Dall’olandese Jongbloed a Zamorano 1+8, i dodici numeri di maglia più strani
Scaramanzia, sfizio personale oppure voglia d'incarnare in pieno il proprio ruolo. Cosa c'è dietro la scelta dei numeri di maglia da parte dei calciatori? Le motivazioni più disparate che spingono i giocatori, una volta cambiato il vecchio ordine crescente che dal portiere fino all'attacco identificava anche la posizione in campo, sono spesso frutto di fantasia oppure legate a vicende personali molto particolari. E' il caso di Giuseppe ‘Pepito' Rossi che nel corso della sua esperienza alla Fiorentina scelse il 49 in memoria di suo padre (era l'anno di nascita) scomparso prematuramente. Restiamo in riva all'Arno, lì Salah – il Faraone passato alla Roma dopo un'estate di tira e molla sul contratto – volle il 74 per ricordare le vittime dello stadio di Port Said.

Zamorano, un bomber da 1+8. E Balo ritrova la 9
I tifosi dell'Inter non hanno dimenticato l'attaccante cileno, Ivan Zamorano. Al suo arrivo a Milano (1996) avrebbe voluto la numero 9 oppure la 10… impossibile considerato che l'una era del ‘fenomeno' Ronaldo, l'altra di ‘codino' Baggio. E allora fece a modo suo: scelse la 18 ma inserì tra i numeri un segno + così da ricordare il risultato dell'addizione… ovvero, 1+8 = 9. Un caso a parte è Balotelli, rimasto fedele a lungo alla 45 perché lo reputa il suo numero amuleto mentre adesso a Nizza ha ritrovato la 9.
La 99 di Milik, a Napoli la 9 è senza padrone
A Napoli, dopo il passaggio di Higuain alla Juventus, la numero 9 è rimasta senza padrone… proprio come il ruolo che ha costretto Sarri a inventare Mertens (oppure Callejon) nell'insolita veste di ‘falso 9' così da colmare quella lacuna lasciata in prima linea dal polacco infortunatosi nazionale. Sotto il Vesuvio come all'Ajax, però, Milik ha conservato la 99. Lo stesso numero che Cissè volle ai tempi della Lazio considerato che Tommaso Rocchi aveva già quella di bomber classico.

Un portiere con la maglia numero 8, Bucci tra 5 e 7
La indossò Soviero, il portiere di Nola che difese anche i pali del Crotone. La sua, però, non fu una scelta rivoluzionaria considerato che il precursore fu l'olandese Jan Jongbloed, il tabaccaio che parava senza guanti ed entrò nella storia dell'Olanda quando debuttò negli ultimi cinque minuti dell'amichevole giocata a Copenaghen nel 1962. Da un estremo difensore all'altro, ricordate il mitico Rogerio Ceni, il portiere brasiliano che nella sua lunga carriera ha segnato 129 reti? Andò in campo con la numero 618, ovvero il numero di presenze con il San Paolo. Altro portiere ‘rivoluzionario' fu Bucci, ex del Parma: oltre al 5 indossò anche il 7.

Bendtner, il 52 e quel vizio di alzare il gomito
Marco Fortin – ex di Siena, Cagliari e Vicenza – volle che sulle spalle comparisse il 14 perché pronunciato in inglese (fourteen) c'era assonanza con il suo cognome. A proposito della ‘perfida albione', il ‘lord Nicklas Bendtner‘ ai tempi dell'Arsenal aveva il 52… perché proprio quel numero? I tabloid, mai teneri con il danese, sostennero che quel numero richiamasse il cocktail B52 facendo riferimento ak vizietto di bere dell'attaccante.
Le strane scelte dell'argentino Alonso e di Kallon
Il mediano col numero del portiere. Capitò ai Mondiali del 1978 quando in Argentina la Federazione decise che i numeri maglia andassero assegnati in ordine alfabetico: il numero uno toccò così ad Alonso, che di ruolo era centrocampista. Kallon, attaccante della Sierra Leone, spiazzò tutti all'Inter e scelse la numero 2… maglia da terzino più che da bomber. Cambiò idea ma non si spinse troppo oltre e decise che la 3 fosse perfetta, peccato la sua esperienza in nerazzurro non lo sia stata altrettanto.
