De Rossi, il ‘tano’ che accende il Boca Juniors e riavvolge il nastro della storia xeneise
Miren, miren, qué locura. Miren, miren, qué emoción. Este es el famoso "tano" que vino a La Boca para ser campeón.
[Guarda, guarda che follia. Guarda, guarda che emozione. Questo è il famoso "tano" che è venuto a La Boca per essere campione].
Con questo coro Daniele De Rossi è stato accolto all’aeroporto Ezeiza di Buenos Aires ieri mattina."Los tanos" viene utilizzato, in maniera colloquiale, nello spagnolo dell'America Latina al posto di "los italianos" per riferirsi agli italiani o ai discendenti degli emigrati. Il filo che lega l’Italia all’Argentina è lunghissimo e se a livello storico trova ampi riferimenti nelle migrazioni verso il nuovo continente, a livello calcistico ne trova altri e uno di questi è proprio alle radici del prossimo club dell’ex centrocampista della Roma.
La squadra in cui giocherà DDR per i prossimi mesi venne fondata nel 1905 da giovani di origine italiana nel quartiere de LaBoca: i nomi di quei giovani che diedero vita ad uno dei club più vincenti della storia del calcio mondiale sono Esteban Baglietto, i cui genitori erano originari di Varazze (Genova) e fu il primo presidente della squadra; Alfredo Scarpati, figlio di un marinaio napoletano; Santiago Pedro Sana, di origini triestine; e i fratelli Juan e Teodoro Farenga, figli di Francesco Paolo nativo di Muro Lucano (Potenza); che donò le quattro bandierine del calcio d’angolo, preparò le tavole per una tribuna e costruì le porte in legno del campo di calcio nel quale si sarebbero allenati, nei fine settimana, i componenti della nuova squadra di calcio. In un quartiere di Buenos Aires abitato per lo più dagli immigrati, e nella maggior parte dei casi bistrattato, nacque il sogno di un gruppo di amici.
Dopo 114 anni vedere indossare la maglia xeneise, che sta per "genovesi", da uno dei calciatori più influenti del calcio italiano degli ultimi anni, nonché campione del mondo del 2006, è un qualcosa che sembra dare nuova linfa a quel sogno: Daniele De Rossi poteva scegliere gli ingaggi milionari della Major League Soccer, della Cina o di Dubai ma ha preferito la Bombonera. Il mitico stadio di Buenos Aires dove giocano in casa le partite i ragazzi che indossano la camiseta azul y oro e c’è un detto secolare secondo il quale questo impianto si muove a ogni giocata dei suoi campioni e rende benissimo l’idea di come si viva il calcio da quelle parti: in Argentina si dice che "La Bombonera no tiembla, late", ovvero "La Bombonera non trema, batte".
In tutto questo non c’è nessun voglia di esaltare un modo di vivere il calcio, di cercare sempre e comunque romanticismo o andare dietro a quella nostalgia che tanto ‘si porta' ultimamente ma è tutto racchiuso in un solo termine: ‘passione‘. Questo sentimento che porta a fare delle scelte come quella che ha fatto l’ex capitano della Roma che nelle prossime ore diventerà il quarto calciatore nato in Italia nella storia del Boca Juniors.
Soltanto tre calciatori nati in Italia hanno vestito la maglia del Boca e si tratta di Mario Busso, Juan Brattina e Nicola Novello. Il primo, nato a Roma e centrocampista come DDR, arrivò al Boca nel 1918 e fu un pezzo chiave del "gran campeón del balompié" vincendo otto campionati; mentre il secondo, anche egli mediano, era di Trieste e il suo vero nome era Vittorio Giovanni Bratina, ma quando arrivò in Argentina aggiunse una "T" al suo cognome.
Il terzo e ultimo, nato a Cosenza, entrò giovanissimo nel settore giovanile del club argentino, debuttò nel 1966 in prima squadra e giocò 135 partite segnando 23 gol (vincendo anche due titoli nazionali): dopo aver appeso le scarpe al chiodo Novello allenò dal 1989 al 1995 le formazioni giovanili lanciando anche un giovane che ha fatto molta strada con la camiseta azul y oro, ovvero Juan Roman Riquelme. In poche parole, DDR sarà il primo calciatore nato in Italia a giocare una partita ufficiale all'Estadio Alberto José Armando, ovvero la ‘Bombonera', dal 1974.
Daniele De Rossi con questa scelta ha dimostrato tutto il suo amore per questo sport e avrà l'onore di continuare una storia d'italiani d'Argentina e un sogno nato da figli di emigranti perché, se preferisci la Bombonera ai dollari, americani o cinesi che siano, si tratta di "un sentimiento que no se puede parar" ("un sentimento che non puoi fermare") e allora è giusto che esca fuori in tutta la sua bellezza.
Centrocampista calcolatore e di grande efficacia che domina il gioco dal basso, in grado di utilizzare varie risorse senza apparire troppo, con il suo gioco che supporta l'attacco e la difesa è di utilità inestimabile per la performance complessiva. (Alfredo Rossi “Chantecler”, noto giornalista della prestigiosa rivista El Grafico, definiva così il romano Mario Busso).