Così il Napoli ha battuto il Benfica: le 5 mosse decisive
Un Napoli bello ed europeo conquista il meritato primo posto nel girone. Voleva un giocatore per cambiare la partita, Sarri. L'ha trovato in Mertens. Entra dalla panchina, gli bastano 10 tocchi per firmare un assist e un gol. E' lui il jolly di un Napoli che fa quel che gli riesce meglio, domina fasce e semi-spazi e sfrutta al meglio la catena di sinistra con Hamsik, i tagli di Insigne e le costanti sovrapposizioni di Ghoulam. Così costringe il Benfica ad addensarsi e massimizza la resa dei tagli di Callejon alle spalle dei difensori.
Le formazioni – Rui Vitoria deve rinunciare anche a André Horta, così arretra il versatile Pizzi, impiegato in stagione anche come ala o seconda punta, come centrocampista offensivo accanto al mediano Fejsa. Davanti non c'è Mitroglou, anche lui alle prese con un infortunio alla coscia: al suo posto il messicano Raúl Jiménez. Sarri alla fine conferma Gabbiadini in attacco e si tiene Mertens come jolly per cambiare la partita dalla panchina. A centrocampo c'è Diawara, che consente maggior dinamismo in copertura e più libertà a Hamsik e Allan.
La difesa alta
Il Napoli parte aggressivo contro un Benfica che tiene la difesa alta e compatta gli spazi in mezzo. Salvio tende a mantenere in avvio una posizione più defilata. Lo sfruttamento tipico delle fasce si fa ancor più evidente nello sviluppo della manovra delle Aquile, con una coppia d'attacco composta di fatto da due seconde punte che alternano movimenti a pendolo per dare profondità.
La presenza di Allan facilita il recupero alto del pallone del Napoli, che insiste a sviluppare gioco a sinistra con il triangolo Ghoulam-Hamsik-Insigne. Diawara, che in qualche caso va a difendere anche troppo in avanti, diventa l'elemento chiave con Guedes che viene incontro con frequenza fra le linee. Sarri vuole una difesa ancora più alta ad accorciare e chiede a Insigne di partecipare al pressing in maniera molto più intensa. Vitoria, invece, sottolinea l'importanza di Cervi nella costruzione della superiorità numerica dal lato di Hysaj.
L'asse Hamsik-Ghoulam
Dopo il primo quarto d'ora, nonostante il vantaggio della Dinamo Kiev la partita un po' si apre. Il gol giustamente annullato a Gabbiadini accende la partita e va a esacerbare il punto debole del Benfica: sul taglio di Insigne, Luisao arretra troppo, ma con la sovrapposizione di Ghoulam il Napoli guadagna un uomo sulla corsia e Hamsik ha spazio per dominare il corridoio interno (sua la conclusione respinta e ribadita poi in rete dall'attaccante in offside).
Da quella parte, infatti, il Benfica va in difficoltà perché Salvio non è così reattivo nel primo pressing e Ghoulam ha spesso modo e tempo per sorprenderlo alle spalle. I portoghesi si fanno notare con un paio di incursioni di Jimenez, bravo a sfruttare uno spazio proprio nella zona di Ghoulam e la chiusura un po' troppo prudente di Albiol.
Insigne jolly tattico
L'accentramento di Insigne tampona anche la difficoltà di verticalizzazione di Diawara. In più costringe le Aquile a ridurre ancora l'ampiezza delle linee in fase di non possesso e li espone agli inserimenti di Callejon: notevole il cross al 27′ teso verso Gabbiadini anticipato da Semedo (perfetta la sua diagonale).
Il raddoppio e poi il 3-0 della Dinamo, col Besiktas in dieci, facilita il compito del Napoli, primo in caso di pareggio. Gli azzurri pagano in qualche caso di ingenuità, nel tentativo di rallentare il gioco, con Diawara meno esperto e avveduto nel dettare i tempi del possesso che dovrebbe distribuire di più di prima o al massimo dopo due tocchi. Prevedibile, comunque, che il Napoli costruisca le occasioni migliori sfruttando i semi-spazi a sinistra, e il portiere Ederson deve uscire altissimo per chiudere Gabbiadini.
Hamsik cruciale
Il primo tempo è solo un'attesa scacchistica dell'intervallo, senza grandi occasioni. Un primo tempo in cui emerge in maniera particolarmente evidente come il Napoli abbia cercato di svuotare il centro, di insistere molto sulle fasce e di verticalizzare anche con passaggi più lunghi mentre i portoghesi, che non a caso hanno il secondo possesso palla più alto della Liga Nos hanno fatto circolare palla per vie orizzontali.
E' sontuoso il primo tempo di Hamsik, per quantità e qualità (riceve 17 volte da Insigne e 7 da Koulibaly, appoggia 9 per Diawara). Sua l'illuminante verticalizzazione per Callejon che apre il secondo tempo. L'appoggio indietro porta all'immediata conclusione di prima di Gabbiadini che sorprende schiacciati Luisao e Lindelof, che per Ibrahimovic avrebbe le qualità per passare al Manchester United, e senza appoggi dai centrocampisti fra le linee.
L'ingresso di Mertens
Il Benfica, che nel finale di tempo ha rallentato il ritmo, riparte più aggressivo nel secondo tempo di quello che diventa uno spareggio per il primo posto. E tornano a riapparire errori tecnici individuali nell'uscita del pallone. In questo nuovo scenario, Sarri si gioca il jolly Mertens mentre Vitoria opta per Silva al posto di un Guedes mobile ma poco incisivo nelle due fasi.
Il vantaggio – Il belga è perfetto nel dosare il pallone e mettere Callejon nelle condizioni di scavalcare Ederson e firmare il suo primo gol stagionale in Champions. Mertens si conferma in grado come pochi altri di incidere a partita in corso. E l'intesa con i tagli di Callejon nei semi-spazi a destra si mantiene letale nel ribaltamento rapido dell'azione.
Il raddoppio – Lo schema è lo stesso che porta alla spaccata di Callejon che sfiora il raddoppio. Vitoria cambia Cervi con Carrillo, che va a destra poi con Rafa Silva a sinistra e l'ingresso di Mitroglou prima punta. Ma la parola fine la mette Mertens con un gran gol che lo certifica come giocatore superiore. Sarri via via inserisce Zielinski e fa debuttare Rog, con l'ex Empoli spostato all'ala sinistra. Il Napoli paga nel finale l'errore di sufficienza di Albiol, che avvia Jimenez verso un gol che non cambia la sostanza né la classifica.