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L'Uefa esclude il Manchester City dalle Coppe

Cosa ha detto davvero Pep Guardiola parlando del suo futuro al Manchester City

Pep Guardiola ha rotto il silenzio sul suo destino al Manchester City. L’allenatore spagnolo ha parlato per la prima volta dopo l’esclusione del club inglese dalle coppe europee per i prossimi due anni: “Resto qui al 100%, non mi importa cosa accadrà”. Analizziamo tra le righe le sue parole per capire cosa si cela davvero nel suo futuro.
A cura di Sergio Chesi
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C'era grande attesa per Manchester City-West Ham, recupero di Premier League. Non tanto per il valore della gara in sé, visto l'enorme distacco in classifica tra il Liverpool capolista e i Citizens, quanto per la possibilità di ascoltare le prime parole di Pep Guardiola dopo l'esclusione del City dalle prossime due edizioni della Champions League per violazione del Fair Play Finanziario. Un provvedimento, quello dell'UEFA, che rischia di avere ripercussioni importanti sulle strategie del club inglese, sul futuro dei giocatori attualmente in rosa e dello stesso Guardiola. E, di riflesso, sulle dinamiche del calcio europeo.

Le parole di Guardiola sul futuro al Manchester City

Guardiola non si è nascosto. Ha dribblato solo le domande nel pre-partita, rimandando tutte le considerazioni al termine dell'incontro. E lì si è seduto davanti ai microfoni e ci ha messo la faccia, prendendo posizione in modo netto.

"Se non mi licenzieranno, resto al Manchester City al 100%. E' sicuro, non ho dubbi. Al di là del contratto che ho, questo per me è un club speciale e voglio restare qui fino alla fine dell'accordo per aiutare il club a mantenere il livello attuale. Perché dovrei andar via? Amo questo club, più che mai adesso in questa situazione. Nei prossimi tre mesi penseremo solo al finale di stagione, poi vedremo cosa succederà con la sentenza, ma non mi importa quel che accadrà. Resto qui".

Apparentemente si tratta di parole che non lasciano spazio ad interpretazioni. Il messaggio di Guardiola è chiaro: vada come vada, da qui non mi muovo. La realtà, però, è più complessa di quanto lo stesso Guardiola voglia far sembrare. Perché ad oggi il Manchester City è davvero fuori dall'Europa per le prossime due stagioni. E resta una situazione pesantissima da affrontare e sopportare: per il club e per chi, dall'allenatore ai giocatori, verrebbe trascinato in una sorta di esilio calcistico. Leggendo tra le righe è possibile ottenere una prospettiva diversa delle parole di Guardiola.

Guardiola e il Manchester City: la situazione

Leggendo tra le righe si possono estrapolare tre verità delle dichiarazioni dell'allenatore catalano:

  • La prima, semplicissima: non poteva dire nulla di diverso. Con tre mesi di stagione davanti e soprattutto un ottavo di finale di Champions League da affrontare, tra una settimana contro il Real Madrid, era lecito non aspettarsi annunci a sorpresa che potessero scuotere ulteriormente l'ambiente. Il legame tra Guardiola e il City, come da lui stesso spiegato, va oltre il mero contratto e sconfina nella sfera degli affetti personali. A Manchester hanno costruito un mondo attorno a Pep integrando il club con persone di sua fiducia nei ruoli chiave: da Ferran Soriano a Txiki Begiristain. Quando si consumerà, la separazione tra Guardiola e il City sarà l'epilogo di un processo graduale e delicato.
  • Guardiola si è fatto portavoce del sentimento del club e di chiunque ci lavori: al Manchester City sono convinti di avere ragione e che questa storia si sistemerà. C'è una fiducia granitica ai massimi livelli societari che evidentemente è stata trasferita in modo efficace anche a Guardiola. Al punto da indurlo a mandare una frecciata piuttosto velenosa persino al suo Barcellona ("Sono contenti della sanzione? Che ci lascino fare appello. Gli consiglio di non parlare a voce troppo alta, perché tutti sono coinvolti in certe situazioni").
  • Per quanto possa essersi mostrato deciso a livello personale e convinto della buona condotta del Manchester City, Guardiola se l'è lasciato scappare indirettamente: sta aspettando l'appello ed il suo esito. Ha fatto riferimento all'appello in svariati passaggi delle interviste post-gara. Spiegando che non conterà il risultato, sì, rivelando di essere convinto – come il Manchester City stesso – che alla fine le cose si aggiusteranno e che il prossimo anno si ripresenteranno tutti, puntuali, ai nastri di partenza della Champions League. Eppure esiste già, nella sua agenda immaginaria, la fatidica data dell'appello. Quasi come fosse il giorno della verità, ancora da decifrare fino in fondo.
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