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Covid 19

Coronavirus, Gabbiadini: “Non pensavo di essere positivo, ho rischiato di contagiare altre persone”

L’attaccante blucerchiato ha raccontato il suo dramma: “Ho capito che ci sono tanti positivi che nemmeno lo sanno e allora la battaglia si vince solo in un modo: rispettando le direttive e restando a casa. Le parole di Tommasi? Non mi piace entrare nel merito di decisioni altrui, però col senno di poi credo proprio che avesse ragione lui: la salute è prioritaria”.
A cura di Alberto Pucci
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Colpita pesantemente dal Coronavirus, la Sampdoria aspetta senza fretta la guarigione dei suoi tesserati e quella di Manolo Gabbiadini: uno dei primi ad essere risultato positivo al test del Covid-19. L'attaccante blucerchiato, ancora in isolamento domiciliare, ha raccontato come e quando ha saputo di aver contratto il virus: "Ho sentito un po' di febbre la sera di martedì 10, ma non ho pensato al virus – ha spiegato alla ‘Gazzetta dello Sport' – Quella notte ho dormito male, mi sono svegliato spesso e al mattino mi girava la testa ma non ero caldo. Ho misurato la febbre solo per scrupolo e avevo 37,5. Ho chiamato il dottor Baldari (colpito anche lui e appena dimesso dall'ospedale, ndr), ma anche in questo caso non ho pensato al virus. Martina, mia moglie, mi ha però suggerito di chiedere il tampone: a casa abbiamo due bimbi piccoli. Il dottore è venuto a farlo e ci siamo dati appuntamento al giorno dopo. Giovedì stavo benissimo, era passata la febbre. Alle 15 mi ha chiamato il dottore per dirmi che ero positivo".

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La paura di contagiare altre persone

Il film dell'orrore dell'ex attaccante del Napoli è cominciato dopo la telefonata del medico sociale della Sampdoria: "Gli ho chiesto se stesse scherzando, anche se era ovvio che fosse serio. Non me l’aspettavo perché la febbre era passata subito. E da quel momento ho cominciato davvero a riflettere sul Coronavirus. Se il dottore mi avesse detto di aspettare ancora un giorno prima di decidere se fare il tampone, non gliel’avrei più chiesto visto che mi sentivo molto bene. E magari, pensando di non essere positivo, sarei andato a comprare la frutta sotto casa rischiando di trasmettere il virus a un anziano in modo assolutamente inconsapevole: un pensiero bruttissimo, che mi tormenta. Ho capito che ci sono tanti positivi che nemmeno lo sanno e allora la battaglia si vince solo in un modo: rispettando le direttive e restando a casa. Io non ho competenze politiche o sanitarie, però probabilmente chiudere davvero tutto per quindici giorni sarebbe stato giusto".

La salute e il monito di Tommasi

"I miei figli per fortuna stanno bene, a me è rimasta una tosse fastidiosa ed un po' di raffreddore – ha aggiunto Gabbiadini – Ma adesso non sottovaluto più nulla: bisogna essere prudenti. Credo che tutti avessimo un po' sottovalutato il problema. Era difficile prevedere un’epidemia così grave. È vero che noi siamo sempre in pullman, in hotel, a contatto con persone che non conosciamo. Ma a queste cose pensi solo dopo e comunque io non posso sapere come mi sono contagiato. Le parole di Tommasi? Non mi piace entrare nel merito di decisioni altrui anche perché penso non fosse facile stoppare il campionato. Però col senno di poi credo proprio che avesse ragione lui: la salute è prioritaria".

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