Dalla Serie B alla Champions: i dieci anni che hanno cambiato la storia della Juventus
Buffon, Chiellini e Marchisio. Della squadra che nella stagione 2006/2007 conquistò la promozione in Serie A sono rimasti soltanto loro. Nella testa dei tre giocatori, allora allenati da Deschamps, c'era il desiderio di tornare protagonisti in Italia e in Europa: un sogno che si è realizzato negli anni successivi. Il club bianconero ha infatti saputo rialzarsi e dalle proprie ceneri rinascere ancora più forte. Una nuova dirigenza, uno stadio nuovo, scudetti a ripetizione, sei trofei nazionali tra Coppa Italia e Supercoppa e due finali di Champions League: una tristemente persa e una ancora da giocare. Da quel 19 maggio del 2007, quando la Juventus rifilò cinque reti all'Arezzo di Antonio Conte e conquistò matematicamente la promozione, sono passati dieci anni. Una ricorrenza che probabilmente nessuno festeggerà, ma che dà bene il senso di ciò che è riuscita a fare la società di Andrea Agnelli.
L'importanza di Conte e Allegri
Certo, non è stato facile per la vecchia signora. Prima del ritorno a Torino di Antonio Conte, i vari Deschamps, Ranieri, Ferrara, Zaccheroni e Del Neri navigarono spesso nell'anonimato della classifica italiana e in quella della Champions: ritrovata nella stagione 2007/2008, grazie al terzo posto ottenuto nell'anno del tricolore dell'Inter di Roberto Mancini. Il divorzio da Delneri nel 2011 e l'arrivo di Conte, fu lo spartiacque decisivo per il club piemontese. Il resto è storia attuale. Incancellabile e indimenticabile. Dopo aver vinto la terza Coppa Italia consecutiva, la Juventus è ora ad un passo dalla leggenda. Contro il Crotone potrebbe arrivare il sesto tricolore di fila, e a Cardiff quella Champions League che manca addirittura dai tempi di Vialli e Ravanelli. Vincere il Triplete e cancellare il trionfo di Mourinho e dell'Inter, è diventato l'obiettivo di Buffon e compagni. Il tutto grazie a Massimiliano Allegri: tecnico che è riuscito addirittura a far meglio del suo predecessore, e a spegnere i fischi e gli insulti che il popolo juventino gli dedicò nel giorno del suo arrivo a Vinovo.