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David Ospina come Claudio Garella, quando il portiere para coi piedi (e fa cose di pazzi)

Gli interventi di David Ospina contro il Sassuolo hanno riportato alla memoria dei tifosi del Napoli le parate di Garellik, il portiere che vinse lo scudetto a Verona e in azzurro. Dall’olandese Jan Jongbloed, numero uno dell’arancia meccanica di Cruyff, a Manuel Neuer è lunga la lista di estremi difensori bravi a respingere i tiri anche con altre parti del corpo. Il più istrione di tutti però resta Higuita con il suo scorpione, pure lui colombiano come il numero uno dei partenopei.
A cura di Jvan Sica
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Quando David Ospina contro il Sassuolo ha parato prima su Djuricic e poi su Babacar usando le gambe e i piedi, a tutti i tifosi azzurri è tornato in mente un ricordo, uno di quelli più dolci possibili. Tutti hanno guardato il portiere di oggi e pensato al Garella di tanti anni fa, quando il Napoli era, come oggi, sempre nelle posizioni alte della classifica. Claudio Garella è l’emblema italiano delle parate con i piedi. Alto, allampanato, un po’ goffo nei movimenti, ha sempre affermato che parare con le gambe è istinto, misto alla difficoltà che un portiere della sua stazza aveva nel distendersi in una frazione di secondo con tutto il corpo. Quando un attaccante mirava proprio all’angolo più remoto della porta, il portiere lungagnone e lento aveva una sola amica, anzi due, le gambe, che si intromettevano fra il pallone e la rete.

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Certo, parare con le gambe è più difficile, tanto è vero che gli errori di Garella sono diventati proverbiali, venendo battezzate “garellate” le sue papere, ma Claudio Garella è anche uno che ha vinto uno scudetto con il Verona e un altro con il Napoli, per cui gambe o non gambe è stato un signor portiere. Le parate che abbiamo visto contro il Sassuolo da parte di Ospina non avevano la ‘purezza' del gesto di Garella, ma erano più che altro un modo artigianale di opporre tutto quello che un portiere ha in dotazione di fronte al tiro altrui. Se Garella in pratica parava con le gambe perché partiva da un principio atletico e da un modo di preparare il corpo alla parata stessa, per Ospina è più un rimedio trovato lì per caso, un fatto pratico, per risolvere il problema di un tiro sbilenco o di una cattiva posizione in porta.

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Nella storia del calcio Garella però non è il solo interprete dell’uso delle gambe per evitare i gol. A livello internazionale grande scalpore faceva Jan Jongbloed, portiere dell’arancia meccanica di Johan Cruyff a Germania ’74, che poteva essere tutto tranne l’ideale classico del portiere, alla Dino Zoff per intenderci. A lui Michels chiedeva due cose: la prima, anche più importante della seconda, è partecipare alla difesa della squadra, essere presente come libero, per coprire spazi che potevano aprirsi fra le maglie della difesa orange. La seconda era evitare i gol. In qualsiasi modo riusciva a farlo, gambe, piedi e unghie incluse. A cavallo fra gli Anni ’70 e ’80 un po’ di parate memorabili con le gambe le hanno fatte anche due grandi portieri inglesi, Ray Clemence e Peter Shilton, che si sono sempre contesi anche la porta della nazionale inglese, mentre uno specialista che andava anche un po’ oltre qualche anno più tardi è stato Renè Higuita con il suo ‘scorpione'.

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Fra i portiere contemporanei, il migliore a parare con i piedi è sicuramente Manuel Neuer, che utilizza le gambe in maniera magistrale e le sfrutta secondo il principio di Garella, per chiudere angoli che la sua stazza non gli darebbe il tempo di chiudere, così come David De Gea, il quale spesso invece di chiudere con la braccia in avanti fa una sorta di spaccata laterale per coprire con le gambe ogni angolo libero di porta. E come dimenticare la parata su rigore di Igor Akinfeev che ha dato il passaggio ai quarti di finale, battendo la Spagna, alla Russia questa estate ai Mondiali? Della nuova generazione, attenzione ad Alex Meret, altro portiere che ama utilizzare le gambe per parare. Dove gioca Meret? A Napoli. Lo spirito di Garellik colpirà ancora?

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