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Cosa succede al Magnifico tra Sarri, Raiola e il Napoli che sogna lo scudetto

I fischi del San Paolo nella partita contro il Chievo, una serie di prestazioni sotto tono, l’immutata fiducia di Sarri e l’ombra di Raiola. Napoli si interroga come mai Lorenzo Insigne non riesca più a fare la differenza in campo proprio adesso che la sfida tricolore si fa sempre più serrata.
A cura di Alessio Pediglieri
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La Juventus a più 4 punti, una gara in meno alla fine, un Napoli che vince senza convincere e un pubblico infastidito nel vedere sfumare un sogno cullato da settembre. Mixate tutto e viene fuori un cocktail ad alta gradazione di nervosismo, condito da un goccio di protesta e una punta di reazione fuori luogo. Il tutto servito domenica pomeriggio, al San Paolo nei minuti finali di Napoli-Chievo, match vinto all'ultimo assalto dagli uomini di Sarri che hanno così evitato di salutare anzitempo i sogni scudetto.

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Un '10' non solo di nome ma anche di fatto

Barman d'eccezione, Lorenzo Insigne, il Magnifico che tale non è più da tempo e che i tifosi azzurri pretendono di vedere in campo non solamente per alcuni sprazzi di puro talento – come l'assist che porta a segno Milik per il momentaneo pareggio. Dal proprio '10' – se non nel numero di maglia, certamente nelle giocate in grado di regalare – il pubblico chiede di più, di condurre fuori dalla palude della rassegnazione una squadra che può e deve giocarsi fino in fondo le proprie carte tricolore.

Dal Magnifico – giustamente – si pretende il massimo

La scossa pretesa dal San Paolo

Uscire dal San Paolo con un successo è importante, ma è ancora più importante capire come la vittoria sia arrivata e contro il Chievo di positivo ci sono stati solamente i tre punti. Il resto è da cancellare, in fretta, in vista del match contro il Milan a San Siro. E' questa la preoccupazione del tifoso napoletano medio che non ha evitato i fischi nemmeno al proprio giocatore prediletto. Più che per condanna, per scuoterne l'orgoglio. E la reazione intravista in campo con un gesto di stizza verso gli spalti ha confermato il nervosismo di fondo da parte di Insigne.

La reazione e lo sfogo: il nervosismo

Anche il possibile sfogo negli spogliatoi – "ma perché i tifosi ce l'hanno sempre con me?" – resta un elemento significativo: una domanda retorica di cui Insigne conosce già la risposta. E che accentua, se possibile, un latente fastidio generale: se non con lui, con chi dovrebbero avercela? Con Rog? Con Ounas? Con Chiriches? E' evidente che da un grande talento derivino grandi responsabilità, sia nel bene che nel male.

La scheda del Magnifico, una valutazione raddoppiata
La scheda del Magnifico, una valutazione raddoppiata

Tirata d'orecchie al figlio prediletto

E se Insigne ha recepito solamente la parte negativa del pubblico non dovrebbe far finta di non aver sentito gli applausi subito dopo il passaggio che ha smarcato Milik per il ritorno al gol del polacco. Segnale inequivocabile che anche nel momento del disagio, i tifosi si arrabbiano proprio con chi più amano e apprezzano. E Lorenzo è da sempre un beniamino del proprio pubblico: adesso piangersi addosso non serve, forse servirebbe analizzarsi meglio e capire il perché di questa involuzione.

Perché Insigne è finito sotto tiro?

Sarri continua a dargli sempre fiducia

Guardando i numeri, la parabola di Insigne sembra essersi indirizzata verso la seconda fase, di lenta discesa. Maurizio Sarri ha comunque sempre dimostrato di confidare nelle giocate del Magnifico. Il tecnico lo ha sempre schierato senza mai battere ciglio, al di là delle prestazioni personali. In campionato sulle attuali 31 partite ne ha saltata solamente una per infortunio, disputandone 29 dal primo minuto totalizzando 7 gol e 9 assist. E si è guadagnato per ben due volte negli ultimi 5 match la fascia da capitano. Eppure nelle ultime gare non è apparso così incisivo come gli si chiede.

Il rendimento stagionale di Lorenzo Insigne
Il rendimento stagionale di Lorenzo Insigne

Ma in campo mancano lucidità e semplicità

In campo è apparso concentrato sempre più sulla ricerca della prestazione personale, nel suo classico tiro a giro, nel provare la giocata risolutiva singola, senza spesso riuscirci. Quando, poi, accende la luce e fa le cose semplici tutto migliora come nel caso dell'assist a Milik. Ma non basta, da lui si pretende di più perché contro il Chievo, in casa, non si può annaspare fino al 90′, sbagliando un rigore e rischiando di compromettere tutto. Quando il problema incombe è da Insigne che si pretende la soluzione, non dal Diawara di turno.

L'ombra di Raiola: pensiero al mercato?

Non c'è un caso Insigne, chiariamolo subito, ma qualcosa che non va soprattutto nella testa del Magnifico, sì. Appare appesantito da un fardello che fatica a portarsi dietro: invece di deliziare e divertirsi sembra che ultimamente si impegni – e si sprechi – nel ripetere una lezione a memoria. E c'è chi dice che il nodo possa essere anche ciò che accade fuori dal campo con la procura del giocatore. Pronta a passare in mano a Mino Raiola, un agente di certo non gradito al Napoli e a Napoli ma che ha puntato il Magnifico da tempo. Spostando la concentrazione dal campo agli affari di mercato, ciò che proprio i tifosi vogliono che si eviti. Almeno fino a giugno.

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