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Da Balotelli a Messi, storie di calciatori da ‘4 in pagella’

Da sempre sono campioni in campo, ma non a scuola. Da giovani infatti, questi top player, ne hanno fatte davvero di tutti i colori pur di non aprire un libro. Fra loro, sorprende il rapporto con gli insegnanti da parte di Cristiano Ronaldo, un vero e proprio ribelle.
A cura di Fabrizio Rinelli
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In campo sono dei veri talenti. Allietano da sempre le domeniche e le notti europee dei propri tifosi grazie alle loro stratosferiche prestazioni, i gol e le giocate incredibili che fanno letteralmente impazzire il pubblico. Tutto questo in campo, ma scavando nel passato di questi fenomeni assoluti del calcio, possiamo scoprire tante curiosità. Una di queste, è sicuramente rappresentata dal difficile rapporto che questi top player hanno avuto con la scuola. Tanti infatti, sono i calciatori che hanno perso almeno un anno a scuola e che hanno avuto tanti problemi, da giovani, da un punto di vista didattico. Scopriamo chi sono.

Antonio Cassano bocciato 6 volte

Un fenomeno in campo, forse un genio incompreso che ha avuto più di una volta la possibilità di rinascere e dimostrare ancora una volta il suo talento. Antonio Cassano, fra polemiche con arbitri, allenatori e presidenti, si è sempre distinto per il grande talento che lo ha portato addirittura ad indossare la maglia del Real Madrid, oltre a quella della Roma. Il passato del Cassano bambino però, lo conosciamo tutti, ma forse non completamente.

Il talento di Bari Vecchia, lasciava molto a desiderare per quanto riguarda lo studio. “Avevo due in tutte le materie. Un risultato straordinario, ottenuto grazie a un impegno costante. Sono stato bocciato sei volte, tra elementari e medie”. Ma oltre alle sue ottime performance, Cassano pare avesse un rapporto speciale con le professoresse: “Al Carducci c’era la Sarcina. Era veramente bona. A volte non riuscivo proprio a staccarle gli occhi di dosso”. Che dire, un bomber d’altri tempi.

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Balotelli e il minimo alle superiori

Quando Mario Balotelli giocava da vero fenomeno nella squadra Primavera dell’Inter, fu escluso per un periodo dalla rosa per i suoi pessimi risultati a scuola, il che fa capire molto bene l’interesse che nutriva per lo studio l’attuale attaccante del Nizza. Ma nonostante tutto, Balo mantenne la promessa fatta ai genitori terminando il suo percorso di studi e ottenendo la maturità in ragioneria con il minimo dei voti, 60 su 100. Leggermente meglio il risultato di Davide Santon, 62 su 100, mentre il migliore dei giovani interisti fu Obi con 67.

Grande soddisfazione per Mario Balotelli e Davide Santon invece che ce la misero davvero tutta. La sua intenzione, subito dopo aver conseguito la maturità, era quella di continuare gli studi magari iscrivendosi alla Facoltà di Scienze motorie. Cose che pare non sia mai accaduta anche in virtù dei tanti cambiamenti che ha dovuto affrontare nella sua vita. Uno su tutti: essere diventato padre.

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CR7  e la sedia (quasi) tirata alla professoressa

E chi l’avrebbe mai detto! Certo, che Cristiano Ronaldo avesse avuto un’infanzia terribile era noto a tutti, ma che a scuola fosse davvero indisciplinato no. L’attuale Pallone d’oro, è sempre stato un pessimo alunno, a scuola saltava continuamente le lezioni, scappava dagli insegnanti e mentiva ai genitori sui brutti voti e sui compiti a casa. Il padre era raramente a casa e la madre non si preoccupava dei problemi scolastici del figlio. “Gli insegnanti mi dicevano che dovevo farlo rigare dritto, ma non lo mettevo in castigo. Lui doveva allenarsi molto per diventare un grande giocatore”, confessò la madre tempo fa. “Quando arrivava a casa prendeva solo uno yogurt e un pallone e tornava in strada per poi fare ritorno a casa dopo la mezzanotte.”

Il primo giorno di scuola a Lisbona fu catastrofico per Ronaldo, dopo essere arrivato in ritardo, la professoressa gli chiese di presentarsi alla classe durante l’appello. “Ciao, sono Cristiano Ronaldo e sono di Madeira”, disse con una pronuncia quasi incomprensibile. I compagni iniziarono a prenderlo in giro e perfino la professoressa si mise a ridere. Ronaldo si arrabbiò così tanto che prese la sedia e avvisò la professoressa che gliel’avrebbe tirata in testa se non avesse smesso di ridere. Fu il primo di molti richiami disciplinari per comportamenti violenti o assenze ingiustificate. Un ragazzino diventato poi il campione che tutti conosciamo, forse il miglior calciatore al mondo dopo Diego Armando Maradona.

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Una “Pulce” svogliata al Barça

Un calciatore d’altri tempi, un marziano per qualcuno, capace di mettere in mostra movimenti e giocate da vero campione. Il suo nome è Lionel Messi, fantasista del Barcellona. Anche lui, cresciuto in una famiglia umile e semplice, di origini italiane, ha avuto un passato davvero difficile. I problemi di salute, con le cure ormonali per farlo crescere, somministrare dal Barcellona, fino alle sua poca voglia di stare sui libri. In realtà Messi non amava proprio andare a scuola. La maestra elementare, intervistata quando stava per uscire una delle ultime biografie sul campione argentino disse: "Non studiava tanto, giusto quello che bastava, uno normale, non eccellente ".

Leo Messi, la “Pulce”, fece le elementari e il primo anno delle medie a Rosario, gli altri invece in Spagna. Gli mancano gli ultimi due delle superiori che gli sarebbero serviti per andare all’Università. Ma, dopo l’esplosione nel calcio, non è più riuscito a fare le due cose insieme. La mamma di Messi, raccontò che per farlo andare a scuola, dovevano convincerlo ad uscire di casa con un inganno, perché di imparare a lui proprio non interessava, voleva solo giocare a calcio.

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