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Cinque stadi nella storia del calcio italiano che il calcio ha dimenticato

Il caso più clamoroso è il ‘Flaminio’ di Roma che versa in stato di abbandono. Ma nell’album dell’amarcord figurano il ‘Dorico’ di Ancona, il ‘Della Vittoria’ di Bari, il ‘Mirabello’ di Reggio Emilia e il ‘Vestuti’ di Salerno. Che fine hanno fatto?
A cura di Fabrizio Rinelli
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Sono stati per anni utilizzati da squadre professionistiche e per la loro costruzione sono stati spesi fior fior di quattrini ma oggi sono abbandonati. Sono 5 degli stadi italiani non più utilizzati per le gare del calcio, ma che servono a concentrare al loro interno, eventi, manifestazioni o fiere. Un vero peccato e un grande spreco soprattutto per quello che hanno rappresentato in passato quando erano dei veri e propri fortini inespugnabili.

Il ‘Dorico' di Ancona oggi è la casa delle squadre di rugby

Dal 1931 al 1992, era teatro delle gare di calcio dell’Ancona. I cittadini marchigiani infatti sono molto legati a quell’impianto che rimanda indietro nel tempo, soprattutto ai successi ottenuti dalla squadra su quel terreno di gioco. Come tanti suoi omologhi però, anche il “Dorico” di Ancona oggi è sfruttato per partite di rugby o football americano. Fu definitivamente lasciato, in occasione della prima storica promozione dei marchigiani in Serie A, in cui la squadra si spostò allo Stadio “Del Conero”.

ANCONA

Il ‘Mirabello' di Reggio Emilia oggi location per eventi e spettacoli

E’ stato il punto di riferimento storico di una delle squadre storiche del calcio italiano: la Reggiana. Fino alla costruzione dello Stadio Giglio, oggi Mapei Stadium, di proprietà del Sassuolo, il “Mirabello” è stato il campo di casa del club emiliano per un periodo di quasi ottant’anni. Con il passaggio dei granata nel nuovo stadio, fu utilizzato per pochi anni dal Brescello, fino al 2001. In quell’anno però, la capienza dei posti fu ridotta da 17.000 a soli 4.500. Oggi viene adoperato principalmente per eventi e spettacoli.

REGGIO EMILIA

Lo ‘Stadio della Vittoria' da campo profughi a impianto per il rugby

Lo “Stadio della Vittoria di Bari”, fu costruito in età fascista, nel 1933, nei pressi del tratto settentrionale del lungomare. Una struttura imponente che ospitò le partite del Bari fino al 1990, quando fu poi sostituito dall’attuale “San Nicola”. L’Astronave costruita da Renzo Piano quando all’Italia furono assegnati i campionati del Mondo, è diventato la casa attuale dei galletti. Il Della Vittoria nel frattempo, nel 1991 si trasformò prima in rifugio per i profughi albanesi sbarcati a Bari e oggi invece ospita concerti e partite di rugby.

Uno scandalo chiamato ‘Flaminio'

Ha scritto la storia del calcio romano. Prima della costruzione dell’Olimpico, fu anche la casa di Lazio e Roma. Lo “Stadio Flaminio” si trova nel quartiere Parioli di Roma, fu inaugurato nel 1959 ed al suo interno ci sono una piscina semiolimpica coperta e riscaldata, una palestra per la scherma e altre per allenamenti di lotta, sollevamento pesi, boxe e ginnastica. Tutto questo ad oggi è in uno stato d’abbandono totale. Dal 2000 al 2012, l’impianto ospitò anche le partite casalinghe della Nazionale Italia di Rugby nel "Sei Nazioni" e fu gestito dal 2001 proprio dalla Federazione Italiana Rugby. Oggi è solo preda di vandali e vagabondi.

flaminio

“Le quattro giornate di Napoli” al ‘Vestuti' Salerno

Lo stadio “Donato Vestuti” di Salerno, fu costruito nel 1932 durante il regime fascista e fu subito la casa della Salernitana. Prese il suo nome dallo storico e primo presidente granata che perse la vita in guerra nel 1918. Tanto caro al popolo di Salerno, prima della costruzione dell’attuale stadio “Arechi”, l’impianto nel 1962 fu scelto dal regista Nanni Loy per il suo film “Le quattro giornate di Napoli”. Ambientato nella Seconda Guerra mondiale, lo stadio salernitano fu utilizzato per girare la scena relativa all’eccidio di massa di tanti cittadini napoletani avvenuto nello “Stadio del Vomero” ad opera dei nazisti. Oggi viene principalmente usato per gli allenamenti di atletica.

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