Dalla Serie A alle giovanili, la storia di Gavillucci che fermò Samp-Napoli per i cori razzisti
Ha pagato per "motivate ragioni tecniche", anche se in molti credono ad una sua punizione per aver "osato" sospendere per 3 minuti Sampdoria-Napoli del 13 maggio 2018, a causa dei cori di discriminazione territoriale intonati dai tifosi blucerchiati contro i napoletani. Cinque mesi dopo la sua sospensione, decisa dalla Commissione arbitrale di serie A, Claudio Gavillucci è però tornato ad arbitrare in occasione della sfida tra gli allievi regionali della Vis Sezze e del Tor De' Cenci: partita giocata su un campo in terra battuta della periferia romana.
Un declino clamoroso quello del fischietto trentanovenne della sezione di Latina, messo da parte dalle istituzioni del calcio e rientrato dalla porta secondaria del movimento giovanile in attesa della sentenza del Tribunale Federale Nazionale. Dopo aver fatto causa all'Associazione Italiana Arbitri e aver perso in primo grado, Gavillucci ha così deciso di tornare alle origini e arbitrare i ragazzini devolvendo i suoi rimborsi alla sezione di Latina.
La rabbia social dei tifosi
Dopo il caso Koulibaly, la rete è stata invasa da messaggi a favore di Gavillucci. Molti tifosi si sono infatti lamentati della mancata interruzione di Mazzoleni, ricordando invece la decisione del direttore di gara romano: "La scelta di sospendere una partita è difficile, l’arbitro ha una pressione enorme – ha spiegato al "Corriere della Sera" l’avvocato Gianluca Ciotti, difensore di Gavillucci – La decisione di interrompere Sampdoria-Napoli fu giusta. Chissà perché però non pesò in modo positivo sul giudizio degli osservatori che dovevano valutare la sua prestazione". Nonostante l'atto coraggioso di fermare il pallone di fronte ai beceri cori razzisti, l'arbitro romano fu infatti relegato all'ultimo posto nella classifica di rendimento degli arbitri della scorsa stagione.
Le precedenti decisioni di Rocchi e Irrati
Prima di Claudio Gavillucci, furono soltanto due gli arbitri italiani a trovare la forza di ribellarsi all'inciviltà e alla stupidità dei tifosi e dei loro cori razzisti: Massimo Rocchi e Massimiliano Irrati. Il fischietto di Firenze fermò un Milan-Roma del maggio 2013, a causa degli ululati rivolti dalla tifoseria giallorossa all'allora attaccante rossonero Mario Balotelli. Tre anni più tardi, durante Lazio-Napoli, fu invece il collega Irrati a fermare per qualche minuto la sfida dell'Olimpico per i cori incivili contro il senegalese Koulibaly.