Dallo stadio del ‘secolo’ ai brividi della Kop: 5 cose che un malato di calcio deve fare
Visitare lo stadio Azteca
Certo, il viaggio è abbastanza lungo, costoso e stancante ma una visita allo stadio Azteca, specie se vi doveste trovare nei paraggi per altri motivi, sembra quanto mai doverosa. Il monumento del calcio, così bisognerebbe definirlo, infatti, oltre all’estrema grandezza (105mila spettatori), custodisce gelosamente alcuni storici primati che ne fanno un tempio pagano del pallone.
L’impianto detiene il record ogni epoca di finali mondiali disputate con due match, Brasile-Italia nel ’70 e Argentina-Germania nell’86 con, in più, l’onore di aver ospitato nel suo ventre la partita del secolo fra Italia e Germania (4-3) e assistito alle due reti di Maradona, quello della Mano de Dios e quello della storica serpentina contro l’Inghilterra nel torneo iridato dell’86 che valse al Pibe de Oro il titolo di gol più bello del ventesimo secolo. Insomma, una sorta di stadio prodigioso che non può non essere omaggiato con una apposita visita nella straordinaria Città del Messico.
Fare il fantacalcio è cosa buona e giusta
Non ci si può dichiarare credenti e adepti del football se non si gioca a quello che ormai è diventato un vero "strumento" cult non da poco di molti appassionati, ovvero: il fantacalcio. E sì perché potrete pure aver seguito tutte le gare della vostra squadra del cuore o possedere tutti gli autografi dei vostri beniamini ma senza quell’inebriante brivido del fantacalcio non potete essere “malati”, di pallone s’intende, al 110%. Per cui, comitiva o non comitiva, amicizie smarrite o da costruire riparate e unitevi al grande ballo di quelli che esultano, anche a malincuore, per un gol subito dalla propria squadra ma realizzato da un elemento della propria rosa, unitevi a quella splendida follia che ti fa osservare tutti i match dei vari tornei nazionali con altri occhi, unitevi a quelli che vincono lo scontro diretto per mezzo punto, unitevi all’immensa tribù dei fantacalcisti.
Essere o almeno provare ad essere un fan dei videogame
Avendo scelto deliberatamente di concentrarci su quello che gli inglesi chiamerebbero gaming, parliamo oltre che del fantacalcio, anche dei videogame. Per apprezzare a 360 gradi il calcio e soprattutto lenire il dolore, l’ansia, l’attesa e l’astinenza fra una sfida e l’altra del club preferito le ricette sono poche, una di queste, di sicuro, pad alla mano e Fifa o Pes nella console. Una soluzione importante che però, potrebbe causare dipendenza con ore e ore sul divano di casa ad emulare le gesta dei propri campioni preferiti con le sfide più belle e affascinanti delle stagioni calcistiche. Un rituale quindi caldamente suggerito e da portare avanti assolutamente per essere considerato un fan a tutto tondo del football.
Ascoltare You’ll never walk alone ad Anfield
You'll Never Walk Alone prima di diventare il leitmotiv di varie tifoserie britanniche, in primis il Liverpool, è stata una canzone di scena, scritta dalla coppia statunitense Rodgers/Hammerstein per il musical del 1945 Carousel. Poi, nel 1963, il gruppo rock musicale britannico Gerry and the Pacemakers ne fecero una cover molto cantata che, appunto, come in voga a quel tempo, venne utilizzata dai tifosi della Kop (una delle curve dello stadio) con grande successo. Così, dopo circa 53 anni da quella storica “prima” essere presente, in tribuna o in curva non importa, a questo splendido coro che si ripete prima e durante i match dei Reds è un’esperienza unica, indescrivibile da provare per assistere alla magia, al fascino, alla gioia, alla simbolica unione di colori e canti in un tripudio di sciarpe, magliette, bandiere e sterminata e passione per la propria compagna di vita, you’ll never walk alone, i swear!
Assistere ad una finale di FA Cup
Già che ci siete fermatevi ancora qualche tempo in Inghilterra e aspettate di poter assistere, come accade quasi da sempre, al Wembley stadium la finalissima della FA Cup. E sì perché non si tratta solo di una coppa nazionale con la possibilità che si fronteggino sul campo squadre di quinta divisione con quelle di Premier (la favola del Lincoln City di quest’anno ne è l’esempio lampante) ma della competizione ufficiale più antica del mondo con la sua prima edizione risalente al 1872. Un trofeo quindi molto importante, dalla lunga tradizione che può tranquillamente essere definito il padre di tutte le altre manifestazioni calcistiche e a cui dover assistere per entrare nel ristretto circolo dei privilegiati che hanno visto da vicino questa affascinante competizione. Alla prossima!