non crede che sia utile interrompere le partite perché qualcuno poi potrebbe approfittarne:
È stata una cosa positiva la campagna antirazzismo dell'Inter dopo l'episodio di Koulibaly. La gente in vista deve prendere posizione e lanciare messaggi. Bisogna educare sia i tifosi che la società in generale. Quella di fermare le partite è una soluzione ragionevole, ma non bisogna abusarne perchè i cretini potrebbero anche approfittarne.
Defrel: Le parole di Bonucci hanno sorpreso anche me
Gregoire Defrel, che è cittadino francese e nato a Meudon, ha fatto riferimento a come tanti altri calciatori nel corso della propria carriera sono stati vittima di insulti per il colore della loro pelle e ha fatto riferimento agli insulti che si è preso nel corso del tempo:
Le parole di Bonucci hanno sorpreso me come tanti altri, ma poi ha chiariato. Ad ogni modo non voglio commentare nello specifico cose che non mi riguardano. Qualche insulto ogni tanto è arrivato pure a me, come per esempio ‘marocchino di merda'. Non ci ho fatto caso, anche perchè molti di questi non sanno nemmeno che mio padre è della Martinica. Chi dice certe cose è solamente stupido.