Da Cassano a Sivori passando per Di Canio, 5 fra i calciatori più ribelli di sempre
Ricchi, talentuosi, di successo ma soprattutto controcorrente, dannati, iconoclasti, in poche parole: ribelli. Sono i calciatori che hanno entusiasmato i tifosi e gli appassionati non solo per le loro gesta in campo ma anche, se non soprattutto, per le loro discutibili scelte al di fuori del rettangolo di gioco. Parliamo di quei ragazzi terribili che hanno spesso anche “rovinato” o danneggiato la propria carriera per i vizi, i vezzi e le bizze con tecnici, dirigenti e presidenti di alcune società di appartenenza. Ecco i maledetti del football, quelli per cui la frase: “Cosa avrebbe fatto se…” è stata più e più volte spesa.
Cassano, un ribelle entrato nel dizionario italiano
Attualmente svincolato dopo l’ennesima lite con la Sampdoria, club al quale ha dato tanto e da cui ha ricevuto molto, FantAntonio è uno degli esponenti di punta dei ribelli del nostro calcio con tanti episodi che lo hanno fatto entrare nel linguaggio corrente col termine: “cassanata”. Una serie di screzi, risse verbali e non, bandierine spezzate, corna in direzione degli arbitri, guide in auto senza patente, seduzioni in tripla cifra, maglie buttate via e quant’altro che hanno contraddistinto una carriera da eterno ribelle, da reietto del pallone che ora, malgrado il suo smisurato talento si trova in una fase di profondo stallo, nel limbo chiamato calciatori senza contratto.
La “carriera” di Mario Balotelli fra gol ed eccessi
Un altro bad boy italiano di grande successo ma con tanti problemi in campo è senza dubbio Super Mario Balotelli già 3 espulsioni in stagione in 19 presenze in Ligue 1. Eppure, l’estroso e fulgido talento azzurro aveva bruciato le tappe esordendo giovanissimo in Serie A toccando con mano la Champions League dell’Inter nel 2010 per poi giungere in nazionale.
Nella sua carriera però, oltre ai tanti gol messi a referto (107 coi club), l’attaccante del Nizza ha fatto registrare un incendio nella sua villa inglese, il lancio della maglia in un Inter-Barcellona, un’entrata killer in allenamento ai danni del compagno Sinclair, polemiche con Mancini, freccette contro i ragazzi della Primavera, capigliature eccentriche e la celebre maglia “Why always me” sfoggiata in un accesissimo derby di Manchester. Insomma, una grandeur mediatica derivante più dalle sue sortite al di fuori del campo che dalle gesta, peraltro di grande qualità, all’interno del rettangolo di gioco.
Paolo Di Canio, da sempre contro corrente
Andando un po’ indietro nel tempo, invece, troviamo l’ex attaccante della Lazio Paolo Di Canio. Discusso e discutibile calciatore di tecnica e soprattutto personalità il ragazzo del Quarticciolo è balzato agli onori delle cronache per diversi episodi e per il suo essere sempre e comunque un uomo al di fuori dagli schemi.
Dapprima i saluti romani in direzione dei suoi tifosi, poi lo spintone all’arbitro costatogli 11 giornate di squalifica quando militava nello Sheffield fino all’onorevole episodio di Everton-West Ham nel quale il talento laziale decise di non andare in rete col portiere Gerrard a terra dolorante, sarebbe stato troppo facile ma troppo degradante. Un campione con nessun caso di vizi fuori dal campo ma con una missione da portare a termine: essere, sempre e comunque, al limite della trasgressione, lui pure controcorrente.
Omar Sivori, El Cabezon prima di Woodstock
Quando ti chiamano El Cabezon, il “testone”, qualcosa deve pur voler dire. E sì perché Omar Sivori campione argentino di Juventus e Napoli anche nel modo tutto suo di abbigliarsi in campo, calzerotti sempre abbassati come per dire, “prendete a calci i miei stinchi ma non mi butterete mai giù”, ha sempre dimostrato di essere un ribelle. Uno di quelli, per intenderci, che prima di Woodstock ha chiamato i giovani alla rinascita sociale con le sue gesta, la sua immensa personalità ed il suo atteggiamento guascone e da provocatore. Un idolo dei ragazzi del tempo ed una icona leggendaria del calcio nostrano e non solo.
I brasiliani “italiani”, figli del vizio
A chiudere questa nostra rassegna dei ribelli del nostro calcio troviamo gli indimenticabili colorati, estrosi, casinisti, confusionari, e protagonisti delle cronache mondane i brasiliani. Eccone alcuni che hanno segnato un’epoca nel nostro paese e non solo: Edmundo e le fughe da Firenze per il carnevale di Rio, Adriano insieme ai boss, alle prostitute, alla droga e al cibo, Ronaldinho con i samba e le donnine e Garrincha tra mogli, amanti, figli (circa 14) e alcool. In pratica ribelli troppo spesso figli del vizio.