Cinque numeri 7 nella storia del calcio ma ‘The Best’ è uno solo
Nella logica evoluzione di questo meraviglioso sport, accade che, decennio dopo decennio, uno o due ruoli prima imprescindibili finiscano per perdere la loro importanza su di un rettangolo di gioco. Una importanza smarrita proprio a causa del progresso stesso della disciplina derivante dal maggiore atletismo dei propri interpreti o della necessità di aggiornare alcune visioni tattiche. Sia come sia, il numero 7, quel preciso numero sulla maglia che connotava l’ala destra estrosa, fantasiosa e brillante in grado di mettere al centro vagonate di traversoni è sempre più merce rara.
Una unicità, in senso stretto, derivata più dalla tendenza dei recenti moduli “a piedi invertiti” (4-3-3 o 4-2-3-1) che provocata dalla scarsità di ragazzi con queste precise caratteristiche. In questo attuale scenario però, rinverdiamo i fasti di questa posizione citando i 5 migliori esterni di fascia della storia del football.
Garrincha, l’ala dalle gambe storte
Il più forte, o almeno, fra i più forti di sempre troviamo l’ala destra brasiliana Manoel Francisco dos Santos, per tutti, Garrincha. Eppure, le premesse per il nativo di Magé non erano delle migliori con enormi difetti fisici (strabismo, spina dorsale deformata, sbilanciamento del bacino, ginocchio destro e sinistro storti ed una differenza in lunghezza delle gambe di 6 centimetri l’una dall’altra) che gli suggerivano di dedicarsi ad altro. E invece, il campione del Botafogo, oltre ad appassionarsi alla gonnella delle donne (oltre 10 figli a referto), decise di deliziare le platee carioca con giocate funamboliche e dribbling inenarrabili. Proverbiale poi il suo tiro “a banana” (a giro), forse anche più del suo palmarès (8 trofei fra cui 2 coppe del mondo) e la sua solita finta che, sfruttando anche i suoi difetti “morfologici”, lo portava, dopo aver ricevuto il pallone sulla fascia, a puntare l'avversario diretto per poi arrestarsi, inducendo il marcatore a fermarsi a sua volta, dopodiché si lanciava verso destra, ripiegando successivamente sul lato opposto: dribbling riuscito e immortalità indiscussa.
George, ‘simply the Best'
Un altro grande interprete di questo ruolo con problemi fuori dal campo è stato il nordirlandese George Best. Il fenomeno del Manchester United, peraltro, 16esimo miglior calciatore del XX secolo secondo l’IFFHS (Federazione Internazionale di Storia e Statistica del Calcio) per merito della sua immensa classe si è guadagnato, in soli 3 anni di lucido professionismo (alternati da esterno a seconda punta), l’eternità nella Hall of Fame del football mondiale. Un periodo breve ma che ha mostrato a tutti il suo stile di gioco che comprendeva velocità, estro, abilità palla al piede ma, soprattutto dribbling fulmineo, forse la caratteristica che, più di tutte, lo ha consacrato nel Gotha del calcio prima di perdersi nei meandri di alcol e donne.
L’Ala destra impropria: Bruno Conti
Nel novero dei campioni col numero 7 tatuato più sulla pelle che impresso su di una maglia di calcio, troviamo anche Bruno Conti. Il nativo di Nettuno si iscrive in questo elitario club anche se prettamente di piede mancino. Il giallorosso, infatti, è uno di quelle ali storicamente posizionate a destra ma che hanno sempre avuto la capacità di utilizzare entrambi i piedi.
Una caratteristica questa che, abbinata alla grande qualità tecnica, alla sua abilità di saltare l’uomo e alla sua preziosa dote di assistman gli hanno permesso di alzare la Coppa del Mondo a Madrid nel 1982 oltre che di diventare uno dei giocatori più forti del calcio italiano degli ultimi 50 anni.
David Beckham, il 7 atipico
In questa shortlist quasi da intruso, troviamo un atipico numero 7 come David Beckham. Lo “Spice Boy” (così soprannominato per via della sua relazione con la Spice Girl Victoria), infatti, rientra fra i migliori esterni della storia pur non condividendo, con i sopracitati atleti, la capacità di saltare l’uomo.
Il londinese in grado di vestire per ben 115 volte la maglia della Nazionale inglese, ha vinto tanto grazie alla sua applicazione tattica ma, soprattutto, per merito delle sue doti balistiche che gli hanno permesso di segnare tanto da calcio piazzato ed effettuare una marea di assist vincenti (120) per i compagni. Uno di quelli, per intenderci, votato più al passaggio chiave che alla bellezza del singolo gesto tecnico riassumibile nel dribbling.
L’ultimo fra gli esterni: Luis Figo
A chiudere questa speciale rassegna degli esterni con più qualità nella storia del calcio, troviamo il lusitano ex Real e Barça Luis Figo. Il calciatore odiato e amato al tempo stesso dai tifosi della Liga per la doppia avventura con i due club capofila del torneo iberico.
Forse uno degli ultimi puristi del ruolo con la capacità pressoché matematica di saltare l’uomo e deliziare i propri tifosi con, peraltro, il discusso e sofferto addio ai blaugrana per i Galacticos, Figo ha vinto un pallone d’oro e diversi trofei di squadra (20) guadagnandosi di diritto un posto nella storia delle ali “vincenti” del football.