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Coronavirus, calcio fermo, Donadoni: “In Cina quando si avranno nuove garanzie”

Roberto Donandoni, ex ct della nazionale italiana dallo scorso 30 luglio allena la squadra cinese dello Shenzen, con cui sta preparando il prossimo campionato, allenandosi in Europa: “I giocatori sono preoccupati per i loro cari, il clima è comunque sereno. Il Governo trasmette tranquillità ma per tornare ci vogliono garanzie chiare”
A cura di Alessio Pediglieri
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Il coronavirus e la pandemia che si è diffusa dalla Cina fino all'Europa ha condizionato non solo la vita quotidiana di milioni di persone ma anche quella sportiva. Il Governo cinese ha imposto lo stop per tutte le principali attività sportive professionistiche per evitare contagi, problemi o rischi a tesserati, società e tifosi. Così, anche il campionato nazionale di calcio è stato fermato, a data da destinarsi. Tra i tanti che hanno scelto la Cina per continuare a vivere il mondo del pallone anche diversi italiani, tra allenatori e calciatori. C'è anche Roberto Donadoni che, attualmente, sta preparando la sua squadra per la prossima stagione.

In attesa di garanzie da parte del Governo

Una nuova stagione sportiva che era prevista per il 22 febbraio ma che è statarimandata però a causa dell'emergenza per il coronavirus. Le varie società sono in giro per il mondo per effettuare la preparazione, in attesa di ricevere notizie più precise sulle decisioni del Governo. Roberto Donadoni è a Girona con il suo Shenzen, squadra che allena dal 30 luglio scorso e che attende di poter rientrare in Cina: "Mi sembra che siano molto attenti a garantire la sicurezza, il governo trasmette serenità a tuti, anche a noi stranieri. Il Guangzhou di Cannavaro è chiuso all’interno del suo centro sportivo e lavora lì. Quando ci daranno garanzie, allora rientreremo anche noi".

L'ansia dei calciatori

Ovviamente il clima  non è dei migliori e l'ex CT della nazionale italiana sottolinea lo stato di ansia e di preoccupazione che aleggia anche tra i suoi giocatori, lontano dal loro Paese ma soprattutto da famiglie e amici con i quali si tengono in contatto solamente attraverso i telefonini e i social: " I calciatori sono un po' in ansia, parlano in continuazione con i familiari. I parenti dicono che sono chiusi in casa così non ci sono pericoli, ma è inevitabile che non siano sereni

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