Dalla terza stella ai trenta scudetti sul campo: lo strano dietrofront della Juventus
Cosa apparirà dunque sulle maglie della Juventus Campione d'Italia per la stagione sportiva 2012-2013? Una domanda che oggi può apparire stucchevole e retorica ma che ha comunque un fondo di verità e incertezza davanti alle ultime evoluzioni riguardanti le casacche bianconere della discordia. In principio c'è stata la strenua battaglia in difesa della famosa ‘terza stella' della discordia, rappresentante i 30 scudetti contestati per le note vicende di Calciopoli. La società bianconera, con il presidente Andrea Agnelli in testa, ne aveva fatto una questione di principio: rifiutando le sentenze del 2006 anche a seguito delle vicende emerse nell'ultimo processo napoletano, il popolo bianconero rivendicava i trenta tricolori compresi i titoli del 2005 (revocato) e del 2006 (assegnato da Guido Rossi e i ‘saggi' all'Inter di Massimo Moratti, in quella stagione giunta terza ma ‘omaggiata' con il tricolore per il coinvolgimento di Juve e Milan, prime e seconde nella classifica finale). In totale, 30 scudetti e tre stelle dorate che li rappresentano, da apporre con orgoglio sulla maglia del prossimo anno. Fino a poche settimane fa quando dal quartier generale bianconero è emerso un evidente cambio di rotta: al posto della terza stella, sulla casacca ufficiale bianconera 2012-2013 dovrebbe comparire la scritta "trenta sul campo" sotto il logo ufficiale juventino. Nessuna terza stella, dunque, ma nemmeno le altre due.
Una scritta che rappresenta il mondo bianconero – Andrea Agnelli, attraverso i responsabili commerciali della Juventus, ha ufficializzato la decisione sostenendola dal concetto di fondo secondo il quale la scritta "trenta sul campo" fosse ancor più della terza stella, un elemento in cui i tifosi si sono fortemente radicati, riconoscendone la propria identità .Ma i fatti – e le dichiarazioni rilasciate in tempi non sospetti – lasciano il dubbio che si sia di fronte ad un mezzo (se non intero) passo indietro rispetto alla decisione primordiale, quella di rivendicare i 30 tricolori con un simbolo ufficiale e ben evidente – la triplice stella appunto – e non una semplice scritta aggiuntiva.
Non è lontano il giorno in cui tutta la Juventus si vantava dell'obiettivo raggiunto, i trenta tricolori. E non parliamo della tifoseria che mai ha considerato di altri i titoli 2005 e 2006. Ma della dirigenza in primis. Era il 7 maggio scorso, giorno successivo alla vittoria del campionato di Serie A. Dopo sei lunghissimi anni funestati dalle delusioni di Calciopoli, dalla retrocessione in Serie B, e da anni di magra con altrettanti deludenti settimi posti in classifica, la Vecchia Signora tornava sul trono d’Italia, scippando lo scudetto al Milan e cucendoselo sulle maglie. Letteralmente, perchè proprio in quei giorni di festa e tripudio l’amministratore delegato Beppe Marotta aveva dichiarato al mondo:
Gli scudetti vinti sul campo sono 30, metteremo la terza stella. E' stato un lavoro difficile, tutte le componenti hanno grandi meriti. Ce lo siamo strameritati questo scudetto, veramente uno scudetto storico, guadagnato con tanta fatica. Ci abbiamo davvero creduto quando, gara dopo gara, abbiamo iniziato a vedere che la squadra migliorava dal punto di vista delle prestazioni.
Seguito da Pavel Nedved, ex stella e oggi dirigente bianconero ("Certo, al cento per cento ne abbiamo ventinove. E ventinove più uno fa trenta") e soprattutto dal presidente in persona, Andrea Agnelli il cui pensiero, nei giorni che anticipavano la festa bianconera, venne espresso senza timore di interpretazioni sibilline:
E' un momento di estremo orgoglio per tutti gli juventini. Gli scudetti che noi abbiamo vinto sono sicuramente 30 sul campo. Se guardo anche a quelle che sono le attività giudiziarie, nel 2005-2005 da Napoli hanno detto che il campionato non fu alterato; il 2005-2006 non è neanche stato investigato, quindi direi che sul campo quantomeno nessuno ce li toglie sono assolutamente 30 scudetti. Sulla maglietta? Credo che i nostri tifosi potranno avere delle belle sorprese…
Con il tricolore in bella mostra allo Juventus Stadium sormontato da tre stelle, con il pullman ufficiale per la festa di Torino in cui erano elencati trenta scudetti inclusi quelli del 2005 e del 2006, e con la volontà manifesta di apporre sulle maglie ufficiali della stagione entrante il simbolo dei trenta titoli, nessun dubbio c'è mai stato di vedere sulla casacca ufficiale bianconera il triplice simbolo in barba a Calciopoli e soprattutto a chi ne osteggiava la possibilità.
La terza stella, oltre un semplice simbolo – Perchè, come più volte abbiamo già ricordato, non c'è alcun regolamento della FIGC che vieta la possibilità di poter apporre le ‘stelle' in aggiunta al logo ufficiale della società così come non è vietato da norme esistenti poter inserire frasi o motti sulla propria divisa (il Milan, in questo senso da un paio d'anni ne è esempio evidente con la scritta "il club più titolato al mondo"). In Italia, al contrario di altri Paesi, è semplicemente una convenzione, una tradizionale abitudine introdotta – guarda caso – proprio da uno Juventino doc, Umberto Agnelli, padre dell'attuale presidente bianconero. Certo, era una presa di posizione forte, che ha aperto il fianco alle polemiche e alle facili ironie e ha aperto un piccolo contenzioso anche con la Lega Calcio e la Federazione. Tanto che Abete tuonò "faremo rispettare le regole" mentre Gianni Petrucci mandava segnali di fumo al presidente bianconero con un più edulcorato "Ho molta stima del presidente della Juve e alla fine conta ciò che sarà fatto e so benissimo che non creerà problemi con quelle che sono le regole del calcio".
Peccato che di regole non ce ne fossero e non ce ne siano al riguardo e la FIGC in merito non avrebbe potuto giudicare alcunchè.
Dunque, la ‘battaglia' della terza stella era già stata vinta in partenza, con grande soddisfazione da parte del popolo bianconero che vedeva legittimati in modo insindacabile ciò che da sempre aveva rivendicato come proprio, malgrado tutto e tutti.
Un trenta che sa di beffa – Ma mentre tutti si aspettavano così l'apparizione del contestato simbolino a cinque punte, è arrivata una mezza doccia fredda che ha avuto il sapore agro di un mezzo passo indietro. A poco meno di un mese dalla conquista del tricolore da Casa Juve è arrivata un'altra ufficialità: nessuna terza stella sulla maglia, bensì la scritta "trenta sul campo". Un dietrofront che ha fatto sobbalzare dalle tribune gran parte della tifoseria bianconera che si è sentita improvvisamente "tradita" dalla propria società. Ma come? A maggio si sosteneva la legittimazione di una scelta e agli inizi di giugno tutto cambiava?
La novità della prossima stagione sarà l'assenza delle stelle sulla maglia della Juve. Una maglia senza stelle ma con il numero 30 e la scritta ‘sul campo' ad accompagnarla, a ribadire gli scudetti che tutto il popolo juventino sente suoi e a ribadire a tutti come la Juventus abbia trionfato trenta volte nel campionato italiano
Il dietrofront senza valide spiegazioni – Eccole le parole sorprendenti del direttore commerciale bianconero Francesco Calvo, con le nuove casacche della discordia edulcorate negli stemmi e nei loghi. O nelle ‘toppe' come parte della tifoseria juventina ha fatto notare. Perchè proprio il termometro del popolo bianconero è forse ciò che è più opportuno considerare in questo momento, dove si sta assistendo ad una spaccatura interna tra chi è favorevole alla scelta societaria, chi è contraria e chi l'accetta con una certa distanza. La parte più dura, più radicale, quella ultràs ha avuto da subito una linea più morbida sulla questione: per i ‘ragazzi della curva' i titoli vinti sono quelli conquistati arrivando prima degli altri avversari in classifica, ottenendo più punti in campionato, diventando Campione d'Italia. Il resto rimangono chiacchiere e querelle extracalcistiche. Gli scudetti vinti sono 30 il resto conta poco o non conta nemmeno. Che sulle maglie compaia la terza stella o una semplice scritta o nulla non importa: niente e nessuno cambia ciò che è stato e mai nessuno potrà toglierlo.
Certo, avrebbe fatto piacere – dopo tanta campagna mediatica bianconera – che alle parole seguissero i fatti. Ma tant'è.
C'è chi invece non ha proprio digerito la decisione, una gran parte della tifoseria bianconera che si è sentita profondamente oltraggiata dalla scelta della Juventus. A rappresentanza di tale disaccordo profondo, un comunicato ufficiale della "più grande associazione di piccoli azionisti e tifosi bianconeri d’Italia", l'Associazione ‘GiulemanidallaJuve' che ha contestato in modo civile e fermo la decisione societaria. Portando alla luce alcune questioni che in Corso Galileo Ferraris ad oggi non hanno avuto risposta.
Dopo anni di sacrifici, di difficoltà, di penalizzazioni e Serie B, anche di umiliazioni sportive e di una rifondazione difficile e lenta, i tifosi della Juventus si meritano anche questo? E perchè poi, dopo che la società stessa aveva decantato la ‘terza stella' come simbolo autentico dell'orgoglio bianconero da apporre sulle maglie ufficiali? Senza comunicarlo, o comunicandolo male e in ritardo, lasciando la tifoseria ancora una volta in balia degli eventi e dello scherno avversario.
Questo il pensiero di fondo: un piccolo grande tradimento interno sapendo oltretutto che nessun regolamento o ‘veto' da parte della Federazione sarebbe potuto arrivare. Un dietrofront che lascia le porte aperte a mille domande e a mille dubbi che vengono racchiusi nella prima parte del comunicato
– nessun regolamento avrebbe vietato l’apposizione della terza stella;
– nessuna delibera della FIGC, presente o passata, disciplina la materia;
– sull’esposizione della terza stella i tifosi furono rassicurati dai dirigenti Marotta e Nedved, in diretta rappresentanza della Società;
– nessuna responsabilità può essere imputata allo sponsor tecnico (Nike) per una decisione di esclusiva spettanza della Società;
– la dicitura “sul campo” accostata al numero 30 ci pare sinistramente equivalente a quell’asterisco tanto detestato dai tifosi bianconeri;
– l’eventuale inserimento delle stelle all’interno del marchio, ipotesi già filtrata quale soluzione di compromesso, non avrebbe potuto in alcun modo essere soggetta al vaglio di Lega e FIGC.
– la Società aveva lasciato intendere, con forza ed entusiasmo, che c'era voglia di lottare per esse per poi tirarsi indietro all'ultimo secondo. Chi potrà garantirci che non assisteremo ad ulteriori passi indietro dell'ultimo secondo anche nei tribunali e nella difesa dei nostri tesserati?
Legittimo e giusto. Domande che hanno un fondamento e dubbi che pretenderebbero una risposta. Forse con il senno di poi, si sarebbe fatto bene ad ascoltare un grande saggio e soprattutto evitare di contestarlo spudoratamente (vero Moggi?): Alessandro Del Piero. Che in tempi non sospetti aveva quasi anticipato le scelte della sua oramai ex società con la lungimiranza che solo i sapienti hanno.
Nel cuore gli scudetti sono 30, ma dobbiamo rispettare le convenzioni che dicono siano 28. Viviamo in un mondo di regole e vanno rispettate
Ciò varrà per il cuore. Sulla maglia evidentemente no, dove si sottostà ad altre regoleo convenienze. Il tempo ci dirà quali.