Dal Bisonte al Gallo, i 5 soprannomi curiosi del calcio italiano
Curiosi, stravaganti e divertenti. Nel nostro campionato di Serie A, sono tanti i soprannomi che sono stati appiccicati ai vari calciatori italiani. Dietro ad ognuno di loro, si nascondono delle vere e proprie storie che hanno poi fatto nascere quel nomignolo che li ha poi resi così famosi. Ecco quindi i 5 soprannomi più curiosi del calcio italiano di ieri e di oggi.
Pruzzo ‘O Rey de Crocefieschi'
A Roma, sponda giallorossa, di grandi talenti, goleador e calciatori da sogno, ne sono passati tanti nella storia. Ma su due in particolare, a Roma, non si transige: Francesco Totti e Roberto Pruzzo. Il primo, fuoriclasse assoluto dei giallorossi, è noto al mondo intero come Pupone, nomignolo risalente alla tenera età, quando già vestiva la casacca giallorossa. Il secondo invece, era un burbero dal cuore grande, capace di segnare e di far sognare i tifosi, inconfondibile con i suoi baffoni. Roberto Pruzzo, semplicemente il “Bomber” per i tifosi della Roma. La storica punta, portava un soprannome curioso: "O' Rey de Crocefieschi", pseudonimo in nessun modo riconducibile a lui se non per l'insolito nome del paese di provenienza, un piccolo comune della provincia di Genova che conta meno di 600 anime. Si diceva che per le strade di quel paesino nacque la passione per il calcio di Pruzzo che giocava a pallone anche scalzo.
‘Raffaello Baggio' e ‘Pinturicchio Del Piero'
Un amante della cultura, dell’arte, un vero signore della borghesia piemontese, di Torino, oltre ad essere uno dei più grandi imprenditori della storia dell’Italia. Stiamo parlando ovviamente dell’indimenticabile avvocato Gianni Agnelli. Alla sua Juventus, era solito paragonare i suoi giocatori ad artisti del Rinascimento e quando vide giocare per la prima volta negli allenamenti il giovane Alessandro Del Piero lo battezzò subito con una celebre battuta che coinvolgeva anche Roberto Baggio, il “divin codino”. "Se Baggio è Raffaello, Del Piero è Pinturicchio,", disse l'Avvocato. Pinturicchio, è il soprannome che contraddistinse il celebre artista rinascimentale Bernardino di Betto, e che significa letteralmente "piccolo pittore". Un soprannome che Del Piero si porterà con sé per tutto il resto della sua carriera, onorato da quel paragone che metteva di fronte l’arte rinascimentale e il suo modo armonioso di giocare e creare traiettorie di tiro che sembravano delle vere “spennellate”.
Lo Zio Bergomi e Pinna d'oro
Uno dei difensori più incredibili della storia dell’Inter. E’ stato una bandiera, un idolo, e lo è ancora, anche se nelle vesti di commentatore televisivo. Stiamo parlando di Beppe Bergomi, campione del mondo con l’Italia nel 1982, e vera icona del calcio italiano del passato. Giampiero Marini, allora tecnico dei nerazzurri, fu colpito dai baffi del giovanissimo Giuseppe Bergomi quando il difensore cominciò ad allenarsi con la prima squadra dell'Inter. "Davvero hai solo 18 anni? Sembri il mio vecchio zio", disse Marini. Da allora, Bergomi è lo Zio per tutti. Ma ironia della sorte, il giornalista Gianni Brera coniò anche per lo stesso Marini, un soprannome davvero curioso: “Pinna d’oro”, per via dei piedi lunghi e poco nobili e per la corsa sgraziata.
Alza la cresta al Toro e fa gol
Ultimo della serie, il gol in spaccata al suo grande amico Gigio Donnarumma. Solo qualche giorno prima, aveva battuto il portiere del Milan anche nella gara di Coppa Italia persa però dal suo Torino per 2-1. Stiamo parlando ovviamente di Andrea Belotti, che si sta letteralmente consacrando nel corso di questa stagione in Serie A con la maglia granata. Punto fisso della Nazionale di Ventura, Belotti è per tutti il Gallo, lui spiega perché: “Perché da piccolo inseguivo i galli nel pollaio di mia zia. E perché il mio amico Juri Gallo mi ha detto di fare questa esultanza per scherzo: ho subito segnato e non ho più smesso di farla”. Ogni volta che segna infatti, mima il segno della cresta di un gallo, diventata ormai un’esultanza cult nel mondo del calcio.
Sigarette, grappa e gol per il “Bisonte”
Bomber in tutti i sensi. Uno che delle regole ferree del calcio, basate sulla linea perfetta e su un’alimentazione corretta se ne fregava altamente. Stiamo parlando di Dario Hubner, una vita a far gol, senza rinunciare mai, prima, e soprattutto dopo gli allenamenti, ad una sigaretta e a un bel sorso di grappa bevuta in compagnia. 24 gol insieme al bomber della Juventus, David Trezeguet, quando ancora vestiva la maglia del Piacenza, Hubner veniva soprannominato il “Bisonte”, per via della sua gobba e della sua imponente stazza che incuteva timore solo ad averlo vicino, figuriamoci a marcarlo. Non solo però, perché il bomber di Muggia, in provincia di Trieste, era anche noto con il nomignolo “tatanka”, che era il nome utilizzato dagli indiani "Apalaches" per riferirsi appunto al bisonte. Un ex calciatore che ha fatto davvero la storia del calcio italiano.