Dalle lacrime di Quaresma a Balotelli, cosa significano i tatuaggi dei campioni
Moda, tendenza, passione per i disegni sul proprio corpo, amore per le decorazioni o “semplici” diari della propria vita. Sono le motivazioni alla base della scelta di qualsiasi essere umano di ricorrere all’uso, antichissimo, di un tatuaggio per meglio fissare un particolare episodio della propria esistenza o della propria personalità scrivendolo e incidendolo sulla propria pelle.
Una tendenza in netta crescita negli ultimi decenni che ha colpito anche il mondo del pallone con tanti calciatori tatuati i quali, magari proprio sfruttando il loro atletismo e la loro visibilità decidono di dare una forma nuova al proprio fisico sfoggiando ali d’angelo, frasi celebri, nomi di familiari, slogan, mantra o tribali, tutti però con un rigoroso significato, una inequivocabile spiegazione.
Dalle lacrime misteriose tatuate sul viso di Quaresma, un disegno che richiama alla memoria un rituale delle gang metropolitane che indicano così il numero di omicidi commessi oppure persone care in galer, vediamo 5 tatuaggi che meglio descrivono il carattere dei calciatori che hanno deciso di decorarsi, magari per non perdere di vista il proprio ego, simboli ben precisi.
Zlatan Ibrahimovic: Only God Can Judge Me
Nella biografia di grande successo che Ibra ha scritto nel 2011 con il contributo del giornalista David Lagercrantz “Io, Ibra” il calciatore del Manchester United ha confessato la sua passione per i tatuaggi che, in un preciso periodo della sua vita, era diventata quasi una ossessione. Nel suo libro, infatti, l’asso svedese rivela di non aver avuto un ottimo rapporto con questa pratica fino alla prima volta col collega di campo Alexander Ostlund. Da lì un numero impressionante di tatuaggi, alcuni anche rimovibili, con uno in particolare che descrive al meglio la sua personalità: “Iniziai ad osare, sentii parlare dell’espressione Only God Can Judge Me. Potevano scrivere quello che volevano sui giornali, urlare qualsiasi cosa dagli spalti, non mi avrebbe comunque toccato. Solo Dio poteva giudicarmi! Mi piaceva”. In questo estratto dalla sua biografia c’è l’essenza dell’uomo Zlatan riflessa attraverso un semplice ma efficace tattoo.
Mario Balotelli e la punizione divina
Un altro grande del rettangolo di gioco con la sfrenata passione per i tatuaggi è Mario Balotelli. L’attaccante del Nizza, infatti, nel tempo ha aggiunto varie decorazioni al suo statuario corpo: una lettera sul collo, tribali sulle braccia, una corona sul lato destro del petto ed una scritta davvero “opportuna” sull’altro lato, all'altezza dei pettorali. Ai tempi del Manchester City, non sappiamo se in risposta alla t-shirt con scritto “Why always me”, il talento italiano decise di farsi incidere sulla pelle una frase in inglese del celebre condottiero Gengis Khan fondatore dell’impero mongolo: “Io sono la punizione di Dio. Se voi non aveste commesso peccati gravi, Dio non avrebbe mandato una punizione come me su di voi”. Una punizione che, quando si concentra sul campo, appare una salvifica benedizione.
Daniel Agger ed il condottiero Holger
L’ex difensore di Liverpool e Brondby Daniel Agger, ritiratosi lo scorso giugno a soli 31 anni, rientra in questa nostra rassegna dei tatuaggi ricchi di significato con una caterva di disegni sul proprio corpo. Iscrizioni e figure che sembrano un libro di storia a fumetti e che campeggiano su schiena e braccia del talento danese intento, con queste raffigurazioni, a esaltare la cultura del proprio paese con motivi vichinghi e scritte in latino. Un senso di grande appartenenza che lo ha convinto a tatuarsi il condottiero Holger della mitologia danese che, secondo la leggenda, interverrà a difesa della Danimarca quando la stessa sarà minacciata. Un guerriero vichingo che, almeno in campo, in difesa, è stato proprio Agger per circa 11 anni di nazionale (12 reti in 75 presenze).
Sergio Ramos cuore d’oro
Un altro difensore con l’arte figurativa nel sangue, anzi sul corpo, è Sergio Ramos. Il centrale spagnolo leader della retroguardia del Real Madrid e della Roja di Julen Lopetegui ha collezionato, finora, addirittura 12 tatuaggi. Dai nomi dei suoi fratelli, ad una immagine della Vergine Maria fino a due frasi dedicate ai morti ed alla loro memoria da parte dei vivi, Ramos ha deciso, tempo fa, di affiancare una scritta dedicata allo sfortunato terzino sinistro Antonio Puerta, morto dopo alcuni arresti cardiaci avuti in un Siviglia-Getafe nel 2007. Il madridista cresciuto calcisticamente con il terzino sinistro prima con l’Atletico Siviglia e poi con la prima squadra degli Andalusi, si è tatuato sull’avambraccio sinistro la scritta: “Non ti dimenticherò mai”, un gesto strappalacrime ma che restituisce l’immagine di un’amicizia speciale rotta da una disfunzione cardiaca dello sfortunato Puerta.
Clattenburg, l’arbitro tatuato
Quasi come un sanzionabile intervento a gamba tesa, off topic, arriva il fischietto inglese Mark Clattenburg il quale, dopo l’annata eccezionale 2016 nella quale ha diretto le finali di FA Cup, Champions League e del Campionato Europeo, ha deciso di farsi tatuare sul polso sinistro la Champions edizione Milano e sull’avambraccio il logo del recente torneo continentale. Successi indelebili per un arbitro atipico che ha sconfinato nel mondo dei tatuaggi, appartenente storicamente ai calciatori, con ora non solo nella sua memoria ma anche sulle sue membra i risultati faticosamente raggiunti.