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Coronavirus, Serie A a rischio fallimento: solo 3 club senza aiuti dalle banche

Un debito complessivo d 2.5 miliardi di euro, solo tre club (Torino, Cagliari e Napoli) non devono soldi alle banche e solamente in 5 (Napoli, Sassuolo, Udinese, Sampdoria e Atalanta) hanno chiuso l’ultimo esercizio in attivo. Non finire la stagione significherebbe per molti finire sull’orlo del fallimento e per tutti svendere giocatori e tagliare le rose.
A cura di Alessio Pediglieri
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Se si dovesse concretizzare l'ipotesi di una stagione interrotta e mai più ripresa, per la Serie A – così come per tutta Europa – sarebbe un disastro economico senza precedenti. Da un punto di vista finanziario, infatti, molte società rischierebbero dati ancora più in rosso di quelli attuali e soprattutto si vedrebbero costrette non solo a sospendere gli stipendi ma anche a vendere i principali top player o ridiscuterne nell'immediato gli ingaggi più onerosi.

L'attuale lockdown del calcio (come quello generale, qui le news) sta producendo conseguenze economiche già rilevanti ed è per questo che si spinge oltre ogni lecito consentito alla ripresa delle partite al più presto. L'atteggiamento di alcuni presidenti e le ultime dichiarazioni che arrivano da Lega e Federcalcio nel completare il campionato  qualsiasi costo, è dettato dalla certezza che l'annullamento della stagione comporterebbe una revisione completa del sistema.

Solo tre club senza debiti bancari

A dirlo sono i numeri, al di là di esperti e analisi al disastro. Basta osservare il bilancio dell'ultima stagione, così come riportato da ‘La Gazzetta dello Sport‘, in un approfondimento in cui si evidenzia come solamente 3 società sulle 20 della massima serie, stiano gestendo le proprie finanze senza l'aiuto bancario. Sono il Torino di Cairo, il Cagliari di Giulini e il Napoli di De Laurentiis. In pratica l'1.5% del totale: troppo poco per non pensare al collasso della struttura.

In 5 hanno chiuso all'attivo l'esercizio 2018/19

A questo si deve aggiungere che, sempre tra i 20 club di Serie A, solamente in 5 sono riusciti a chiudere l'ultimo esercizio in positivo, ovvero il 2.5%. Sono il Napoli (+29,2 milioni), l'Atalanta (+24), la Sampdoria (+12,1), il Sassuolo (+8,1) e l'Udinese (+1,2). Ancora numeri irrisori davanti all'eventualità di una chiusura anticipata della stagione e la possibilità di ripartire senza gravi conseguenze. Se oltre a questo, si aggiunge anche la situazione di Roma e Sampdoria, società in vendita da diversi mesi, tutto si aggrava ulteriormente.

Le spese: un ‘rosso' nascosto da plusvalenze e parametri zero

Nelle ultime stagioni si è verificato un aumento delle entrate, soprattutto per chi si è adoperato per lo stadio di proprietà ma per tutti i club sono aumentate anche le spese generali che sempre più spesso sono state calmierate dalla gestione nel calciomercato delle plusvalenze e dell'acquisto di parametri zero. Il problema principale è l'aumento degli stipendi, dunque del monte lavoro dei giocatori in organico e di ammortamenti sempre più difficili da effettuare.

I debiti complessivi della Serie A: 2,5 miliardi

In generale, la Serie A ha visto aumentare i costi complessivi, con debiti che sfiorano i 2.5 miliardi di euro nei confronti di istituti bancari e di factoring a cui hanno già ceduto in anticipo incassi ed entrate per avere fluido di cassa. Non potendo rientrare dal debito con l'eventualità di un campionato interrotto e sospeso, per molte realtà si arriverebbe sul bordo del precipizio.

Cosa accadrà ai club in caso di stop alla stagione

In quel caso, le vie non sono molte: o l‘intervento – per chi può – da parte degli stessi proprietari e azionisti di maggioranza; la cessione dei top player e la riduzione immediata degli ingaggi; la messa in vendita del club. Uno scenario che nessuno vuole e per il quale viene al momento giustificato la volontà di giocare anche fino ad agosto, se necessario.

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