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Spagna, sciopero rientrato in Liga: la 37esima giornata si giocherà regolarmente

Evitato lo stop del campionato spagnolo, che avrebbe “falsato” la corsa al titolo e quella alla salvezza. La protesta della Federazione iberica, nei confronti del Governo di Madrid, era nata a causa del decreto che regolamenta la redistribuzione dei diritti televisivi.
A cura di Maurizio De Santis
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All'indomani della eliminazione del Real Madrid ad opera della Juventus di Massimiliano Allegri, arriva una notizia che farà tirare un sospiro di sollievo ai tifosi spagnoli: lo sciopero clamorosamente indetto per il weekend del 16 e 17 maggio è stato revocato. Dalla Spagna è arrivata, infatti, la conferma del dietrofront della Federazione Spagnola e dell'associazione calciatori che, alcuni giorni fa, avevano deciso di fermarsi per la questione legata ai diritti televisivi. Grazie a questa decisione, presa in extremis, il campionato spagnolo potrà concludersi regolarmente e giocare le ultime due partite decisive per il titolo e la zona retrocessione. Oltre a queste gare, è stata confermata anche la finale di Coppa del Re fra Barcellona e Athletic Bilbao, che si giocherà il 30 maggio al Camp Nou.

La protesta ha avuto un clamoroso risalto in tutta Europa. Il calcio spagnolo aveva deciso di serrare le fila e di mettersi in sciopero a tempo indeterminato a partire dal prossimo 16 maggio. La Federcalcio iberica aveva deciso di andare al muro contro muro muovendo obiezioni al Governo di Madrid, finito nel mirino per il decreto legge approvato il 30 aprile scorso dal Consiglio dei ministri e che regolamenta a discapito delle società (è questa la lettura del provvedimento contestata dalla Federazione) la distribuzione dei diritti televisivi.

Che cosa contesta la Federcalcio spagnola? Anzitutto di non essere stata consultata prima della stesura del testo di legge. A non piacere, inoltre, sono anche una serie di restrizioni ai poteri federali e all'utilizzo di capitali privati del calcio per attività ‘esterne' a questa disciplina. Ma c'è chi sostiene che queste sarebbero motivazioni minori rispetto al tema centrale della protesta: la nuova legge dovrebbe segnare una svolta più equa nella ripartizione dei proventi legati ai diritti tv che, attualmente, è del tutto sbilanciata a favore dei top club che dominano la Liga, il Barcellona e il Real Madrid.

"Il calcio spagnolo è stato ignorato e disprezzato – si legge nella nota della Federazione spagnola -, il denaro privato del calcio viene utilizzato per politiche sportive volte ad attività aliene al calcio stesso". La Rfef, forte dell'assenso dato all'iniziativa da giocatori, arbitri e allenatori, aveva deciso di adottare la linea della fermezza assoluta nei confronti delle Istituzioni. Nei giorni scorsi il presidente Rubiales dell'associazione calciatori, in una conferenza stampa a cui hanno partecipato anche campioni del calibro di Xavi, Casillas, Ramos, Juanfran e Piquè aveva dichiarato senza troppi giri di parole: "Abbiamo deciso di fermarci perché siamo sicuri di avere ragione e ci sentiamo forti. Ci hanno escluso del tutto da questa legge, non ci hanno permesso di sederci al tavolo delle trattative quando si sarebbe invece risolto tutto in 15 minuti. Siamo a favore della vendita centralizzata dei diritti tv ma non come prevede il decreto. Abbiamo deciso di scioperare non come atto di forza ma come difesa davanti a quello che riteniamo un attacco ai nostri diritti. Stiamo chiedendo che la Afe venga riconosciuta, siamo attori importanti percheè contribuiamo a generare questi ricavi". Parole che sono, fortunatamente, cadute nel vuoto dopo l'accordo tra le parti e la revoca dello sciopero.

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