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Da ‘piccolo Bob’ a ‘Mister Gol’: quando Lewandoski vinse contro i pregiudizi

All’età di 7 anni era troppo gracile. A 12 faceva fatica a reggere i ritmi del calcio polacco. Ma non gli è mai mancata la caparbietà e l’ambizione: “Voglio andare in Nazionale” diceva quando giocava nel Varsavia. E ora è tra i più forti e completi attaccanti internazionali.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il piccolo Lewandowski alla destra del portiere (immagine tratta da Bild)
Il piccolo Lewandowski alla destra del portiere (immagine tratta da Bild)

A volte i campioni si riconoscono dall'inizio, quando sono piccoli, giovani, ancora da formare. Altre volte ci vuole tempo, costanza, intuito. Per Robert Lewandowski no: il talento puro e cristallino lo si era visto sin dai primi provini alla tenera età di 7 anni ma a parte i suoi allenatori d'allora, in Polonia, nessuno si era accorto che stava sbocciando un talento che oggi sta strabiliando tutti a suon di record in Bundesliga, prima tra le fila del Borussia Dortmund e oggi con il Bayern di Pep Guardiola. Eppure, è stato uno di quei giocatori che quando andava in giro a fare i provini, malgrado dimostrasse di saperci fare, si presentava con un fisico troppo gracile per pensare che si sarebbe imposto a livello internazionale.

A pensarlo, in realtà, sono sempre stati due allenatori polacchi, i padri putativi del piccolo Bob: Krzysztof Sikorski e Marek Krzywicki, precisamente tecnico e ds del Legia Varsavia, laddove Lewandowski ha mosso i primi passi col pallone tra i piedi. Loro sì che avevano intravisto le stigmate del campione, di un ragazzino che faceva cose straordinarie malgrado avesse un fisico minuto, troppo magro per reggere il confronto con gli avversari. Ma dotato di un temperamento unico: "Arriverò in Nazionale" diceva il giovane Robert a 9 anni, pochi ci credevano in realtà e nessuno avrebbe pensato che sarebbe diventato una stella mondiale.

"L’ho allenato per 7 anni, e solo nel 2004, alla sua ultima stagione, è finalmente cresciuto e si è irrobustito", ha raccontato Sikorski alla Bild, sottolineando che quel gracile attaccante aveva però tutto per esplodere. Tanto di riuscire anche a segnare in una sola stagione in Polonia la bellezza di 79 gol. "Lui ha sempre detto che sarebbe arrivato in nazionale. Io ero combattuto. Sapevo che avrebbe raggiunto il massimo campionato polacco, ma non potevo pensare sarebbe diventato così forte".

Parole che suonano in armonia con i pensieri del ds di allora del Legia, Krzywicki: "Era molto magro, forse troppo. Ma ha sempre avuto un grande istinto sotto porta. E pure tecnicamente faceva la differenza". Prima dimostrando tutto il suo talento in Polonia poi emigrando nella vicina Germania dove in Bundesliga è esploso. Laddove non arrivava un fisico che non era pronto a reggere l'urto del calcio che conta, c'era però già temperamento. Lo stesso che ha dimostrato in questi giorni, fatto di determinazione e ambizione: "Non importa quante reti hai fatto. Per continuare a buttarla dentro devi volerne fare sempre di più". E se poi anche la moglie, ex karateka e oggi nutrizionista e personal trainer, ci mette del suo con delle colazioni a ricetta segreta che gli permettono di esprimersi al massimo, per Lewandowski il divertimeno è appena iniziato.

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