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Dal Tanque al Jardinero, i soprannomi più famosi e curiosi del calcio

Dal giardiniere al carrarmato fino alla scatola magica, ecco gli aneddoti e le storie che si celano dietro i nomignoli più celebri.
A cura di Salvatore Parente
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Il calcio per via del suo grande sviluppo su tutto il territorio mondiale ha una caratteristica straordinaria, ovvero: il seguito di milioni e milioni di tifosi. Questa condizione dettata dalla smisurata fede per questo magnifico sport di conseguenza consente ai giocatori che riescono a raggiungere livelli medio alti di conseguire una fama pressoché indiscutibile.

Una fama però che, oltre alle gesta ed alle giocate sul rettangolo di gioco, viene spesso associata a eventi particolari, storie, numeri di maglia e perché no ai soprannomi. In questo contesto, tralasciando quelli più celebri (tipo la Mano de Dio di Maradona, O Rey per Pelé o il Kaiser per Beckenbauer) riveliamo gli aneddoti e le motivazioni che si celano dietro ai simpatici nomignoli affibbiati ai talenti del calcio contemporaneo e non solo.

Cruz

El Jardinero, al secolo Julio Ricardo Cruz

Attaccante di ottimo livello con le maglie di Inter, Lazio, Bologna, Feyenoord ma anche River Plate e Banfield, l’argentino oltre alle sue tante realizzazioni in carriera ed alla sua celebre 9, ha avuto un compagno ben preciso: il soprannome di Jardinero. Il motivo di questo suo nomignolo deriva dal fatto che giovanissimo, a 15 anni, Julio per aiutare la famiglia non in ottime condizioni economiche si mise a fare l’operaio del Banfield per il quale svolgeva il lavoro, appunto, di giardiniere. Un pomeriggio durante un allenamento però, agli uomini della prima squadra mancava un elemento per una partitella “in famiglia” così venne invitato Julio che, in poco tempo, si guadagnò l'ammirazione dei nuovi compagni per le insospettabili doti calcistiche, il resto è storia nota a tutti.

Denis

El Tanque Denis

Pur essendo arrivato tardi nel calcio italiano, tolta la nefasta esperienza al Cesena nella stagione 2002/03 (3 reti in 29 partite), German Gustavo Denis ex attaccante di Napoli, Udinese, Atalanta e non solo è stato fin da subito etichettato col nome di Tanque (peraltro pseudonimo dato a tante punte con identiche caratteristiche) ovvero: carrarmato. Un soprannome azzeccatissimo, come del resto molti di quelli selezionati e scelti dai sudamericani per i propri beniamini, che spiega a chiunque non conoscesse il cannoniere ora al Lanus le sue qualità: forza fisica, strapotere e atletismo.

Zola

Un nomignolo ‘Magic’ per Zola

Spostando invece l’attenzione dal panorama sudamericano a quello europeo, nello specifico italiano, uno dei soprannomi più belli di sempre ricevuto da un nostro talento è quello scelto dai tifosi inglesi per l’estroso Gianfranco Zola. Quando l’ex Napoli, infatti, nel 1996 fu ceduto dal Parma al Chelsea per 12.5 miliardi delle vecchie lire i tifosi britannici piacevolmente sorpresi per le giocate messe insieme da quel piccolo folletto tutta classe ed eleganza lo definirono Magic Box, la scatola magica. Una scatola dal quale il numero 25 dei Blues ha estratto diversi gol da cineteca e che furono alla base della scelta nientemeno che della Regina Elisabetta di nominarlo Membro dell'Ordine dell'Impero Britannico.

Pipita

Di padre in figlio, nel dna anche il soprannome

La storia del calcio è ricca di episodi nei quali i figli hanno ripercorso le orme dei propri padri scendendo con buoni risultati in campo e svolgendo la stessa, meravigliosa professione del genitore. Nel dna però, oltre alle doti tecniche ed alla smisurata passione per il pallone, molti di loro hanno ereditato anche il soprannome. Da Jorge Higuain a Juan Ramon Veron, a Diego Pablo Simeone a Javier Hernandez Gutierrez, infatti, i vari Pipa (nasone), Bruja (strega), Cholo (incrocio di razze) e Chicharo (pisello, per via dei suoi occhi verdi) si sono trasformati, di conseguenza, in simpatici diminutivi col suffisso –ita/o: Pipita, Brujita, Cholito e Chicharito per i vari Gonzalo, Juan Sebastian, Giovanni e Javier Hernandez Balcazar.

Van Basten

Marco Van Basten, il Cigno di Utrecht

Chiudiamo questa breve rassegna come meglio non si poteva con l’icona del calcio olandese e non solo Marco Van Basten. Attaccante di Milan e Ajax prematuramente ritiratosi dai campi da gioco (30 anni) per via dei suoi costanti problemi alle caviglie, quello che fu definito da Galliani “Leonardo da Vinci” allo stesso tempo fu conosciuto da tutti per il riuscitissimo “pseudonimo” di Cigno di Utrecht. Un nomignolo che non ha bisogno di molte spiegazioni ma che si apprezza al meglio con le parole di Maradona sul talento olandese: “Non ho mai visto un giocatore più elegante di Van Basten, una macchina da gol”.

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