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Cinque cose da sapere su Griezmann, il piccolo diavolo d’Europa

Il podio nella classifica del Pallone d’Oro certifica la crescita definitiva di Griezmann. Nipote d’arte, sfu scartato dal Lione. E’ molto legato alla famiglia. Sua sorella è sopravvissuta alla strage del Bataclan. Sogna di chiudere la carriera in Usa.
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“Fai della tua vita un sogno e del tuo sogno una realtà”. Un motto, quello di Saint-Exupery, che Antoine Griezmann (si pronuncia Grièzmann, ha tenuto a sottolineare) ha scelto di tatuarsi sul braccio. Il “piccolo principe” del calcio ha perso due finali, ha sbagliato un rigore decisivo, ma è diventato un campione. Cambia gli equilibri e lo stile dell'Atletico e della Francia, che ha dato la svolta al suo Europeo quando Deschamps l'ha messo nel cuore del gioco. Sembra passato un secolo dal 2013, dalla squalifica per essere scappato dal ritiro dell'under-21 prima di uno spareggio per l'Europeo di categoria per andare in un night a Parigi con Yann M’Vila, Chris Mavinga, Wissam Ben Yedder e M’Baye Niang. È finito sul podio nella classifica per il Pallone d'Oro, e chissà che sarebbe successo senza il gol di Eder nella notte di Saint-Denis.

Fu rifiutato dal Lione perché troppo piccolo

“Sa sempre come far male agli avversari” ha detto Simeone. “Voglio essere il nuovo Falcao o il nuovo Aguero all'Atletico” ha spiegato, “ma so che ho ancora molta strada da fare. Il tecnico mi dà molta fiducia, mi fa capire che sono un giocatore importante. Ma mi dice che devo fare meglio di quanto abbia mai fatto prima”. Non è una prima punta di struttura come Falcao, però, né esattamente un attaccante dello stile del Kun, è più difficile da inquadrare e soprattutto da marcare. “Mi piace giocare fra le linee, inserirmi negli spazi e aggredire le difese come Messi”. Qualità che ha mostrato da subito, le perplessità nei suoi primi anni erano altre. Il Lyon, per esempio, l'ha scartato al primo provino: l'hanno considerato troppo mingherlino per entrare nel loro settore giovanile. La vendetta, come saggezza popolare insegna, si consuma fredda. È l'agosto del 2013, la Real Sociedad affronta l'OL nel preliminare che vale un posto nella fase a gironi di Champions League. Griezmann porta i baschi nell'Europa che conta con una rovesciata che rimane tra i suoi gol più spettacolari di sempre.

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Ha come portafortuna gli slip di Spongebob

Ed è proprio durante un match con la Real Sociedad che rivela un suo lato “nascosto”. In campo, come portafortuna, indossava degli slip di Spongebob. E a quanto pare non ha ancora rinunciato a questa tradizione. Anche se il dubbio un po' impertinente rimane. L'impertinenza, comunque, ha fatto capolino almeno in un'altra occasione, nel 2010, quando ha festeggiato un gol al Deportivo La Coruna entrando in una macchina parcheggiata per esigenze di sponsor sulla pista di atletica e fingendo di guidarla con i compagni di squadra sul sedile posteriore.

Ricorda nonno Amaro, icona del Paços Ferreira

Chi l'ha visto giocare, però, e magari ha qualche capello bianco in più sostiene che Antoine ricordada vicino il nonno materno, Amaro Lopez, icona del Paços Ferreira già dall'anno della sua fondazione, nel 1950, quando si era iscritta al campionato come FC Vasco da Gama. Nel 1957 emigra in Francia con la moglie Carolina. È la prima famiglia portoghese a stabilirsi a Macôn, 70 chilometri da Lione, con un lavoro nell'edilizia civile. Oggi solo quasi 120: molte hanno ricevuto aiuti e consigli per i documenti o per trovare lavoro dai Lopes. Antoine è sempre rimasto legato alla famiglia. Mamma Isabelle, responsabile di una squadra di pulizie, ha un po' sofferto la sua decisione di andare in Spagna a 14 anni, anche se per diverso tempo ha comunque continuato a vivere e studiare dalla parte francese del confine, a Bayonne. In Spagna sviluppa quel suo stile tutto tocco e tecnica, si sente un po' spagnolo tanto da aver scelto di cantare una canzone iberica per il tradizionale rito di iniziazione della nazionale francese (così nessuno avrebbe potuto capire se le parole erano giuste o sbagliate, ha poi confessato). “Adesso penso in francese ma mi arrabbio in spagnolo” ha raccontato Griezmann che, appena firmato il primo contratto da professionista, ha chiesto a sua madre di smettere di lavorare.

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Sua sorella è sopravvissuta alla strage del Bataclan

Anche sua sorella Maud ha vissuto male il distacco per il passaggio in Spagna. È lei che l'ha visto tirare i primi calci al pallone, è stata lei il suo primo portiere da battere, davanti alla porta blu del garage di casa. C'era anche lei nella notte di dolore e di terrore al Bataclan, per il concerto degli Eagles of death metal il 13 novembre del 2015. Griezmann, in campo a Saint-Denis, sente le tre bombe, gli echi dell'attacco kamikaze che miete solo una vittima allo stadio. Appena uscito dal campo, però, viene a sapere della strage al Bataclan. Il pensiero corre a Maud, sa che quella sera era a un concerto. Chiama la mamma, angosciato. Isabelle, però, lo rassicura: non sarà quello, non le piace quel tipo di musica. Ma Antoine, ha raccontato a Canal Plus, va su internet, cerca informazioni sul gruppo e a quel punto una certezza comincia a maturare: Maud era proprio lì. Era andata al Bataclan col fidanzato, Simon Degoul, il primo assalto con fucili e granate li catapulta in un angolo della sala. “Se ti muovi, ti sparo” le grida uno dei terroristi. “Una persona me accanto a me si è mosso e gli hanno sparato davvero, l'ho sentito cadere” ha raccontato al New York Times. Da allora, ha parlato degli attentati con Antoine solo una volta, una settimana dopo, a Madrid, poi hanno deciso che sarebbe stato meglio passare oltre. Ma la paura rimane, basta sentire un bambino gridare in un supermercato per rivivere tutto di nuovo.

Vuole finire la carriera a Miami nella squadra di Beckham

L'America ha sempre esercitato un grande fascino per Griezmann, che ha filmato praticamente tutto il viaggio in occasione di una vacanza con la sorella a New York. Modella il suo gioco su David Silva, ma il suo vero idolo rimane David Beckham. Anche per l'eleganza e per la pettinatura, che nel 2012 ha anche provato a imitare. “Ma allora li portava troppo lunghi e non mi andava di aspettare sei mesi perché i miei diventassero così” raccontava in un'intervista per l'edizione francese di GQ. Ed è proprio in America, possibilmente nella nuova franchigia MLS che Beckham ha comprato a Miami, che vorrebbe chiudere la carriera. “Adoro gli Stati Uniti” ha spiegato, “mi piacerebbe avere un abbonamento per l'NBA e portare i miei figli a tutte le partite, già mi ci vedo. Giocare nella squadra di Beckham sarebbe davvero il massimo”. Per ora, comunque, è felice a Madrid. E poi, Beckham deve ancora trattare con la Miami-Dude County per il nuovo stadio, un investimento da 300 milioni di dollari: il debutto in MLS non dovrebbe avvenire prima del 2019. Griezmann ha ancora tempo per far innamorare la Spagna, la Francia e l'Europa intera. Per trasformare il suo sogno in realtà.

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