Dal guardiolismo alla ‘forza tranquilla’ di Zidane: è la Champions, bellezza
Il modo perfetto per descrivere Zidane allenatore è "forza tranquilla", un vecchio payoff che i francesi conoscono bene perché usato da Mitterand, su suggerimento del pubblicitario Séguéla, nella campagna elettorale del 1981. Quello che dimostra prima, durante e dopo la partita è proprio questa consapevolezza nella “potenza tecnica” dei propri calciatori, unita ad una sorta di sapienza del talento che lui conosce perfettamente per aver vissuto di questo nei suoi anni da calciatore e riconosce in molti dei giocatori che fanno parte adesso della sua squadra.
Con il suo atteggiamento sempre confidente, palesato ad esempio nel video realizzato negli spogliatoi durante la finale Champions dello scorso anno, non fa trasparire nessuna sensazione negativa, nessun dubbio apparente e i calciatori del Real queste sensazioni le percepiscono e le fanno proprie, continuando a macinare gioco anche quando vengono messi alle strette dagli avversari o sono in chiara difficoltà, come contro la Juventus o il Bayern.
Dalla squadra B, come prima di lui Pep Guardiola con il Barcellona, Zidane si è preso il Real da Rafa Benitez nel gennaio 2016 ed ha iniziato a insidiare tutta una serie di record soprattutto in Champions League. La prima cosa che emerge con una certa impressione è il fatto che non sia stato ancora mai eliminato dalla principale competizione europea. E' alla terza finale consecutiva, dopo aver vinto le prime due contro Atletico Madrid e Juventus (i primi a pari merito sono Munoz, Ancelotti, Ferguson e Lippi con quattro finali), ed è già al terzo posto nella storia per Coppe dei Campioni/Champions League vinte (i primi sono Paisley e Ancelotti con 3 Coppe). Per Coppe/Champions da tecnico e calciatore è al terzo posto dopo Ancelotti con 5, Munoz, Cruyff e Rijkaard con 4.
Questi record raggiunti o attaccati sono solo una parte della grandezza di Zidane da tecnico. La sua meravigliosa e per adesso ineguagliabile capacità è saper gestire tutto con moderazione. Gestisce i suoi mille campioni senza far accadere niente di grave (anche l’affare James è stato gestito con grande relax), li mette insieme dando ad ognuno compiti da svolgere più che ordini tattici ferrei (l’utilizzo di Modric da mediano destro con il Bayern è stato sconvolgente ma svolto alla perfezione) e da un punto di vista generale riesce a moderare tutti i grandi principi del calcio contemporaneo senza creare stress nei propri campioni.
Il pressing è fatto senza esagerare la lotta per la riconquista, il ritmo di gioco è alto ma sa modularsi in base ai momenti della partita, l’utilizzo del gioco verticale è cadenzato con ampie fasi di gioco orizzontale, tutto viene svolto con le idee chiare ma senza l’aggressività quasi necessaria per altre squadre (vedi il Liverpool contro cui potrebbe essere una finale da opposti). Nonostante questo relax di fondo ha saputo migliorare i suoi calciatori, portandoli a vincere caterve di premi di squadra e personali.
Zidane, la grande forza tranquilla del calcio di oggi, ha accumulato esperienze da calciatore e le ha messe a disposizione dei suoi, rimanendo però perfettamente aggiornato sui principi del calcio moderno. Ha creato un mix in cui i campioni riconoscono una guida sicura, affidabile e concreta. In una fase storica in cui la grande rivoluzione guardiolana tramonta o viene attaccata da successori che ne prendono solo parti per estremizzarne degli elementi, la “maniera” di Zidane risulta quella vincente.