Dalla malattia alla Serie A: Pisacane diventa il calciatore dell’anno

Un italiano quale miglior giocatore 2016 per il giornale britannico ‘The Guardian". Non un fuoriclasse sulla bocca di tutti, una stella del nostro campionato o tra i più blasonati calciatori strapagati ma un semplice professionista, un difensore come tanti altri, che milita nel Cagliari, la ‘periferia' rispetto al calcio che conta. Ma che ha saputo strappare applausi e consensi soprattutto per la sua storia personale: ha combattutto contro una malattia rara che lo stava portando alla paralisi e ne è uscito vincente. E premiato dal quotidiano inglese e dalla stessa FIFA che ne ha seguito la storia a lieto fine.
La sindrome di Guillain-Barré
Di anni ne aveva 14 quando gli era stata diagnosticata la malattia: la sindrome di Guillain-Barré, patologia che colpisce il sistema nervoso provocando paralisi temporanee e abbattendo il tono muscolare. Evidentemente un problema serio oltre che nella vita di tutti i giorni, anche e soprattutto in uella di chi vuole emergere grazie allo sport, al calcio in questo caso. Ma Pisacane ce l'ha fatta: alla soglia dei 30 anni è riuscito a coronare il proprio sogno per giocare in Serie A con la maglia del club sardo che lo ha sempre aiutato. Un traguardo che gli è valso il titolo di ‘calciatore dell'anno 2016'.
Una vita a combattere. E a vincere
Una battaglia lunga, infinita, che continua giorno dopo giorno ma che ha permesso a Pisacane di mostrare tutto il suo carattere e determinazione: "Rifarei tutto quanto, non penso che nel calcio sia necessario prendere scorciatoie per arrivare in alto. Con il Cagliari condivido il rispetto dei reali valori della vita, è un onore far arrivare questi colori così importanti nel mondo". Adesso gioca in Serie A, dopo aver aiutato i compagni a vincere la B e trovare la promozione.
2016 da incorniciare
Un sogno che si avvera, quasi a fine carriera, ma poco conta: ciò che conta è che l'obiettivo è stato raggiunto in un 2016 da favola: "Il momento migliore del 2016 è la nascita di mio figlio, poi c'è l'esordio in Serie A e il Natale passato in famiglia. In Serie A grazie a Rastelli? No, grazie a me stesso. Sono arrivato qui in B e tutti assieme ci siamo meritati la promozione. Le mie lacrime dopo l'esordio le ho riviste tante volte quel giorno, poi mai più. Non scenderei mai a compromessi, non c’è bisogno di scorciatoie nel calcio come nella vita"