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Crisi Napoli: senza difesa, ma Benitez non ha grandi colpe

A -8 dalla Juventus e con un piede fuori dalla Champions: l’involuzione dei partenopei tra (tanti) pregi e (pochi) difetti del tecnico spagnolo. Bravo a farsi ascoltare da De Laurentiis ma schiavo delle proprie convinzioni tattiche.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il Napoli ha perso la strada maestra: dopo un inizio di stagione esaltante sia in Italia che in Europa oggi si ritrova a -8 dalla Juventus capolista in campionato e ad un passo dall'eliminazione in Champions League. Cosa non è andato? Di certo non l'attacco visto che quello partenopeo è tra i più prolifici, ma la difesa che è divenuta gara dopo gara un reparto con tantissime lacune tattiche e tecniche. Un tallone d'Achille che di solito non accompagna i progetti di Rafa Benitez che proprio della fase difensiva ha da sempre costruito i propri successi. E allora cosa sta accadendo sotto il Vesuvio? I maligni potrebbero pensare: ci risiamo. Dopo la (dis)avventura a Milano con l'Inter adesso tocca anche al Napoli ‘assaggiare' l'inconsistenza di un tecnico che ha sì vinto quasi ovunque sia andato ma che spesso – ricordano i detrattori – l'ha fatto spesso grazie alla Dea Bendata, come a Istanbul contro il Milan o con una squadra nerazzurra che per inerzia più che per capacità del tecnico ha vinto l'Intercontinentale.

Una sorte avversa – Eppure se si analizza questa prima fase di stagione del Napoli è difficile imputare all'allenatore madridista colpe specifiche per un calo improvviso ma costante della sua squadra che rischia ancor prima di Natale di uscire dall'Europa che conta e dalla corsa scudetto. Di certo, e qui torniamo al discorso della buona sorte, quest'ultima non ha arriso per nulla al tecnico da quando è a Napoli. Da Higuain che scivola dalla barca all'infortunio di Zuniga, passano per lo stop di Hamsik fino al Girone dantesco in Champions League dove con 12 punti all'attivo i partenopei potrebbero anche non qualificarsi ad una seconda fase dove altrove – vedasi il gruppo della Juventus – si raggiunge con poco più la metà di quei punti. Certamente il tecnico spagnolo non è immune da colpe e non manca di difetti ma sta lavorando bene con il materiale tecnico e umano a disposizione. Se il Napoli ha illuso forse troppo ad inizio stagione, adesso è troppo brutto per essere vero: si dovrebbe parlare più di una fase fisiologica di assestamento dalla quale per forza di cose deve passare per poter costruire qualcosa di duraturo e vincente. Roma non si è costruita in un giorno e nemmeno i successi del Napoli possono spuntare come primule al primko sole. Proviamo ad analizzare pregi e difetti di Benitez, indicando in lui l'ago di una bilancia da cui deve passare il prossimo destino azzurro.

Le colpe

Tutto su Albiol – Inziamo dalla campagna acquisti: con gli ultimi risultati alla mano, Benitez avrebbe dovuto insistere ancor più con De Laurentiis per un altro difensore di spessore. Benitez si è accontentato – forse troppo – dell’arrivo del madridista Raul Albiol, centrale di spessore e di esperienza ma senza tener conto che avrebbe dovuto adattarsi al nostro calcio. C'erano stati molti nomi papabili – uno su tutti, Mascherano "preteso" da Rafa – ma poi nessuno è arrivato. Con Paolo Cannavaro caduto in disgrazia e con Zuniga improvvisamente out ci si è aggrappati ai mediocri Britos o Fernandez obbligando la squadra a difendere molto ‘bassa', perdendo uno psirito offensivo utile per trovare più facilemente le vittorie.

La ‘gabbia' tattica – Altro indizio di colpa è la prigionia di Benitez nel suo credo sul 4-2-3-1. Alla vigilia di Borussia Dortmund-Napoli in conferenza stampa, il tecnico si era anche messo in discussione pensando al 4-3-3 scelta poi mai realmente fatta. Anche perchè da quest'estate Benitez aveva lavorato in maniera certosina su una difesa abituata con Mazzarri a giocare a ‘tre', una differenza di gioco già complicata da digerire e che oggi conferma che i meccanismi ancora non ci sono. Senza dimenticare che se gli esterni di centrocampo sono anche sufficienti nelle due fasi di gioco chi sta deludendo sono i centrali soprattutto Inler, deludente e fuori forma.

Il forzato dualismo Insigne-Mertens – Rafa Benitez in estate ha impostato la rosa con due giocatori per ogni ruolo. Mossa giusta (anche se la coprta è corta). Eppure c'è una coppia in particolare Insigne-Mertens che a supporto di Higuain può coesistere in campo. Ma per Benitez l'uno è semplicemente il sostituto dell'altro. I due si assomigliano tantissimo, è vero ma possono anche giocare insieme: con il 4-2-3-1 e soprattutto senza Hamisk sarebbe obbligatorio impostare uno dei due come trequartista centrale, creando spazi per inserimenti da dietro.

Le virtù

La rosa non eccelsa – In estate il Napoli ha cambiato moltissimo nei numeri e nei concetti. Tanti giocatori son partiti, scelte tattiche differenti, nuovi giocatori in campo. Il tutto all'insegna delle spese pesanti da parte di De Laurentiis che ha reinvestito i soldi avuti dalla cessione di Cavani al PSG: Higuain, Reina, Albiol, Mertens, Callejon, Zapata. Una scelta ben precisa che però ha portato ad avere una rosa con alcuni petali non all'altezza degli obiettivi: Uvini, Britos e Fernandez i tre centrali difensivi su tutti. E qui si ritorna al discorso del reparto arretrato in difficoltà, ma con cui Benitez ha saputo fare spesso di necessità virtù iniziando meglio di quanto tutti si aspettassero nascondendo il vero problema fondamentale, la mancanza di veri ricambi adeguati.

La fiducia a Pandev – Con l'Inter e nell'era Mazzarri Goran Pandev era semplicemente un giocatore di seconda scelta, buono per "rompere" qualche partita in corso e utile per le gare in ripartenza. Una riserva di qualità nulla di più, da utilizzarsi nei casi disperati. Benitez ha avuto il merito (e il coraggio) di appoggiarsi al macedone nel momento del bisogno venendo ampiamente ripagato: 13 presenze in campionato e 6 reti, 4 in Champions e 1 gol. Il tutto non giocando mai una partita per 90 minuti ma diventando sempre più decisivo di gara in gara dimostrando di saper giocare come sostituto di Hamsik, da esterno o al fianco di Higuain offrendo differenti soluzioni tattiche al Napoli. Un valore aggiunto capace anche di segnare con una certa continuità

Il mercato sempre in fermento – Benitez gode di un buon ascendente su De Laurentiis: in estate ha avuto bene o male quasi tutti i giocatori richiesti, alcuni immersi nell'ombra del dubbio e acquistati sulla fiducia, come Callejon e Mertens. Segnale che il presidente ha provato a fidarsi di un tecnico che ha sempre dimostrato di saper lavorare sotto il piano umano e professionale con i propri giocatori. E il fatto che lo stesso De Laurentiis stia continuando ad operare sul mercato anche adesso (l'arrivo di Reviellere ne è un segnale) non può essere che un ulteriore elemento che dimostra come Benitez in società viene ascoltato. Adesso dovrebbe arrivare Antonelli dal Genoa e si spinge per un altro difensore già a gennaio. Nella speranza che non sia già troppo tardi.

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