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Da Lupatelli a Diarra, quando il numero 10 è un sacrilegio

Il magico numero 10 assegnato, a volte, a cuor leggero… Ecco alcuni casi in cui questa scelta dissacrante è avvenuta negli ultimi anni.
A cura di Salvatore Parente
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Molti appassionati del calcio si sono avvicinati a questo meraviglioso sport per via di un calciatore su tutti: il numero 10. Dai vari Platini, Pelé, Maradona, Baggio e Del Piero passando per Zico, Puskas, Zidane o Messi le diverse epoche del football, infatti, hanno messo in mostra talenti straordinari con determinate caratteristiche fatte di classe, eleganza, dribbling, estro e visione di gioco.

Qualità ben precise che hanno sempre connotato il 10 non solo ai tempi della numerazione obbligatoria dall’1 all’11 ma anche durante i nostri convulsi e concitati anni 2000. Nel corso della storia di questa disciplina però, non sono stati pochi i casi nei quali questo sacro numero è stato “profanato” da ragazzi impuri, ovvero, quelli con ruoli diversi se non con peculiarità tecniche non all’altezza del retaggio e della grandezza del 10. In questo contesto, vediamo quindi i calciatori più “strani” ad aver indossato il predetto numero.

Cristiano Lupatelli il “10” dei portieri

Pizzetto e basettoni da hipster, portiere di buone doti nonché vincitore di uno scudetto da secondo con la Roma Cristiano Lupatelli è stato uno di quelli che sono passati alla storia per gesta che vanno oltre il campo. E sì perché l’ex Primavera della Fiorentina (club col quale chiuse la carriera nel 2015), appena sbarcato in Serie A nel Chievo dei miracoli nel 2001 dopo essersi conquistato la titolarità nel club clivense scelse, nonostante i vari Perrotta, Luciano, Marazzina e Corradi in rosa, uno sfrontato 10 per dimostrare di essere il vero fantasista della squadra. Una decisione che fece scalpore ma che si rivelò di successo con tante casacche del portierone umbro vendute con, allo stesso tempo, almeno fino all’infortunio del 2003, un rendimento davvero eccellente prima delle avventure, con numeri più ortodossi, con Parma, Palermo, Cagliari, Bologna, Genoa e Fiorentina.

Lupa Ok

Lassana Diarra l’incredibile 10 dei Galacticos

Se parliamo di blasfemia, oltraggio e profanazione nel calcio nulla può superare quanto accaduto al Real Madrid nell’estate del 2009. Ceduti Cannavaro, Robben, Huntelaar, Sneijder e Negredo e al contempo prelevati campionissimi come Garay, Albiol, Ronaldo, Benzema, Kakà e Xabi Alonso, all’assegnazione dei numeri il 10, inspiegabilmente libero, andò ad un gregario del pallone, ad un mestierante del calcio come Lassana Diarra. Uno choc non da poco dopo una dissacrazione enorme per via della grande quantità di stelle del calcio mondiale che avevano indossato in precedenza quella specifica casacca. Una contraddizione fatale che, però, per fortuna degli amanti del calcio e della sua inviolabilità, durò due anni con Ozil che rimediò al maltolto nella stagione 2011/12.

LassOK

William Gallas, “erede” di Bergkamp

Dal portiere al mediano dai piedi ruvidi si passa al mero difensore centrale. E sì perché negli ultimi anni questo numero di maglia è transitato anche per un marcatore come il francese William Gallas. Odiato dai Blues del Chelsea per il suo “vile tradimento” nel 2006 per vestire la maglia dei Gunners, nella stagione 2006/07 il vicecampione del mondo con la Francia ereditò da una leggenda dell’Arsenal come Dennis Bergkamp proprio l’amata 10 dell’olandese volante. Un transito abbastanza traumatico da un fine dicitore ad un picchiatore seriale che durò la bellezza di 4 lunghe stagioni concluse con 12 reti in 101 gare totali.

GallasOk

Santiago Silva, un Tanque con la 10

In questa nostra shortlist compare anche l’attaccante uruguaiano Santiago Silva. Meglio noto col soprannome di Tanque, l’attuale centravanti del Banfield ha avuto l’onore di indossare questo celebre numero, appartenuto ai vari Antognoni, Baggio, Rui Costa e, oggi, Bernardeschi, proprio nella Fiorentina edizione 2011/12. Arrivato nell’agosto di quell’anno dal Velez Sarsfield per far rifiatare il bomber titolare Alberto Gilardino, malgrado la presenza in rosa dei vari Vargas, Cerci, Jovetic ed il giovane Ljajic meglio attrezzati per le qualità intrinseche del 10 si vedette assegnare quel simbolo di grande importanza tecnica che, per fortuna dei tifosi viola, perdurò soltanto per 6 mesi (1 rete in 12 partite) con la conseguente nonché necessaria cessione al Boca Juniors nel gennaio successivo.

SilvaOk

Ahn Carneade e giustiziere dell’Italia

Restando in Italia, stavolta sponda Perugia, troviamo il sudcoreano Ahn Jung-Hwan. Idolo e beniamino dell’ex presidente Gaucci il giustiziere dell’Italia ai mondiali del 2002 in casa, in stretta collaborazione col più che sospetto arbitro Moreno, ereditò la 10 dei biancorossi dal più celebre Nakata (poi campione d’Italia con la Roma). Tuttavia, nonostante la fiducia della proprietà, dello staff tecnico e quel beffardo gol contro gli azzurri due anni più tardi, l’ex Daewoo Royals non riuscì a far breccia nel cuore dei tifosi con appena 5 reti in 30 apparizioni in due anni. Una 10 deludente e, alla fine dei giochi, più che inappropriata.

AhnOK
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