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Covid 19

Coronavirus: stop al calcio dilettanti in Lombardia fino al 24 febbraio

II Comitato regionale ha deciso di fermare il calcio dilettante in Lombardia. Il dilagare della pandemia da coronavirus ha imposto lo stop delle attività calcistiche (fino al prossimo 24 febbraio), in accordo con il Ministero della Salute. Una situazione che ha presentato nelle ultime ore, elementi di criticità elevate e che ha obbligato le istituzioni ad intervenire direttamente per evitare ulteriori focolai di contagio.
A cura di Alessio Pediglieri
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L'allerta per il dilagare della pandemia da coronavirus alla fine ha coinvolto anche la Federcalcio italiana, in Lombardia, in principal modo, dove il Comitato regionale ha imposto lo stop ad alcune gare di calcio dei dilettanti (dall'Eccellenza alle Juniores femminili). In totale sarebbero 40 ma non si esclude un elenco ancor più lungo. Il motivo è stato spiegato in una nota ufficiale: "a causa della criticità determinata dal Coronavirus, che ha coinvolto le zone del lodigiano e le società provenienti dallo stesso territorio".

Tutto ciò in seguito ai casi di coronavirus dichiarati in Lombardia che hanno dato il via alla reazione a catena di prevenzione per frenare il riprodursi del contagio. Un intervento dovuto e doveroso, per preservare la salute di atleti, tesserati e tifosi. Il divieto è di non poter scendere in campo, con il rinvio delle partite in programma secondo calendario per evitare ulteriori criticità, soprattutto all'interno dei Comuni in cui sono stati registrati gli ultimi casi di contagio.

Stato di criticità, interviene il Comitato Regionale

Le condizioni di prevenzione e sicurezza già precedentemente adottate, dunque, non sono state più considerate sufficienti per la salvaguardia di fronte al contagio. La notizia che ha scatenato la preoccupazione generale è stata quella relativa al 38enne di Codogno, che è stato ricoverato in terapia intensiva in gravi condizioni. L’uomo non è stato in Cina ma avrebbe avuto contatti con persone che erano tornate in precedenza dal Paese asiatico, focolaio principale del coronavirus. Dopo che sono stati trovati positivi agli esami anche la moglie incinta e un amico, altri tre soggetti ricoverati nella notte allo stesso ospedale.

Una partita era stata già sospesa

Prima dello stop proclamato nella giornata di venerdì 21 febbraio, era stato già sospeso un match delle categorie inferiori nel lombardo, tra Picchio Somaglia e il Cremosano. Nella prima delle due squadre infatti, giocava il 38enne di Codogno, oggi ricoverato. L'uomo, infettato dal coronavirus, è infatti anche un giocatore di calcio e milita nella squadra del ‘Picchio Somaglia'. Avrebbe disputato un match con una squadra di Crema solo qualche giorno prima di accusare i sintomi del virus, senza che lui e nessun altro sospettasse di nulla. Per questo motivo, anche i compagni di squadra così come gli avversari, sono stati sottoposti ai tamponi per verificarne le condizioni di salute.

Come in Cina, si ferma lo sport

La richiesta da parte del Ministero stata accolta senza indugio dalle autorità sportive lombarde per evitare di creare situazioni a rischio, con il riunirsi di diverse persone in zone ristrette. Un provvedimento obbligatorio e che ripercorre quanto già accaduto nella stessa Cina dove tutte le attività sportive – e non solo quelle calcistiche – sono state fermate. A tempo indeterminato, senza porre date o scadenze, per permettere di intervenire il più precocemente possibile sia sui casi dichiarati sia per prevenirne di nuovi.

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