Portogallo, podio in Confederations. André Silva, che combini?
Non c'è Cristiano Ronaldo, per la prima volta in un torneo dopo undici anni. Ma il Portogallo trova altri condottieri per firmare la rimonta dopo l'autorete di Neto. La chiude Adrien Silva su rigore, il secondo dopo quello parato a Andre Silva al 15′. Il vero salvatore della Seleçao, però, è il meno atteso degli uomini decisivi: Pepe, che evidentemente qualcosa ha assorbito da Sergio Ramos. E' la sua estirada scomposta a spegnere il sogno del terzo podio del Tri, dopo la vittoria del 1999 con Ramos in campo e il terzo posto del 1995, a tre minuti dalla fine. Le espulsioni nei supplementari di Semedo e Jimenez non cambiano la storia: è la quarta finale per il terzo posto di fila che si conclude ai supplementari, e una squadra europea ha sempre vinto.
Portogallo spento in avvio
L'assenza di CR7, tornato per assistere alla nascita dei due figli, toglie opzioni in attacco. Restano buoni lampi e l'impressione di una poca brillantezza nella costruzione del gioco. Al Messico manca nel primo tempo l'intensità vista nelle altre partite. Il ct Osorio, sempre più sotto pressione e apparentemente con i giorni contati, espulso al 119′, conferma quasi l'intera formazione battuta dalla Germania. Ma le scorie fisiche e mentali della semifinale non sembrano del tutto rimosse. Santos, che deve rinunciare anche a Raphael Guerreiro, tornato in patria per continuare la riabilitazione alla caviglia destra, e Bernardo Silva, insiste a richiamare Gelson Martins. Il Portogallo ha bisogno della spinta sulle fasce di Gelson e Semedo, che però insieme arrivano appena a 15 presenze con la maglia della nazionale. E' proprio Semedo che disegna al 5′ il cross che Nani, un po' in ombra nel primo tempo, non aggancia.
Ochoa para il rigore di Andre Silva
La grande occasione però arriva al 17′. Il fallo di Marquez su Andre Silva, certificato anche dal VAR, è da rigore. Il neo attaccante del Milan batte basso e angolato alla destra di Ochoa che però non vuole essere da meno rispetto a Bravo, l'eroe della semifinale, e sfodera la sua miglior parata del torneo. Il pericolo scampato risveglia l'orgoglio del Tri, che controlla meglio la circolazione del pallone, occupa con ordine gli spazi e intorno alla mezz'ora crea le chances più golose per il vantaggio. Rui Patricio, però, si erge prima sulla punizione di Marquez poi, con un intervento strepitoso con la mano sinistra, sulla conclusione ravvicinata del Chicharito Hernandez, i migliori del Tri nel primo tempo insieme a Ochoa e al dinamico Vela.
Il Portogallo si acquieta, si specchia, si piace. La visione di Moutinho, capace di ribaltare il gioco in uno o due tocchi, continua a mettere in difficoltà un Messico sempre piuttosto esposto nella fase di copertura fra le linee. Diventa però prevedibile, con le incursioni concentrate sulla fascia destra e Nani meno mobile e coinvolto nello sviluppo dell'azione. E nel finale rischia sull'intervento sbilenco di Peralta che per poco non batte anche il suo portiere.
L'autogol di Neto spezza l'equilibrio
Più compassato l'inizio del secondo tempo, scosso solo dal destro dalla distanza di Moutinho, che però batte col corpo indietro e non preoccupa Ochoa. Martins impatta male di destro, sul filtrante di Andre Silva, con Nani libero e in posizione perfetta. Un peccato di gioventù, un errore che però presto si rivelerà imperdonabile. E' il segnale che accende la ripresa. A illuminare il gioco ci pensa, ancora, Hernandez. La sua fuga in area sulla sinistra porta a un cross teso, una palla che sguscia e che Rui Patricio non tocca. E' un pericolo che galleggia in area e impatta il corpo di Neto.
Osorio richiama Peralta per Lozano, che ha iniziato come Herrera al Pachuca per poi cercare affermazione in Europa: "El Chucky", lo chiamano così come la bambola assassina della serie di film horror, andrà da quest'anno ad aumentare le soluzioni offensive del PSV Eindhoven, terzo litigante che gode dopo l'interessamento dello United e del Manchester City.
Pepe, primo gol in nazionale dopo 1845 giorni
Chicharito Hernandez, dunque, si sposta da centravanti di movimento con Lozano all'ala, nel suo ruolo naturale. Il Portogallo insiste, ma la generosità non va d'accordo con la lucidità. Lo scambio insisito con Martins libera Pizzi al tiro dal limite al 58′ ma l'esito (largo) non è certo all'altezza delle sue aspettative. E' proprio Martins, due minuti dopo, nel posto giusto al momento giusto per girare di testa, senza opposizione, dal centro dell'area ma ottiene solo di esaltare ancora le doti di Ochoa che si supera e a una mano sola alza in angolo.
Con l'uscita di Nani per Quaresma, Santos cerca di aumentare l'ampiezza e l'imprevedibilità sugli esterni. Cerca di allargare la difesa messicana col fraseggio non più concentrato nel corridoio centrale per sfruttare anche maggiormente gli inserimenti da dietro di Moutinho. Resta a lungo un'illusione, una speranza che pare vana, fino al primo gol in nazionale di Képler Laverán Lima Ferreira dal 13 giugno 2012 (1845 giorni fa), a dieci anni dall'esordio con la maglia della Seleção das Quinas.
La chiude Adrien Silva
Nei supplementari, la punizione fuori di Eliseu da lontanissimo, fa da preludio alla rimonta lusitana. E se un rigore sbagliato ha aperto la finale, è un rigore trasformato a chiuderla. Il fallo di mano ingenuo in area di Layun consente una seconda chance dal dischetto ai lusitani. Stavolta va Adrien Silva, nato in Francia e tornato presto nella nazione dei genitori prima di partire da solo a 12 anni per andare a Lisbona e giocare nello Sporting. Il suo primo gol in nazionale spinge la Seleçao sul podio della Confederations Cup.