Da Calciopoli a Higuain, i 10 anni della nuova Juve
All'inferno e ritorno. Dal tramonto a una nuova alba. Dieci anni fa, la Juventus si vedeva revocare lo scudetto nell'estate del Mondiale e di Calciopoli. Un decennio più in là, è l'unica squadra italiana con oltre 300 milioni di fatturato.
Calciopoli – Nel 2006 la retrocessione in serie B segna un passaggio epocale nella storia della Juventus. Restano Nedved, Buffon, Del Piero e Trezeguet. Partono Ibrahimovic, Zambrotta, Cannavaro, Mutu, Emerson, Thuram e Vieira. La presidenza Cobolli Gigli incassa 42 milioni di plusvalenze, abbatte il monte ingaggi da 127 a 95 milioni e riduce di due terzi gli ammortamenti da 66 a 23 milioni. La società, che già negli anni precedenti si manteneva in pareggio grazie a redditizie operazioni di mercato, si ripresenta dopo un anno in serie A con ricavi ridotti, da 220 a 145 milioni, ma i conti in ordine.
2007-2009 – Dal 2007 al 2009, La Juve centra un terzo e un secondo posto, un ottavo in Champions, perso contro il Chelsea, e un'eliminazione a sorpresa l'anno dopo contro il Fulham in Europa League (3-1 a Torino, 1-4 a Londra). Il biennio porta a Torino Amauri, Tiago, Poulsen e Andrade, gli acquisti più onerosi del periodo. Ma i ricavi tornano sopra i 200 milioni ma il botteghino non regala più di 18,4 milioni nel 2009, il valore più alto dell'era pre-Juventus stadium. Aumentano, in parallelo i costi, ma il risultato operativo rimane in positivo per 13,9 milioni: resterà il bilancio migliore fino al 2015 dei record della finale Champions e dei 300 milioni di ricavi.
L'anno di Blanc – Nel 2009/2010, unico anno di presidenza Blanc, i ricavi raggiungono i 223 milioni (più 17 di plusvalenze), sui cui pesano i diritti tv per il 61,3%., il monte ingaggi è di 127 (cifre molto simili al 2006) e gli ammortamenti salgono a 39 milioni. L'arrivo di Diego e Felipe Melo, con una spesa di oltre 50 milioni, si traduce solo in un settimo posto in campionato. Il bilancio si chiude in passivo per 11 milioni e per l'anno successivo, spiegava l'allora direttore finanziario Michele Bergero, “la mancata partecipazione alla Champions League comporterà minori proventi dalle competizioni europee e minori ricavi commerciali”.
Passivo record – La realtà sarà anche peggiore. Sul mercato, la Juve genera un saldo positivo tra acquisti e cessioni per 3,785 milioni nonostante il passaggio di Diego al Wolfsburg generi una minusvalenza di quasi 6 milioni. I tedeschi, però, pagano subito, senza dilazioni, e sostengono una campagna acquisti da quadi 50 milioni che però produce solo un deludente settimo posto. Il nuovo presidente Andrea Agnelli, che ha chiamato Giuseppe Marotta come direttore generale, chiude il primo anno, il 2010-11 con una perdita record di 95,4 milioni, ricavi per 172,1 e costi operativi per 196,3 milioni. Un bilancio, però, che già accoglie l'investimento per lo Juventus Stadium. “"Lo stadio – sottolinea il presidente bianconero – rappresenta un esempio virtuoso, per la visione del gruppo Exor e per la capacita' di investire in momenti difficili. E rappresenta inoltre una fortissima discontinutà con il passato. Siamo la prima società in Italia a portare a termine un progetto del genere e la prima a raggiungere i nostri competitor europei”.
Il piano quinquennale di Agnelli – È il frutto, spiega Agnelli, “della volontà di mantenere la Juve competitiva che possa aspirare a vincere come la storia impone”, anche se annuncia l'addio a capitan Del Piero dall'estate 2012. In quell'estate del 2011, il presidente lancia il suo piano quinquennale in sette punti: la nuova organizzazione societaria, il rinnovamento della prima squadra, diversi investimenti nel settore giovanile, il nuovo stadio, il rafforzamento della capacità autonoma di generare ricavi, l'ottimizzazione degli investimenti sportivi e un attento controllo dei costi. "Il nostro unico obiettivo – spiega – è tornare a vincere”. In fondo è questa da sempre, nel dna della Juventus della famiglia Agnelli, l'unica cosa che conta. Per questo, la presidenza sostiene i conti con un aumento di capitale da 120 milioni e zavorra il bilancio 2011-12 con operazioni in perdita: la società scommette sul ritorno in Europa che prevede i limiti più strigenti del fair play finanziario.
Ritorno in Europa – Il primo dei punti chiave indicati nella relazione di bilancio racconta bene il percorso dell'ultimo lustro. “Ritorno nel più breve tempo possibile a competere stabilmente ad alto livello sia in Italia che in Europa, attraverso un’aggressiva politica di investimenti e disinvestimenti destinati a completare il rinnovamento della prima squadra e a elevarne il livello qualitativo, nonché a consentire un adeguato ricambio nelle stagioni sportive successive”. Già dalla prima campagna acquisti di Conte arrivano Vucinic, Lichtsteiner e Vidal, ma nessuno di loro è costato più di 15 milioni, più Pirlo a parametro zero. Nei cinque anni del piano, la Juventus investe 60 milioni e ne incassa 40 dalle cessioni: Morata è il primo giocatore della nuova era Agnelli costato più di 20 milioni.
Settore giovanile – L'altro aspetto su cui Agnelli ha insistito è il “rilancio del settore giovanile con l’obiettivo di inserire in squadra entro 3-5 anni giovani che possano generare risorse e ridurre il fabbisogno di investimenti”. Dal vivaio, nella gestione precedente, erano emersi Marchisio, Marrone e De Ceglie. Dal 2011 al 2016 la Juve vince due volte il Torneo di Viaeggio e raggiunge la finale Primavera l'anno scorso, persa contro la Roma. Sono bianconeri tre dei migliori 20 giovani del campionato giovanile indicati dal Corriere dello Sport: il portiere italo-indonesiano Emil Audero che impara da Buffon, il regista arretrato Filippo Romagna, che Allegri fa allenare con la prima squadra, e Mattia Vitale, il play del futuro bianconero. Allo stesso tempo, la Juve blocca i migliori giovani d'Europa, con un occhio ai risultati sportivi e uno alle plusvalenze: Pogba a parametro zero, Coman, Sturaro, prospetti come Rugani, Zaza,Berardi, giovani come Immobile e Gabbiadini. Talenti cui potrebbe aggiungersi Gabigol, 600 gol nelle giovanili del Santos.
Sponsor – Il presidente chiedeva il “raggiungimento e mantenimento dell’equilibrio economico e finanziario con un approccio maggiormente dinamico alle campagne trasferimenti per cogliere opportunità di valorizzazione e di investimento, d’incremento e di diversificazione dei ricavi con un controllo ai costi operativi”. E l'effetto si comincia a vedere. Dal 2011 i ricavi commerciali superano i 50 milioni, e quest'anno la società ha già toccato quota 41 milioni alla fine del primo semestre. Fiat infatti ha rinnovato come sponsor di maglia per 17 milioni di base (contro i 13 dell’anno scorso), che con i bonus toccano i 19,3. Ma l’impennata vera è arrivata grazie all'accordo con Adidas che garantisce 23,25 milioni fissi a stagione fino al 2021, una decina più di Nike. In più, merchandising e licensing saranno gestiti direttamente dal club che dovrebbe guadagnare così un'altra quindicina di milioni e sta lavorando anche ad accordi su base regionale. Anche se il club rimale al di sotto della soglia dei 100 milioni di ricavi commerciali, oltre la quale si trovano tutti i top club europei, e dipende per il 55% dai diritti tv.
Equilibrio di bilancio – Agnelli ha sicuramente raggiunto l'ultimo degli obiettivi indicati, “raggiungere standard elevati dei risultati sportivi, garantendo alla società l’equilibrio economico e finanziario”. La vera chiave di volta è lo Juventus Stadium, autentico valore aggiunto per i conti della squadra con la tifoseria più numerosa in Italia (raccoglie il 28% dei sostenitori di Serie A, secondo l’indagine demoscopica della Lega). I bianconeri hanno recuperato la statura di club internazionale, che si riflette sui diritti tv (195 milioni nel 2015) e sul marketing (63). Ma è lo stadio di proprietà, che ha garantito 51.4 milioni di ricavi (10,4 in più rispetto ai 41 del 2014), l'elemento in grado di sparigliare destini e fortune, grazie ai 36 mila spettatori di media a partite.
Europa e futuro – Tuttavia nel 2014-15 la Juventus è arrivata in fondo a tutte le competizioni incassando 51,37 milioni e il J-Stadium ha già un tasso di riempimento vicino al 98%, e può aumentare i ricavi da botteghino solo facendo salire i prezzi, che per gli abbonamenti sono cresciuti da 590 a quasi 800 euro di media negli ultimi cinque anni. Non resta che spingere sul merchandising e augurarsi di andare sempre avanti in Champions League per potersi permettere Pjaca e Pjanic, 55 milioni in due, e la clausola da 95 milioni di Higuain senza dover cedere pezzi pregiati della rosa per far quadrare i bilanci.