Dal 23 di Beckham al 14 di Cruyff, le storie dietro i numeri scelti dai più grandi
Certe storie nascono per il mero gusto del fato di attorcigliare le cose, altre hanno motivi ben precisi. Stiamo parlando del legame, spesso indissolubile, fra i calciatori ed i propri numeri di maglia a cui i giocatori di tutto il mondo riservano un significato molte volte profondo con ricordi, speranze, ambizioni, emulazioni sacre, riconoscenze, anniversari e sentimenti vari.
In questo contesto, illustriamo i motivi per i quali alcuni straordinari interpreti del rettangolo di gioco, hanno deciso di stringere il proprio nome a determinati numeri di maglia.
Cruyff, un portafortuna indelebile
Negli anni in cui il talento olandese ed il suo Ajax impazzavano col “calcio totale” del tecnico Rinus Michels (allenatore del secolo scorso per la Fifa) in Eredivisie ed in campo internazionale Cruyff era “costretto” a sottostare all’antica numerazione delle squadre che prevedeva l'attribuzione ai titolari le maglie dall’1 all’11. Così, per diverso tempo il campione poi del Barcellona indossò la numero 7 fino a quando, in una delle rare occasioni nei quali “l’olandese volante” non fu schierato dal primo minuto in una sfida dei Lancieri contro il Psv, il nativo di Amsterdam pescò fra le casacche delle riserve proprio la 14.
Subentrando, Cruyff, come suo solito, deliziò la platea e risolse il match decidendo di mantenere, poi per sempre, quel fortunato numero (fu poi l'unico giocatore titolare a non avere un numero fra i primi undici dell'Olanda alla Coppa del Mondo del 1974).
Pelé e il fato, un 10 per sempre
Un’altra storia simile datata però 1958 vide protagonista mister 1000 gol in carriera Pelé. Durante i mondiali poi vinti dai suoi nel ’58 in Svezia, infatti, all’appena 17enne O Rey venne affidata, per puro caso, la 10. E sì perché quando la federazione carioca presentò la propria squadra per la rassegna iridata, alla prima gara contro l’Austria dimenticarono di stilare un elenco dei numeri di maglia designati così, un impiegato del massimo organismo calcistico, senza conoscere le qualità di ciascun elemento, prese ad assegnare i numeri a caso: al portiere Gilmar la 3 a Garrincha l’11 a Didi la 6 fino alla 10 al giovane Pelé. Risultato? 6 gol complessivi realizzati in 4 partite, la vittoria finale ed un 10, per sempre sulle sue gloriose spalle.
Beckham e l’adorazione per Michael Jordan
Quello che i media britannici spesso definirono lo Spice Boy per via del suo rapporto amoroso con la Spice Girl Victoria, negli anni di Manchester ha sempre indossato la numero 7. Una maglia storica che ha storicamente racchiuso l’immagine dell’esterno di fascia forte, veloce ed in grado di crossare alla perfezione al centro. Quando però Beckham venne ceduto al Real Madrid nel 2003 il suo “antico” 7 era esclusiva della colonna merengue Raul, così il campione inglese per la sua estrema ammirazione nei confronti del cestista sei volte campione NBA Michael Jordan decise di vestire, in onore dell’ex Bulls, la numero 23. Numero che poi ha portato con sé fino alla fine della sua splendida carriera calcistica.
Dani Alves tra Abidal e Lebron James
I compagni di squadra di frequente da puri colleghi finiscono per diventare amici fraterni. È questo il caso del brasiliano Daniel Alves e del transalpino Eric Abidal. Nei primi 5 anni di permanenza a Barcellona proveniente da Siviglia, infatti, il terzino carioca ha sempre indossato la 2 stringendo un legame fortissimo col centrale francese. Addirittura, quando quest’ultimo fu colpito da un tumore al fegato lo stesso Dani Alves era intenzionato a donare all’amico parte del suo per aiutarlo ma questo non fu possibile.
Così, dopo la guarigione e la cessione di Abidal al Monaco Dani Alves ha deciso di indossare in onore dell’ormai fraterno compagno la 22 fino alla 6 dello scorso anno e alla 23, ispirandosi al cestista Lebron James, della sua versione bianconera.
Lizarazu e Buffon: due numeri, due storie personali
A chiudere questa rassegna dei significati alle spalle, in tutti i sensi, dei numeri di maglia troviamo Lizarazu e Buffon. Due calciatori che si sono fronteggiati anche in partite importanti e che hanno dato un senso piuttosto strano al proprio numero. Se Buffon, nel 2000/01 decise di affidarsi all’88 poiché anche visivamente questo numero simboleggiava quattro "palle", immagine della rinascita dopo l'infortunio che gli aveva impedito di partecipare all'Europeo 2000.
Il francese Lizarazu nella sua seconda esperienza bavarese al Bayern Monaco ha scelto il 69 emblema di tutte le informazioni personali del laterale: nato nel 1969, alto 1 metro e 69 centimetri e dal peso di 69 chilogrammi.