Colombia, Gerardo Bedoya è il giocatore più espulso nella storia del calcio
Lo chiamano "El Gladiator" e, mai come in questo caso, il soprannome pare azzeccato. Classe '75, dotato di fisico e grinta da lottatore, Gerardo Bedoya è un difensore colombiano che milita nell'Independiente Santa Fe: squadra che partecipa alla "Copa Mustang", la massima serie del calcio colombiano. Il giocatore, che in passato ha vestito anche la casacca del Boca Junior, è conosciuto in tutto il mondo per un triste record negativo: quello delle espulsioni. Ne ha collezionate talmente tante che, ad oggi, il conto non è ancora chiaro e preciso. Con quella rimediata nella sfida contro il Cali, Bedoya dovrebbe essere salito a quota 45: un numero mostruoso che lo ha fatto tornare sulle prime pagine dei quotidiani sportivi colombiani per la sua fama di giocatore più espulso nella storia del calcio. Una vittoria per distacco, quella del grintoso difensore colombiano, dato che il secondo in questa particolare classifica non gioca più a calcio e si era fermato a quota 21 (l'argentino, ex Roma, Roberto Trotta) e che il terzo in graduatoria con 19 espulsioni (Edgardo Pratola) è scomparso nell'aprile del 2002.
Le undici giornate di squalifica – Le decine di cartellini rossi, in tutta la sua carriera, gli hanno ovviamente regalato settimane di riposo forzato. Nel suo curriculum salta all'occhio una ginocchiata ad un avversario nel 2003 e una testata con pugno allo stomaco ad un altro avversario nel 2005. Ma fu nel 2013 che Gerardo Bedoya diede il meglio di sé. Durante i novanta minuti contro i Millonarios (terminati 2 a 1 in favore degli avversari), il difensore sferrò una gomitata al centrocampista Johnny Ramirez e, una volta a terra, lo colpì anche con un pestone sulla testa. Un atto di una violenza inaudita che sconvolse il mondo dello sport colombiano e autorizzò il giudice sportivo all'esemplare punizione: quindici giornate, poi successivamente ridotte a undici, e 500 euro di multa. Un comportamento agghiacciante, quanto le parole che Bedoya dichiarò in quegli anni ai giornali locali: "Troppo cattivo? In Colombia si gioca duro – spiegò il difensore – Mi spiace per quello che ho fatto e la cosa più difficile è stato spiegarlo a mia figlia. Spero di non essere ricordato solo per le mie espulsioni".