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Cruijff, Maradona, Pelè: quanto varrebbero oggi i campioni di ieri?

Ci siamo divertiti a disegnare una top 11 ideale di campioni del passato, da Yashin a Beckenbauer, da Cruijff a Best, Platini e Maradona. Una squadra così, oggi, come quotazione di base potrebbe arrivare a valere 1,5 miliardi di euro.
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Il denaro c’è, ma non si vede. Lo diceva lo straordinario Michael Douglas in versione Gordon Gekko, “non si fa né si perde, semplicemente si trasferisce da una intuizione ad un’altra. Noi facciamo le regole: le notizie, le guerre, la pace, le carestie, le sommosse, il prezzo di uno spillo. Tiriamo fuori conigli dal cilindro, mentre gli altri seduti si domandano come accidenti abbiamo fatto”. Per una volta, abbiamo provato ad immaginarci nel suo ruolo. Il libero mercato del calcio offre lo scenario di giocatori strapagati e clausole rescissorie a nove cifre. Ma quanto varrebbero oggi i grandi del passato? Un viaggio nella memoria, nella storia dello sport più amato. Un viaggio attraverso salti nel tempo e analogie col presente, che prova a a ragionare di valori di mercato al di là delle motivazioni delle scelte dei presidenti di oggi. Il divertissement è servito.

Lev Yashin: 80 mln

Diventò portiere per caso, perché glielo impose Vladimir Cecerov, ex campione di tennis tavolo che allenava la squadra della fabbrica. Un cambio di paradigma per il giovane Lev, che nelle infinite partite nei cortili di Mosca giocava attaccante. Yashin la prende come una sfida. C'è chi gioca per rabbia, e c'è chi gioca per amore: lui giocava per essere il migliore. Il Ragno Nero era un anatema contro la sconfitta, il primo portiere moderno.

Con la Dinamo Mosca 207 volte in 326 partite, parò 86 rigori, vinse 5 campionati dell’Unione sovietica e 3 Coppe nazionali, l'oro olimpico e l'argento nel secondo europeo. Fa quel che nessuno aveva tentato e ottiene quel che nessuno aveva raggiunto, e nessuno raggiungerà: il Pallone d'oro. Neuer, che al premio è stato solo candidato, valeva 50 milioni prima dell'infortunio, il Milan in caso di qualificazione alla Champions ne chiede 100 per Donnarumma, 50 se non arriva fra le prime quattro. Volendo immaginare una quotazione del russo oggi, la base sarebbe fra i 50 e i 100 milioni, poi i prezzi li fa sempre chi compra.

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Carlos Alberto: 90 mln

Ha segnato l'ultimo gol all'Azteca, l'ottavo più bello nella storia dei Mondiali, un'azione corale scintillante sotto il sole messicano, ammirato nel mondo con la meraviglia del technicolor. Non si regge in piedi ma ha un'illuminazione quando vede la palla scorrere da Piazza a Gérson a Clodoaldo. L'Italia ha marcato a uomo tutta la partita, Facchetti marca Jarzinho, se la palla arriva a Pelè, sa che O'Rey lo cercherà. Il resto è storia. Pelè lo cercherà ancora. Insieme hanno vinto al Santos, in nazionale e ai Cosmos di New York, primi ambasciatori del calcio in Usa. Bale, terzino come lui box to box sulla fascia sinistra al Tottenham, passò al Real per 91 milioni. E sarebbe, in questa fantasquadra, una quotazione giusta anche per il brasiliano.

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Franz Beckenbauer: 100 mln

“Contro la dominante tendenza al calcio di pura forza, modello divisione Panzer, lui dimostrava che l’eleganza può essere più poderosa di un carrarmato e la delicatezza più penetrante di un obice”. Con quella faccia che tanto ricordava l'ultimo imperatore Guglielmo II, che vrebbe voluto scrivere musica e ha abbattuto ventimila alberi nelle sue tenute per donare legna da ardere ai poveri, Beckenbauer “con gesti nobili comandava in difesa e in attacco: dietro non gli sfuggiva neanche un pallone; neanche una mosca, neanche una zanzara avrebbe potuto passare; e quando si lanciava in avanti era un fuoco che attraversava il campo”.

Il ritratto di Eduardo Galeano porta alla domanda delle domande: se il Liverpool ha pagato 75 milioni van Dijk, oggi quanto varrebbe il Kaiser? Si potrebbe dire che è una di quelle eccezioni che non hanno prezzo, come in uno spot di successo. Ma, considerato che anche van Dijk è consapevole di esser stato strapagato, forzando un po' l'analogia per ragionar di quotazione base da cui avviare la trattative, si può pensare a un minimo di 100.

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Franco Baresi: 90 mln

Arrigo Sacchi gli faceva studiare i movimenti di Signorini nel suo Parma. Ha uno stile “unico, prepotente, imperioso, talora spietato” scrive Gianni Brera su Repubblica. “Si getta sul pallone come una belva, esce dopo un anticipo atteggiandosi a mosse di virile bellezza gladiatoria. Stacca bene, comanda meglio in regia (…): avesse anche la legnata del gol, sarebbe il massimo mai visto sulla terra con il brasiliano Mauro, battitore libero del Santos e della nazionale brasiliana 1962”. Bandiera del Milan come Beckembauer lo fu del Bayern Monaco, il Kaiser Franz italiano varrebbe solo qualcosa meno dell'originale.

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Facchetti: 90 mln

Era un bergamasco senza montagna e senza accento, scrisse Beppe Severgnini su Giacinto Facchetti, “che dei bergamaschi aveva però le qualità che contano, e al resto d'Italia spesso sfuggono: la tenacia, l'affidabilità, l'incapacità di parlare a vanvera, l'indignazione lenta ma implacabile”. Ci sono “giorni in cui essere Interista è facile, altri in cui è doveroso e giorni in cui esserlo è un onore” ha detto: in 634 partite li ha vissuti tutti. Per lui varrebbe, nella fantasquadra di questo nostro divertissement, l'analogia per Bale. Con una certezza, che è nelle parole di Rivera e nel cuore di chi l'ha visto e conosciuto: fuori dal campo valeva molto di più.

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George Best: 120 mln

Dopo la vittoria in Coppa Campioni contro il Benfica, il sogno realizzato di Matt Busby sopravvissuto ai suoi Babes dieci anni prima nella tragedia di Monaco e il punto più alto della carriera di un campione attratto dal buio dell'autodistruzione ogni volta che si è avvicinato alla luce della felicità, gli assegnano una rubrica personale sul «Daily Express». La gente vuol sapere tutto, cosa pensa del calcio, che vestiti porta, che musica ascolta, che locali frequenta. “All'improvviso tutto ciò che facevo era diventato in” scrive nell'autobiografia. A voler cercare un'analogia contemporanea, si può prendere anche come ipotizzabile valore di mercato, Cristiano Ronaldo che indossò anche quella stessa maglia numero 7 allo United.

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Platini: 150 mln

Le Roi passò alla Juventus nel 1981 per 250 milioni di lire, che oggi varrebbero 440 mila euro. Una cifra 700 volte maggiore rispetto allo stipendio medio di un operaio: mantenendo la proporzione, sarebbero 900 mila euro all'incirca. Agnelli non aveva tutti i torti. “Abbiamo preso Platini” disse, “per un pezzo di pane e lui ci ha messo sopra il foie gras”. Ne ha fatta di strada il nipote di nonno Francesco, emigrato da Agrate Conturbia che ha aperto a Nancy il Cafè de Sports e spostato l'accento del cognome sull'ultima i. Lì Platini ha imparato a dribblare le sedie come gli avversari, con il volto da comédie française che tanto gli è tornata utile in politica. Quanto varrebbe oggi? Qualcosa in più dei 110 milioni considerati il valore di mercato di De Bruyne.

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Falcao: 100 mln

A Roma, i 5 mila tifosi che lo accolsero a Fiumicino si aspettavano il prototipo del brasiliano che dribbla e palleggia, che irride e che incanta. Guadagnano un centrocampista di visione, che avrà sì paura di tirare un calcio di rigore, arrivato per 1,5 milioni di dollari, due miliardi di lire, che attualizzati sarebbero 3,5 milioni di euro. Oggi, si potrebbe inserire la sua quotazione base ideale fra i 90 milioni di Pogba e i 110 di De Bruyne.

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Cruijff: 180 mln

Ha semplicemente cambiato la storia del calcio. Tutto si è detto, poco c'è da aggiungere, sulla visione dello spazio del numero 14 più famoso del mondo, centrocampista totale architrave emotiva, psicologica, carismatica del Totalvoetbal, mette l'intuizione al servizio di un'apparenza di velocità. Paragoni non esistono, non ha epigoni né eredi, ma i 180 milioni del valore di Messi può essere una buona base per immaginare quanto possa valere oggi.

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Pelè e Maradona: 250 + 250 mln

La domanda che da anni divide il calcio li unisce e li unirà per sempre. Non c'è modo di sciogliere il nodo gordiano su chi sia migliore fra Pelè e Maradona. Meglio il gol del secolo o quelli di O'Rey, che mille lo diventano contando anche le amichevoli ma sarebbero meno di 800 con i parametri moderni? ”Non è difficile segnare mille gol come Pelé, è difficile segnare un gol come Pelé” disse il poeta De Andrade. Non può che valere anche per l'aquilone cosmico. Oggi quanto varrebbero? Troverebbero presidenti disposti a pagarli più di tutta la squadra messa insieme, ma di partenza si più iniziare dall'operazione calcistica più costosa di sempre, il trasferimento di Neymar per 220 milioni. Con il plus per il quid del genio.

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