CR7 è meglio di Messi
L'orgoglio e il pregiudizio. L'orgoglio di cancellarli, i pregiudizi. La rivincita di un uomo, il riscatto di una nazione. Non l'aveva certo immaginata così, la sua finale. Cristiano Ronaldo, l'uomo dei record, avrebbe scelto il ruolo della star, del match-winner. Il destino, che ha preso la forma di Payet, gli ha concesso solo quello del suggeritore, di chi ispira da lontano. È una finale marcata dall'assenza, dalle lacrime di dolore mescolate alle falene che diventano pianto di gioia e d'orgoglio, di rivincita e riscatto. Nessuna nazionale ha giocato più partite del Portogallo agli Europei prima di vincere il titolo. Nessun giocatore ha sognato, sperato, inseguito un posto nella storia più di Cristiano Ronaldo. “Non è stata la finale che volevo ma sono molto felice” ha detto. “È un trofeo per tutti i portoghesi, per tutti gli immigrati, per tutti quelli che credevano in noi: sono molto felice e molto orgoglioso". Un trofeo che non cambia la reputazione, ma sposta eccome l'immagine, di CR7 che batte ancora Griezmann.
Lineker: CR7 incredibile – “Cristiano Ronaldo, come Messi, non ha bisogno di vincere un grande torneo per giustificare la percezione della loro grandezza” ha scritto Gary Lineker sul Daily Mail. “Ma la sua carriera merita un trofeo importante per la sua nazione. È un atleta incredibile, le sue qualità lo rendono speciale. È un calciatore magnifico, un goleador fenomenale. Su di lui ci sono sempre enormi aspettative e tutto il Portogallo poggia su di lui”.
Simpatia – Anche quando non c'è, anche quando la sua aura di perfezione fisica svanisce, anche quando non può essere il più potente, il più veloce in campo. Ma un campione così, che si allena di notte e da tutta la vita si allena per essere perfetto, per essere il migliore, si sente anche quando manca. La finale diventa il capolavoro dell'assenza, l'arroganza amata e odiata si trasforma nella leadership emotiva di un gruppo che a CR7 si appoggia per credere di potercela fare anche senza CR7. L'infortunio riesce laddove nessuna giocata, nessun gol capolavoro, nessun record battuto, nessun colpo di testa vincente galleggiando nell'aria come la fisica sembrerebbe impedire, hanno potuto: CR7 è diventato simpatico praticamente a tutti. L'empatia ha preso un colore solo.
Leader da fuori – Nell'intervallo è riapparso, Cid Campeador che mostra le ferite come un vanto. “E' stato un momento molto duro, per me e per tutta la squadra, quando è dovuto uscire” ha rivelato Cedrid Soares. “Eravamo tutti un po' scioccati, ma nell'intervallo Cristiano ha fatto un discorso fantastico. ‘Ascoltatemi' ci ha detto, ‘sono sicuro che vinceremo questo Europeo, perciò restate uniti e combattete per questo'. È stato incredibile, ha dato fiducia a tutti noi. Ha mantenuto un atteggiamento straordinario, ci ha aiutati tutti, ha usato le parole giuste per motivarci. E tutta la squadra ha dimostrato che se lotti come un corpo solo puoi diventare molto più forte”.
Voglia di migliorarsi – È la perfetta chiusura di un legame, di un percorso iniziato nel 2003 per il ct Fernando Santos. “Vedere Ronaldo parlare alla squadra, motivarli, in panchina e in spogliatoio, è stato incredibile” ha detto. “Credeva che sarebbe stata la nostra notte. E vorrei ringraziare tutti i giocatori per averci creduto con lui. Siamo stati semplici come colombe e furbi come serpenti”. Allora, Santos era appena arrivato allo Sporting Lisbona al posto di Laszlo Boloni. Per due mesi allena anche un giovane Cristiano Ronaldo, che presto passa in Inghilterra: galeotta fu l'amichevole con il Manchester United per inaugurare l'Estadio Jose Alvalade. “Era incredibile già allora, aveva un enorme talento e voleva vincere sempre. È un vincitore nato. Vuole essere il migliore, sempre più perfetto. Negli ultimi due anni tutto questo si è visto ancora di più. È molto esigente con se stesso, ma le sue qualità come capitano sono straordinarie, se ne rendono conto tutti. Sono il risultato del suo desiderio costante di migliorarsi”.
Vinciamo per CR7 – Un desiderio che l'ha portato a scrivere la storia in una notte di lacrime e preghiere, di coppe e di campioni, di viaggi e miraggi. “Ho chiesto ai miei compagni di vincere il titolo per Cristiano Ronaldo” ha detto Pepe. “E' stato duro, abbiamo perso il nostro giocatore principale e tutte le nostre speranze erano su di lui. Cristiano può inventare un gol in qualunque momento, ma quando ha detto che non ce la faceva ad andare avanti, ho detto a tutti i miei compagni che avremmo dovuto lottare per lui. Abbiamo dato il sangue in campo. L'avevo detto alla vigilia, che avevamo il dovere di dare tutto per la nostra nazione. Abbiamo rappresentato al meglio i valori del popolo portoghese: umiltà, lavoro, capacità di superare le difficoltà”.
Uomo dei record – Anche l'infortunio dell'uomo dei record, l'icona che con il colpo di testa al Galles ha agganciato Platini in vetta alla classifica dei bomber di tutti i tempi all'Europeo. Ha dovuto aspettare l'ultima partita del girone e la doppietta all'Ungheria, per diventare il primo di sempre a segnare in quattro Europei diversi. La semifinale contro il Galles l'ha reso poi il primo capace di segnare almeno tre gol in due differenti edizioni del torneo. Arrivato in Francia dopo aver già disputato 15 partite nelle fasi finali, ha poi superato il grande portiere olandese Edwin van der Sar e l'ex difensore della Francia, Lilian Thuram con la sua 17esima partita, fino a toccare le 21 presenze, più di chiunque altro. Un segno del destino, un cammino che si rispecchia nella finale, quello di Cristiano Ronaldo. Un percorso iniziato con l'impotenza, la rabbia, la frustrazione per il rigore sbagliato contro l'Austria, nella sua 128ma partita con la maglia della Seleçao, nel giorno storico che gli ha permesso di superare il primato di presenze in nazionale di Luis Figo. "Quando è al suo meglio, è inarrestabile", ha dichiarato l'ex stella di Sporting, Real, Barcellona e Inter.
Sogno realizzato – Anche quando non è al suo meglio, anche quando non c'è, riesce a essere incontenibile. Fa quello che nessun panchinaro ha mai fatto. Perché non è solo il capitano, il talismano del Portogallo. “E' una figura paterna per i giovani” ha scritto Jack Pitt-Brooke sull'Independent, “e sente questo immenso senso di responsabilità verso di loro. Fa tutto quel che può per loro, e loro fanno lo stesso per lui. Avrebbe certo sperato di segnare una tripletta in finale, ma quando gli è stato impossibile, ha comunque trovato il modo di realizzare il suo sogno”. Il sogno di un uomo, il riscatto di una nazione. “Nessuno credeva in noi” ha detto CR7. “Ho già vinto tutto con i club ma mi mancava qualcosa in nazionale, Il Portogallo ha meritato questo trionfo dopo anni di sacrifici”.