video suggerito
video suggerito

Cinque cose da sapere su Mkhitaryan, gioiello armeno di Mourinho

Il gol con il colpo dello scorpione ha fatto sognare il Manchester United. Gioca anche in memoria del padre Hamlet, calciatore anche lui, morto quando aveva 7 anni. E’ già il miglior attaccante della nazionale armena.
4 CONDIVISIONI
Immagine

Ha segnato uno dei gol dell'anno. Sono bastati 24′ a Mkhitaryan per squadernare un meraviglioso colpo dello scorpione vincente e avere l'Old Trafford ai suoi piedi. Una magia nata con Higuita, che però la usava per parare, ripresa dal collega Hansen del Den Haag, che però ha segnato così. Una magia che non conosce confini. È arrivata in Ucraina con Dmytro Ulyanov dell'Avanhard Kramatorsk, in seconda divisione, e Matuzalem, suo compagno di squadra ai tempi dello Shakhtar. L'anbbiamo ammirata in Italia con Cavani, contro la Juventus, e Paponi in un Parma-Messina del 2006-07. Gol così si ricordano in Ungheria (Birtalan Botond del Bekescsaba) in Bolivia (Gaston Mealla), in Australia (Nick Hegarty dello Hume City), in Francia, con Charles-Édouard Coridon che al PSG ricordano praticamente solo per il gol col colpo dello scorpione al Porto nel 2004. Andiamo perciò a scoprire segreti e curiosità del primo armeno di sempre in Premier League.

Non è nei primi 10 sportivi del 2016 in Armenia

Mkhitaryan è una leggenda del calcio armeno, una delle stelle più brillanti con Eduard Markarov e Khoren Hovhanisyan nella storia del movimento nazionale dopo l'indipendenza. Non a caso la Federazione dei Giornalisti Sportivi d'Armenia l'ha votato per la settima volta come giocatore armeno dell'anno. Ma non l'ha inserito nei primi dieci sportivi dell'anno, un premio andato senza troppi dubbi al campione olimpico di Rio nella lotta greco-romana Artur Aleksanyan. La sua esclusione, ha lasciato intendere il presidente della federcalcio locale Ruben Hayrapetyan, non è una casualità. “Non possiamo negare il contributo di Mkhitaryan e i suoi risultati per il nostro sport, e tutti lo sanno, anche quelli che hanno cercato di raccontare storie su come hanno scelto i candidati di quest'anno. Non è giusto però che la stragrande maggioranza dei giornalisti sportivi inizino la giornata con notizie su Mkhitaryan e la finiscano con notizie su Mkhitaryan ogni singolo giorno”.

Gioca in memoria del padre Hamlet

Non è facile emergere a Yerevan. Mkhitaryan, però, che parla cinque lingue (armeno, russo, portoghese, inglese, francese) e si è laureato all'Istituto di Cultura Fisica d'Armenia, non ha mai avuto tentennamenti. Nemmeno suo padre Hamlet. A dispetto del nome shakesperiano, è stato un simbolo dell'Ararat Yerevan, che si è spinta fino ai quarti di finale in Coppa Campioni nel 1975.Chi l'ha visto giocare ha sempre raccontato che era davvero bello da vedere. Con la caduta del Muro di Berlino e la guerra con l'Azerbaijan per il Nagorno-Karabakh, si sposta in Francia con l'ASOA Valence e l'ASA Issy. Qui però si ammala e la diagnosi è terribile: tumore al cervello. Muore un anno dopo, a 33 anni. Il giovane Mkhitaryan ha solo sette anni e un sogno, seguire le orme di papà.

Per riuscirci segue un percorso non proprio usuale. A 14 anni va in Brasile, si allena a Sao Paulo con Hernanes e Oscar, migliora l'arte del dribbling e impara il portoghese. Nel 2007 gioca nel Pyunik Erevan che sfida lo Shakhtar Donetsk nel preliminare di Champions. Per Lucescu è amore a prima vista. Ma il passaggio non è immediato. Dopo quattro titoli di fila, si sposta sì in Ucraina ma al Metalurg, i grandi rivali dello Shakhtar, e ne diventa il più giovane capitano di sempre a 21 anni. Lucescu deve aspettare, comunque, solo un'altra stagione. “Ho allenato tanti giocatori ma non ne ho mai avuto uno come lui” ha detto allora il tecnico rumeno. “Forse Mkhitaryan è quel giocatore che Valeri Lobanovskyi avrebbe chiamato universale”. Perché c'è qualcosa di totale nel suo modo di giocare.

Quando segnava, si ballava la Sabre Dance

Allo Shaktar Donetsk vigeva un'abitudine: ad ogni gol veniva suonata nello stadio una canzone tipica della nazione di provenienza del marcatore. I tifosi si abituano presto ad ascoltare le note della Sabre Dance, che accompagna le reti di Mkhitaryan. È un movimento dell'atto finale del balletto Gayane, composto da Aram Khachaturian nel 1942. Sulla scena i ballerini eseguono coreografie acrobatiche con le spade. La musica è ispirata a una canzone folk armena ma accompagnata da un contrappunto al sassofono che gli dà un tocco molto americano. Non a caso è stata molto utilizzata anche nel cinema negli Usa. Nel 1948 ben tre diverse versioni entrano nella classifica Billboard per il maggior numero di vendite di dischi di musica classica. La rivista Newsweek arriva a suggerire di chiamare il 1948 l'Anno di Khachaturian negli Stati Uniti. E questo potrebbe diventare l'anno di Mkhitaryan.

Ha segnato la prima tripletta per un armeno in nazionale

Con 19 gol in 61 partite, è già l'attaccante più prolifico della nazionale armena. Quest'anno, lo scorso maggio, ha contribuito da protagonista a due record. Nel 7-1 al Guatemala, la prima volta in cui l'Armenia ha segnato più di 4 gol nella stessa partita, ha firmato la prima tripletta di sempre per un armeno in nazionale: ne aveva segnata però una in Under 21 contro l'Irlanda nel 2011 (qualificazioni europee). Spettacolare soprattutto la seconda rete: intercetta un rilancio del portiere, porta palla a sinistra e disegna una traiettoria imprendibile dal vertice sinistro dell'area che scavalca il numero 1 avversario.

Non vuole fare l'allenatore a fine carriera

“Sono molto autocritico” diceva in un'intervista del 2013 sul sito dello Shaktar Donetsk, “so quando gioco bene e quando no. Per cui rispondo bene alle critiche positive e non accetto complimenti se sento di non aver fatto bene”. Si definiva, allora, “fatalista”, convinto che la data di nascita determini la vita, che l'esistenza sia “un libro e noi siamo solo attori che si muovono in accordo con quello che c'è scritto”. Già allora pensava a quel che avrebbe fatto a fine carriera. “Non penso farò l'allenatore” ammetteva, “potrei anche provare ma non mi va, non lo sento come il mio campo. Si diventa nervosi, mi verrebbero presto i capelli bianchi”. Henrikh, che già meditava di studiare per diventare avvocato, potrebbe decidere di mettersi nel mondo degli affari. “Non so in che settore” concludeva, “ma penso proprio che tornerò in Armenia quando smetterò col calcio”.

4 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views