Conte contro Ranieri: l’Italian Job al bivio decisivo
Si sgretolano le certezze della via vecchia. Si squadernano le incognite della via nuova. Cambiare o continuare? È il bivio, identico nella forma quanto antitetico nelle motivazioni, di Ranieri e Conte, chiamati sabato a una sfida che già potrebbe definire un pezzo di stagione, di quel percorso che è difficile capire cos'è ma dev'essere strada.
Senza Kante cambia tutto – È lunga la strada che porta da Leicester a Londra, quella strada percorsa in estate da N’Golo Kante. La malinconia di una stagione senza acuti ha il sapore dell'assenza, nel breve e nel lungo periodo. I numeri parlano chiaro: rispetto alla scorsa stagione, i tackle sono scesi da 22.9 a 16.1 a partita, i palloni intercettati da 21.6 a 14.6. Kante, da solo, completava 4.6 contrasti e 4.2 intercettazioni a partita (scesi rispettivamente a 3 e 2.1 al Chelsea).
Amartey non basta – L'assenza si è tradotta nella diminuzione dei contrasti (da 2.4 a 1.8) del capitano Wes Morgan, costretto a commettere più falli rispetto alla scorsa stagione. Ranieri ha cercato il sostituto di Kante in Nampalys Mendy, frenato però dagli infortuni. Accanto a Drinkwater, ha provato Andy King, che ha convinto poco, e Daniel Amartey che al contrario ha giocato bene nella maggior parte delle occasioni. Il ghanese, normalmente solido nell'uno contro uno e nel rompere la manovra avversaria, non è riuscito però a far nulla o quasi per arginare il gioco di passaggi ad alto ritmo del Liverpool di Klopp e dello United di Mourinho.
Ranieri, 4-4-2 vulnerabile – Il 4-4-2 di Ranieri, adesso, appare più vulnerabile rispetto al paradigma interpretativo dell'anno scorso. La consapevolezza di questa fragilità toglie fiducia alla squadra che perde compattezza nella copertura degli spazi e spesso si espone fra le linee, con difesa e centrocampo eccessivamente distanti: il problema irrisolto che ha portato alla disfatta contro i Reds e i Devils.
Il possesso palla, bassissimo nella scorsa stagione, sale dal 44.8 al 47.6%. I Foxes non riescono più in Premier a mettere in scena l'elastico letale scandito da una difesa compatta e una ripartenza immediata quanto rapida. Il Leicester gestisce di più il pallone a centrocampo, dal 26.6 al 31.8, e nonostante i 30.8 passaggi di Wes Morgan il gioco rimane nella trequarti difensiva della squadra solo nel 24.4% del tempo rispetto al 29.2 dell'anno scorso.
Un'alternativa possibile – Sulle fasce Riyad Mahrez dimostra di sapersi muovere fra le linee, offre sempre una linea di passaggio per facilitare l'uscita del pallone dalla difesa e dialoga con Vardy e Okazaki, che si allargano in fase di pressing e tolgono punt di riferimento alle difese avversarie. Sull'altro fronte, invece, Albrighton è un'ala più classica da corsa verso il fondo e cross in area. Ranieri dispone anche di più alternative in attacco. Ranieri, poi, dispone anche di più alternative in attacco con l'integrazione di Islam Slimani e Ahmed Musa che aumentano la profondità della rosa. Viste le difficoltà contro i top team, Ranieri potrebbe studiare anche una variazione sul tema tattico del 4-4-2, il passaggio a un centrocampo a cinque come si è visto con qualche marginale risultato positivo nel secondo tempo all'Old Trafford, magari con Vardy riferimento offensivo e Slimani più dietro.
“Ho grande ammirazione per gli allenatori che costruiscono nuovi sistemi tattici” spiegava Ranieri al Guardian l'anno scorso, “ma ho sempre pensato che un allenatore debba soprattutto costruire la squadra intorno alle caratteristiche dei suoi giocatori”. E le caratteristiche della rosa di quest'anno consente anche un piano B se il 4-4-2, funzionale contro Swansea, Burnley e in Champions, non bastasse in Premier League. Il passato non conta. Un'alternativa non fa mai male.
Chelsea, difesa fragile – Ed è proprio un'alternativa quella che Conte ha cercato di costruire al Chelsea a partire dalla trasferta al KC Stadium. Contro l'Arsenal sono emerse tutte le difficoltà difensive di una squadra che continua a dipendere da John Terry: con lui in campo, nell'anno solare 2016, i Blues hanno perso solo una volta, 3-2 la scorsa stagione contro il Sunderland quando è stato espulso. È mancato, di fatto, il ricambio generazionale: anche includendo Kurt Zouma e Marcos Alonso, l'età media della difesa rimane di 28.7 anni (tre in più del reparto arretrato del Tottenham). La questione, però, è tecnica oltre che generazionale, e mette in discussione la centralità, nel nuovo progetto, di Ivanovic e Cahill (oltre 570 presenze e 50 gol in due). Cahill gestisce molto di più il pallone rispetto agli anni passati, 54 passaggi di media a partita (10 in più del suo primato stagionale in carriera), ma sbaglia 3.6 tocchi corti e 3 lanci lunghi e si è fatto trovare fuori posizione troppe volte, tre di fila con l'errore che ha aperto lo 0-3 contro l'Arsenal.
Un paradosso per Conte – Con meno di un tackle a patita (0.9), il dato più basso fra i difensori Blues, e solo 1.6 palloni intercettati di media, Cahill vive lo stesso paradosso che coinvolge Ivanovic (50.7 passaggi e 1.7 contrasti). È lo stesso problema che, per esempio, incontrò Villas-Boas cinque anni fa: esiste e resiste uno scollamento fra la visione del tecnico e la costruzione della squadra. Terry è “capitano, leader e leggenda” del Chelsea, come ha scritto Matthew Harding Stand, è il miglior difensore dei Blues ma non è l'uomo che serve a Conte. Il tecnico ricerca difensori che pressano alti e siano rapidi a recuperare la posizione per non essere esposti a filtranti e tagli alle spalle della linea arretrata. Toglierlo fa collassare la difesa. Tenerlo costringe Conte a giocare un calcio non suo.
Difesa a tre – Contro l'Hull è passato a una formula diversa, un 3-4-2-1 con David Luiz al centro della difesa e Azpilicueta sul centro destra. In mezzo ha voluto Kante e Matic a far da schermo e piazzati Willian e Hazard fra le linee alle spalle di Costa, che nella prima sessione di allenamento al Chelsea chiese a Oscar di tradurre a Terry, Cahill, Ivanovic e Matic il suo motto: “Io vado in guerra. Voi venite con me”.
Strade nuove – L'importanza di Hazard in questa nuova struttura cresce in parallelo con la familiarità della squadra con un sistema di gioco differente, che richiede un approccio tattico diverso, un assetto più alto e un lavoro di concerto per recuperare il pallone il più rapidamente possibile. È nato così il primo clean-sheet, la prima partita senza subire gol, dei Blues dallo scorso agosto. Non è solo un modulo che cambia, è un modo di stare in campo, è un'interpretazione del gioco, un intero paradigma, un'identtà di squadra. Conte sta lavorando sul pressing alto, sul recupero del pallone, sul modo di far ripartire l'azione. Per questo è inevitabile che serva del tempo per interiorizzare equilibri, meccanismi, posizioni. “La mentalità è importante” ha detto Conte dopo il 2-0 sull'Hull. “Il lavoro è buono e dobbiamo continuare così. Sappiamo che per cambiare il passato dobbiamo fare ancora molta strada, ma la fiducia è cresciuta”. Serve, come sottolinea Azpilicueta, “lavorare insieme, giocare insieme, correre e lottare insieme: solo così il modulo può fare la differenza”. E marcare il destino, fra le certezze infrante della via vecchia e i dubbi della via nuova.