Coppa del Re, Aduriz calpesta Neymar

Ancora colpi proibiti in Athletic Club-Barcellona: nella sfida d'andata dei quarti di finale della Coppa del Re 2015/2016 (vinta per 2-1 dai blaugrana), ad incassare qualche calcio di troppo è stato nuovamente Neymar, già preso di mira nella passate edizione della competizione, quando i due club si affrontarono in finale. Stavolta è stato l'attaccante basco Aritz Aduriz a "calpestare", letteralmente, l'attaccante brasiliano, che era finito per terra poco prima. Il colpo non era sembrato tuttavia particolarmente duro, ma Neymar ha poi reagito come se si trattasse invece di tutt'altro.
"Non volevo fargli del male, certe cose restano sul terreno di gioco", ha poi spiegato a fine gara l'attaccante basco, poi a segno nel finale per il gol della bandiera, "ho chiesto scusa a Neymar, che è una stella internazionale ma vorrei che cambiasse il suo atteggiamento in campo". Si ripete dunque il copione che da sempre accompagna il brasiliano dal giorno del suo arrivo in Europa: la critica di essere troppo plateale ed a volte troppo sfacciato ed irrispettoso degli avversari. Celebre fu l'episodio nella finale di Coppa del Re dello scorso anno, sempre contro i baschi: Neymar aveva fatto il numero della foca nel finale, con il punteggio saldamente in mano al Barcellona, scatenando una vera e propria caccia all'uomo. Il brasiliano spiegò che il gesto è molto diffuso in Brasile, ma anche il tecnico Luis Enrique disse poi che avrebbe potuto evitarlo.
Non è una novità che gli incroci tra Barcellona ed Athletic Club finiscono con qualche colpo proibito, talvolta sfociato in vere e proprie risse. Negli annuari del calcio è entrata la famosa rissa nella finale di coppa del Re del 1984, quando da una parte e dall'altra volarono calci, spintoni e pugni che videro protagonista anche Diego Armando Maradona: un anno prima, il 24 del 1983, l'argentino aveva a sua volta subito una frattura scomposta della caviglia, che gli fece perdere per sempre il 30% della mobilità della gamba. L'entrataccia fu di Andoni Goikoetxea, che per quel gesto rimediò ben otto giornate di squalifica e fu soprannominato "il Macellaio di Bilbao".